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Che cos’è l’artivismo?

Realizzare opere (spesso non convenzionali) per sensibilizzare le persone riguardo determinate tematiche sociali. Gli autori sono artisti politici che tentano di dar voce ai problemi della società
Opera di Bansky
Opera di Bansky Credit: Elisaveta Bunduche
Tempo di lettura 4 min lettura
17 luglio 2023 Aggiornato alle 12:00

Oggi si sente sempre più spesso parlare di artivismo: questo neologismo viene utilizzato per indicare un artista che attribuisce alla sua opera un significato socialmente esplicito. Il compito di un artivista è, infatti, testimoniare le conseguenze traumatiche di un fenomeno che si verifica nel presente.

Nonostante si allontani dai processi formali di decisione pubblica, l’artivismo svolge una funzione espressamente politica. Questa nuova forma di arte non ha come scopo principale quello di essere apprezzata, ma preferisce sensibilizzare un pubblico generalmente disinformato rispetto a tematiche di rilevanza sociale. Ciò le permette di funzionare anche come nuova forma di linguaggio, capace di andare oltre la finalità meramente estetica propria della classica comunicazione artistica.

Sempre più artivisti finiscono così per rifiutare lo spazio che gli concedono i tradizionali mezzi di informazione e le istituzioni politiche. Le loro azioni vengono realizzate senza preavviso negli spazi pubblici urbani, in modo da raggiungere un pubblico eterogeneo. Un aspetto che li differenzia dagli artisti “tradizionali”, le cui opere vengono esposte negli spazi museali (e dove, di solito, l’arte riscontra il consenso dei visitatori presenti, dato che questi pagano intenzionalmente un biglietto per poter entrare).

Un artivista è Banksy, il misterioso street artist britannico originario di Bristol. Le sue opere sono le più famose al mondo e vengono realizzate sui muri delle città, attraverso la tecnica dei graffiti o stencil. I suoi disegni non lasciano scelta di fruibilità ai passanti, che diventano a loro insaputa spettatori non paganti. Prese alla sprovvista, infatti, le persone finiscono con l’essere talmente coinvolte dall’opera, che questa suscita in loro una reazione emotiva capace di generare, in un secondo momento, domande esistenziali.

Altra figura di assoluto rilievo all’interno dell’arte contemporanea, è il dissidente politico cinese Ai Weiwei: lui organizza le sue mostre nelle più importanti gallerie nazionali del mondo, tra cui anche Palazzo Strozzi che ha ospitato la collezione Reframe nel 2016: un’opera che esprime il senso di lutto rispetto la tragedia vissuta dai migranti, costretti a compiere un viaggio drammatico a causa dalle guerre e delle condizioni di povertà presenti nei propri Paesi di origine.

Ma tra gli artivisti troviamo anche un italiano: l’antispecista livornese Alfredo Meschi. Lui, artista politico, si è tatuato 40.000 “X”, trasformando il proprio corpo in un’opera d’arte. Un gesto simbolico per indicare il numero di animali uccisi nel mondo in un secondo, che vuole promuove una testimonianza collettiva. Meschi ha lanciato un progetto che intende trovare almeno 4.000 persone, intenzionate a tatuarsi come una “X” sul proprio corpo.

Gli artivisti non hanno intenzione di colpevolizzare i singoli individui in merito alle conseguenze dannose di un evento. Al contrario, il loro intento è quello di coinvolgere quante più persone possibili per sollecitare i Governi ad agire rispetto a una determinata problematica, oppure per mettere in discussione il potere in contesti dove è difficile adottare l’azione diretta. Gli artisti politici puntano quindi a generare un senso di noi, ossia formare una coscienza collettiva.

Per ottenere questo risultato, gli artivisti utilizzano mezzi di comunicazione come internet e in particolare i social network, che permettono di amplificare il potenziale politico delle loro opere d’arte e raggiungere un pubblico sempre più vasto. In questo modo, gli artisti politici provano a educare alla critica e abituare alla contestazione gruppi di persone con ideologie distinte, nella speranza di promuove, nel tempo, la possibilità di una società diversa in cui vivere.

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