Ambiente

Fotovoltaico utility-scale: iter autorizzativi troppo lunghi

L’Italia è al 6° posto in Ue per la produzione di energia solare, ma mancano i grandi impianti (sono solo 6). Il problema è dovuto dai periodi di attesa della pubblica amministrazione per il rilascio delle autorizzazioni
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13 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

La corsa contro i cambiamenti ambientali e il raggiungimento degli obiettivi europei entro il 2030 sono le sfide più importanti da affrontare grazie a una transizione alle energie rinnovabili.

A livello europeo, l’Italia si piazza al sesto posto per produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento della luce solare; infatti, nel 2022, il parco fotovoltaico italiano è cresciuto di circa 2,6 GW, inferiore soltanto a Germania (+7,9 Gw), Spagna (+7,5 Gw), Polonia (+4,9 Gw), Paesi Bassi (+4,0 Gw) e Francia (+2,7 Gw).

Un risultato importante per il nostro Paese, dovuto soprattutto all’installazione di impianti di piccola taglia, ovvero sotto i 20 kW, che hanno rappresentato circa la metà della nuova capacità costruita. Un aumento trainato e riconducibile agli interventi di riqualificazione pesante del superbonus con detrazione fiscale del 110%, che ha messo in evidenza l’importanza dell’implementazione del fotovoltaico domestico, dal momento che la misura media dei 265.000 impianti installati nel 2022 è stata di 6kW.

Nonostante i dati positivi, arriva l’allarme relativo all’assenza dei grandi impianti. Secondo il Renewable Energy Report del Politecnico di Milano e i numeri dell’osservatorio Fer di Anie Rinnovabili, in Italia sono presenti solo 6 impianti con potenza superiore ai 10 MW, che equivalgono all’11% dell’energia totale e che rappresentano solo lo 0,03% delle installazioni; gli impianti inferiori ai 10kW costituiscono il 91% del parco fotovoltaico, mentre quelli tra 10kW e 1MW l’8,97%.

La carenza di impianti fotovoltaici utility-scale è da attribuire ai lunghi tempi dell’iter autorizzativo della pubblica amministrazione. Oggi gli impianti di fonti rinnovabili (fotovoltaici, eolici, idroelettrici) in attesa di via libera sono 993, creando così un ritardo sul raggiungimento degli obiettivi europei, immobilismo imprenditoriale e accumulo di burocrazia.

Il provvedimento amministrativo si articola in diverse fasi: tra queste, l’ottenimento delle autorizzazioni; per la valutazione di impatto ambientale (Via) la legge prevede una durata di 175 giorni, più altri 45 per l’eventuale richiesta di integrazione documentale, mentre per il procedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), che comprende la Via e altri assensi di competenza delle Regioni, i giorni necessari sono 245.

A causa dei lunghi tempi dell’iter, sono presenti 78 progetti in fase di verifica amministrativa, 591 in valutazione tecnica, 5 sospesi, 55 con valutazione tecnica completata, 18 in procedura presso il Consiglio dei ministri e altri 33 conclusi, ma che necessitano dell’autorizzazione degli enti territoriali per la loro costruzione

«Parte dei progetti di fotovoltaico in attesa di Via e di conclusione del Paur è stata presentata 2 anni fa, nel 2021, dopo che il decreto Semplificazioni-bis (Dl 77/21) ha istituito il processo nazionale per la Via oltre i 10 MW. Ma ci sono anche progetti presentati nel 2020», ha dichiarato Andrea Cristini, portavoce dell’Alleanza per il fotovoltaico in Italia, con l’obiettivo di indicare la preoccupante situazione nel Belpaese.

A livello istituzionale, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sottolinea che i ritardi sono da attribuire al numero crescente delle istanze di Via. Arrivano rassicurazioni da parte del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che annuncia che «anche in prospettiva degli ambiziosi obiettivi previsti nella proposta di aggiornamento del Pniec stiamo implementando un nuovo portale, che consentirà maggiore velocità, maggiore facilità d’uso e maggiore possibilità, per i proponenti, di conoscere lo stato dei procedimenti».

Proprio la proposta di aggiornamento del Pniec - Piano Nazionale Integrato per il Clima modifica gli obiettivi ambientali del 2030, con una copertura dei consumi di elettricità da attribuire alle rinnovabili elettriche al 65%, al fine di ottenere una potenza fotovoltaica installata di 80 GW, vale a dire 55 GW in più rispetto al 2022.

Un obiettivo ambizioso che richiede di installare circa 7GW all’anno entro il 2030, quasi il triplo rispetto ai 2,6 di quest’anno. Il nostro sistema sarà veramente in grado di adattarsi e sostenere il ritmo europeo?

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