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Giovanni Ferrero: «Il mio impegno per una società a misura di disabili»

Geometra, 50 anni, dirige la Consulta per le persone in difficoltà di Torino. Una passione diventata un mestiere, in nome del padre
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14 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Cinquant’anni, due figlie di 23 e 19. Geometra o, come spiega lui, “semplice diplomato”, divorziato, “ma chi non lo è oggi”. Giovanni Ferrero è “figlio di un figlio del Dio minore”: suo padre, Paolo Osiride, non aveva ricevuto in tempo il vaccino antipolio e, fin da bambino, la poliomielite lo aveva costretto a muoversi unicamente con l’aiuto di un paio di bastoni.

«Questo però non lo ha mai fermato» racconta Giovanni ripensando a quell’uomo così attento agli altri e così appassionato di musica da diventare la prima persona con disabilità assunta dal coro della Rai, in Piemonte, come cantante lirico.

«In quel periodo i disabili stavano negli istituti, c’era ancora un senso di vergogna rispetto a chi aveva bisogno di assistenza». Per Ferrero era un padre che lavorava sempre, aveva tre cattedre come insegnante di musica e si dedicava al volontariato per la San Vincenzo. «Se oggi Torino è una delle città italiane più accessibili, è anche grazie ai suoi sforzi. Voleva una città aperta a tutti».

Nell’89 chiedono al papà di Giovanni di prendere in mano la Cpd, Consulta per le Persone in Difficoltà, un insieme di associazioni che si occupavano di disabilità, e qualche anno dopo Ferrero senior chiede a suo figlio di dargli una mano a trovare aziende disposte a mettere soldi nel progetto.

«Sono entrato in un’attività che avevo sempre creduto si facesse a tempo perso, e ho cambiato completamente idea» racconta. Sono passati 22 anni e oggi Giovanni è direttore della Cpd Consulta, ha seguito le orme di suo padre.

Ventidue anni in cui si è messo in discussione come uomo, come datore di lavoro e anche come marito e padre. «Io e mia moglie abbiamo divorziato perché non ero mai a casa, come mio padre prima di me». Una svolta che cambia il suo modo di lavorare, di gestire il tempo e dedicarlo alle figlie. «Non volevo che ci fosse qualcun altro che le crescesse e così mi sono accordato con quella che oggi è una delle mie migliori amiche, per dividerci il tempo al meglio. Nelle cose negative, quando si è fortunati, si riesce a prendere il meglio dalla vita».