Diritti

Il #MeToo della scuola

La lezione del liceo Valentini-Majorana di Castrolibero è esemplare, spiega qui la giurista Andrea Catizone. Che riflette sullo spirito di comunità creatosi intorno al caso di due ragazze molestate da un docente. E sul messaggio lanciato dagli studenti: “Basta tacere sugli abusi in classe”
Al Liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, una comunità di studentesse e studenti manifesta per cercare la verità
Al Liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, una comunità di studentesse e studenti manifesta per cercare la verità
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17 febbraio 2022 Aggiornato alle 08:00

Nel Liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, nella distante e sonnecchiante Calabria si sta assistendo, da qualche giorno, a una delle proteste più esemplari da parte di una comunità di studentesse e studenti uniti per ricercare la verità in seguito alle denunce di due ragazze di essere state molestate da un docente della scuola. È una protesta esemplare nei modi e nei contenuti che squaderna coraggiosamente una problematica purtroppo molto diffusa nelle scuole e nelle accademie: considerare il corpo delle donne, più o meno giovani, un oggetto su cui soddisfare unilateralmente le proprie perversioni.

Non si tratta di piacere, perché il piacere si conquista con il corteggiamento, richiede un animo gentile, richiede il rispetto, richiede la consapevolezza che gli abusi sessuali di varia natura invece escludono completamente. Certo sarà la magistratura, che ha iscritto il professore denunciato nel registro degli indagati, a emettere una sentenza definitiva e a quella giustizia ci si affida con grandissima fiducia, nonostante tutto.

Alcuni lo hanno definito il #MeToo nel campo dell’istruzione. Ciò che ha unito nell’occupazione il corpo docente, studenti e genitori è una comune convinzione che sia arrivato il momento di superare una sotto-cultura sessista che perpetra in un certo uomo sottosviluppato, per fortuna non i tutti e sempre di più in una minoranza, una concezione predatoria nello svolgersi delle relazioni che credevamo per anni di aver superato. Ancora più inaudito è verificare che questa mentalità si annidi dentro una figura che, al contrario, deve svolgere una funzione educativa.

I ragazzi e le ragazze del liceo Valentini-Majorana chiedono delle risposte dalla scuola che la dirigente scolastica pare non abbia dato nel corso degli anni e nonostante le sollecitazioni in tal senso. A Castrolibero, sarà anche per il sapore evocativo della cittadina, si sono invertiti i ruoli e sono gli studenti che danno un’incredibile lezione di civiltà a tutto il mondo degli adulti con messaggi chiari e univochi. Ci stanno dimostrando, unendosi e stando tutti dalla stessa parte, quanto gli individualismi siano nocivi per ciascuno e per l’intera società.

Ci stanno dicendo, con una determinazione ammirevole, che non sono disposti, non sono più disposti, a tacere sugli abusi e sulle violazioni che una di loro ha subito perché questi fatti orrendi non riguardano solo quella ragazza, ma coinvolgono tutte e tutti loro. Ciascuno se ne deve fare carico anche se non li ha subiti personalmente perché solo così si cambiano le regole.

Non sono tante individualità a Castrolibero che si sommano: è una comunità che tutta intera riscrive insieme i principi su cui si devono costruire i rapporti tra i due sessi. Fa ben sperare che anche in altre realtà scolastiche dove un professore si sente autorizzato a richiedere delle fotografie di parti intime del corpo in cambio di una sufficienza o di un docente che subordina la carriera delle brillanti studentesse alla pretesa di ricevere prestazioni sessuali non consenzienti si alzino voci collettive che dicono basta.

Non essere da sole in questa battaglia rende più forte chi ha subito violenza e che spesso teme di essere lei ad aver sbagliato e dunque rimane in silenzio. Non solo: dà dignità a un società che ancora oggi accetta silenziosamente e dunque in maniera complice che vi possa essere una forma di violenza di un uomo su una donna.