Diritti

Solo 4 lettori su 10 si fidano dei media

Lo ha rivelato la 12esima edizione del Digital News Report 2023 del Reuters Institute, secondo cui nei 46 mercati analizzati la fiducia è scesa di 2 punti in un solo anno. L’Italia si ferma al 34%
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Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

Qual è il rapporto dei lettori con i media? Quanto si fidano delle testate giornalistiche? A questa domanda torna a rispondere, per il 12esimo anno consecutivo, il Digital News Report del Reuters Institute.

Basato su un sondaggio YouGov condotto su oltre 93.000 consumatori di notizie online in 46 mercati (che coprono metà della popolazione mondiale) il rapporto mostra come i vari shock degli ultimi anni – tra cui la guerra in Ucraina e la pandemia di Coronavirus – hanno accelerato i cambiamenti strutturali verso ambienti mediali più digitali, mobili e dominati dalle piattaforme.

A livello globale, i contenuti basati su video, distribuiti tramite reti come TikTok – che raggiunge il 44% delle persone di età compresa tra 18 e 24 anni e il 20% per le notizie – Instagram e YouTube stanno diventando più importanti per le notizie, soprattutto in alcune parti del Sud del mondo, mentre le piattaforme come Facebook stanno perdendo influenza, anche se rimane uno dei social network più utilizzati.

A cambiare, però, non è solo la piattaforma, ma il modo le notizie vengono recepite e percepite: su piattaforme come TikTok, Instagram e Snapchat il pubblico afferma di prestare maggiore attenzione a celebrità, influencer e personalità dei social media rispetto ai giornalisti. Ciò contrasta nettamente con Facebook e Twitter, dove media e i giornalisti sono ancora al centro della conversazione.

In tutti i Paesi, la maggior parte degli utenti afferma di preferire ancora leggere le notizie piuttosto che guardarle o ascoltarle, ma in alcuni paesi – a esempio Filippine e Thailandia – gli intervistati ora affermano di preferire il video al testo.

I podcast continuano ad attirare consensi, sebbene “nel complesso rimanga un’attività minoritaria”: del 34% di utenti che accedono mensilmente a un podcast, solo 12% ascolta un programma relativo a notizie e attualità. Secondo la ricerca sono i podcast approfonditi, come The Daily dal New York Times, quelli più ascoltati sui vari mercati.

Solo circa un quinto degli intervistati (22%) afferma di cercare le notizie iniziando dal sito o l’app di una testata, un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2018. Gli editori in alcuni mercati più piccoli del Nord Europa sono riusciti a invertire questa tendenza, ma i più giovani preferiscono accedere alle notizie tramite social media, motori di ricerca o aggregatori mobili.

Il pubblico, però, rimane scettico sugli algoritmi utilizzati per selezionare ciò che vedono tramite motori di ricerca, social media e altre piattaforme: solo il 30% afferma che avere notizie selezionate sulla base del comportamento online precedente sia un buon modo per avere notizie. Nel 2016, l’ultima edizione del report in cui era stata posta la domanda, erano il 6% in più.

Il consumo dei media tradizionali, come la Tv e la stampa, continua a diminuire nella maggior parte dei mercati, ma questo divario non viene colmato dal consumo online o sui social. I dati mostrano che i consumatori online accedono alle notizie meno frequentemente rispetto al passato: meno della metà (48%) afferma di essere molto o estremamente interessato alle notizie. Nel 2017 era il 63%. Nel frattempo, la percentuale di consumatori di notizie che affermano di evitarle (spesso o talvolta) è del 36%.

A essere diminuita è anche la fiducia nelle notizie: in tutti i mercati analizzati, è scesa di 2 punti percentuali nell’ultimo anno, con un ritorno ai livelli pre-Covid quasi ovunque. Solo il 40% degli intervistati, infatti, afferma di fidarsi della maggior parte delle notizie per la maggior parte del tempo. La Finlandia rimane il paese con i più alti livelli di fiducia complessiva (69%), mentre la Grecia (19%) ha il tasso più basso, dopo un anno caratterizzato da accese discussioni sulla libertà di stampa e l’indipendenza dei media.

L’Italia si attesta poco sotto la media, al 34%. “La fiducia complessiva nelle notizie rimane molto bassa”, spiega il report, “ma ci sono livelli relativamente alti di fiducia in alcuni specifici marchi di notizie, specialmente quelli noti per i livelli più bassi di partigianeria politica. I meno affidabili sono quelli con un pregiudizio politico più pronunciato e anche il digitale Fanpage”, che è però sul secondo gradino del podio dei media con la maggiore reach online. Al primo posto c’è TgCom24, mentre Ansa online si posiziona al terzo.

All’Agenzia di stampa va invece il primato del media più affidabile: Ansa conquista la fiducia del 78% degli intervistati guadagnando 5 punti percentuali. Seguono SkyTg24 con il 71% e Il Sole 24 Ore con il 69%.

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