Ambiente

Chi investe nei biocarburanti?

Neste, Technip, Eni e Rizzani De Eccher insieme per un futuro più sostenibile. Pronte per realizzare il più grande impianto di carburanti green, nel porto di Rotterdam
Credit: Tony Wu/p
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26 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:30

Arriva a Rotterdam il più grande impianto di biocarburanti: specializzato in combustibile per aviazione, rappresenterà uno dei progetti più importanti nel contesto della transizione energetica a livello europeo.

Un progetto che ha alla base una sinergia tra potenze del settore, ma che porta anche la firma italiana: alla realizzazione, oltre la francese Technip e alla finlandese Neste, prenderanno parte Eni con le sue raffinerie riconvertite e la friulana Rizzani De Eccher.

A entrare in scena sono quindi diversi attori sul panorama europeo. La parte tecnologica viene allora affidata al colosso francese Technip, che lavorerà per riuscire a inaugurare la prima parte dell’impianto entro il 2025. A portare il tricolore nel progetto è invece Rizzani De Eccher, che si occuperà delle opere civili e infrastrutturali.

«Il Nord Europa è sicuramente più avanti nello sviluppo di progetti per la decarbonizzazione» afferma Giovanni Cerchiarini, amministratore delegato di Rizzani De Eccher. E prosegue: «Si tratta di un processo in corso che ci accompagnerà nei prossimi decenni e sarà un volano importante per l’occupazione non appena verranno sbloccati gli investimenti importanti anche in altri Paesi».

A fare da traino, è infatti la finlandese Neste, società che nel corso degli ultimi anni ha saputo adattarsi piuttosto velocemente ai cambiamenti in corso: nata come società petrolifera attiva nella raffinazione, si è specializzata in biocarburanti fino a diventare protagonista nel mondo dei carburanti green.

Una scommessa, quella in direzione biofuel, che sembra avere ottime possibilità di successo. Guardando i numeri, secondo lo studio della Precedence Research, una società di consulenza e ricerca, il giro d’affari dei biocarburanti sembra destinato a raddoppiare nel corso dei prossimi 10 anni, passando da un valore di 109 miliardi di dollari del 2021 ai 201 miliardi previsti per il 2030.

«Il diesel rinnovabile rappresenta la quota maggiore di questa espansione annua, grazie a politiche interessanti negli Stati Uniti e in Europa» fa sapere Iea, l’Agenzia Internazionale dell’Energia. E prosegue: «I requisiti di miscelazione e gli incentivi finanziari sostengono la crescita della domanda in India e in Brasile, mentre l’obbligo di miscelazione del 30% di biodiesel in Indonesia ne incrementa l’uso».

Ma come nasce il biocarburante? Il carburante del futuro o di seconda generazione viene prodotto dagli scarti agricoli. Oli alimentari esausti, semi non alimentari, terreni dismessi: tutto può essere utile per la sua produzione.

Più nello specifico, il biodiesel tradizionale si ottiene dalla transestertificazione di olii vegetali con alcol metilico o alcol etilico; il biodiesel avanzato, invece, è ottenibile a partire da biomasse derivanti da residui agricoli o colture energetiche non alimentari.

«Per questo motivo» spiega Luigi Ciarrocchi, direttore Forestry & Agro-Feedstock di Eni «stiamo sviluppando una rete di agri-hub nei Paesi africani, ma anche in Italia insieme a Bonifiche Ferraresi, con una serie di accordi in Kenya, Benin, Congo, Angola, Mozambico e altri Paesi per lo sviluppo di colture oleaginose».

Proprio in Kenya, infatti, l’azienda ha aperto il primo agri-hub nel luglio dello scorso anno, cui ne seguirà un secondo. Ancora, in Congo è prevista per il 2023 l’apertura di un impianto di spremitura di semi per la bioraffinazione, che andrà ad alimentare le bioraffinerie Eni di Marghera e Gela.

Eni dunque ha già investito in biocarburanti, ma sembra voler proseguire in questa direzione. Per il 2024, infatti, la società ha previsto l’avvio della produzione di Eni Biojet a Gela e Venezia, in attesa di autorizzazione, al fine di riuscire a produrre fino a 500 mila tonnellata di biocarburante all’anno, partendo proprio da materie prime rinnovabili.

E ancora, come quando si parla di sostenibilità, si torna dunque a parlare di economia circolare, una delle principali protagoniste nel raggiungimento della decarbonizzazione.

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