Bambini

Estate, quanto sei (troppo) lunga!

E se invece di una lunga vacanza estiva, tu andassi in vacanza tante volte?
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1 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

È finita la scuola. Da un paio di settimane il tuo zaino se ne sta buttato lì in un angolo della stanza, sgonfio e sfinito da un anno di scuola. Ora ti aspettano tre mesi d’estate, tre lunghi, lunghissimi mesi. Con un po’ di fortuna, farai qualche bel viaggio e ti impanerai di crema solare e sabbia calda. Se non hai fortuna, sarà una lunga e pigra stagione di tv accesa e tapparelle abbassate. Ché d’estate come d’inverno, ci sono i fortunati e i meno fortunati.

L’Italia è il Paese che, in Europa, ha le vacanze estive più lunghe. Bello, dirai tu! Non ne sono mica tanto convinta, sai. Da noi e nel resto d’Europa i giorni di scuola sono gli stessi, circa 200. Negli altri Paesi, però, le vacanze estive sono un po’ più corte ma ci sono tante piccole vacanze durante l’anno.

Dove abito io, a Parigi, la scuola comincia la prima settimana di settembre e, ogni due mesi, ci sono 2 settimane di vacanza: per il ponte dei morti, per Natale, per la settimana bianca, in primavera. La scuola finisce i primi di luglio. Quando i genitori possono, si parte tutti in vacanza. Quando devono lavorare, possono iscrivere i bambini a delle attività extra-scolastiche che si pagano più o meno care, in base a quanto guadagnano i genitori.

Queste vacanze sparse durante l’anno hanno dei gran bei vantaggi. Innanzitutto, permettono agli alunni di riposarsi e di non arrivare a fine maggio stanchi morti come - sono pronta a scommetterci - ci arrivi tu che ti sei fatto una gran tirata di scuola da Natale.

Un’estate un po’ più corta ha un altro grande vantaggio: ti scordi molto meno le cose che hai imparato. Questo fenomeno si chiama Summer Learning Loss. Facci caso: a settembre tu ricordi tutto quello che hai imparato l’anno prima? Eh no! È passato troppo tempo: la Guerra dei Cent’Anni e le capitali europee sono finite sotto 3 mesi di secchielli, palette, ghiaccioli e riposini. Ma c’è una differenza tra chi può passare l’estate a viaggiare, leggere e scoprire cose e chi non può. Per loro, quei mesi vuoti sono persi per sempre. E a ogni estate che passa il buco diventa più profondo.

C’è un altro guaio in queste vacanze estive così lunghe: per i genitori che lavorano è molto difficile organizzarsi per stare in casa insieme a voi. Chiamate i rinforzi! I nonni! Le colonie! I campi estivi! Però non tutti hanno i nonni o i soldi per i campi estivi. Allora che si fa? Bisogna che mamma o papà smettano di lavorare. E sai chi smette quasi sempre di lavorare? Le mamme, perché guadagnano ingiustamente di meno e perché si pensa a torto che occuparsi dei bambini sia una cosa da femmine.

Tanti genitori e tante associazioni cominciano però a essere un po’ stufi di questo calendario. I 3 mesi estivi servivano nel 1800, quando d’estate i bambini aiutavano i loro genitori a raccogliere il grano. Ma ormai la maggior parte dei genitori d’Italia non passa l’estate a raccogliere il grano e i bambini ancora meno!

C’è una grande e bella associazione italiana che si chiama WeWorld e che, spalleggiata da due agguerritissime autrici che si chiamano Francesca Fiore e Sarah Malnerich, prova a cambiare le cose. Meno vacanze estive, più vacanze durante l’anno, più iniziative che possano affiancare la scuola per offrire attività culturali durante le vacanze.

Le vacanze servono a riposarsi, a pensare in modo diverso, a guardare la propria vita con un po’ di distanza o da un altro punto di vista, a gioire del non aver niente da fare. I tre mesi di vacanze estive sono troppo spesso un lavoraccio!

Tanti adulti non sono convinti, però. Pensano che cambiare il calendario non serva a niente. Le scuole sono troppo vecchie, dicono, fa troppo caldo, è impossibile. Hanno ragione, ma un problema non può essere una scusa per non risolvere un altro problema. Anzi, possiamo provare a risolverli tutti insieme, contemporaneamente e con coraggio, i problemi!

Bisogna assolutamente spendere soldi per delle aule fresche, delle scuole che non cadono a pezzi e dove possono entrare tutti, alunni disabili e non. Bisogna ripensare il tempo della scuola e dello svago. Bisogna offrire questo svago a chi non può permetterselo. Ti assicuro che si può fare!

Le riforme fanno sempre una gran paura perché cambiare fa sempre una gran paura. Sai, quando sono arrivata a Parigi, si fumava ancora nei luoghi pubblici. Entravi in un bar e penetravi in una fitta nuvola grigia e puzzona a cui i Francesi sembravano affezionatissimi. Sembrava che togliere ai Francesi il loro nebbione fosse come togliere al francese la sua erre moscia.

Alla fine, però, la riforma, l’hanno fatta lo stesso e anche ai fumatori quell’aria tersa è andata subito a genio. Perché per fumare dovevano uscire, e fuori c’era il sole.

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