Ambiente

Giulio Betti (Cnr): «Quello che è accaduto in Emilia-Romagna ci spiega cos’è la crisi climatica»

Il meteorologo non ha dubbi: la sequenza devastante sulla regione - prima siccità e poi due eventi meteo intensissimi - è frutto del nuovo clima innescato dalle azioni dell’uomo
Credit: ANSA/MAX CAVALLARI
Tempo di lettura 4 min lettura
17 maggio 2023 Aggiornato alle 18:00

Probabilmente, l’alluvione che tra bolognese e Romagna ha portato all’esondazione di 14 fiumi, diverse vittime e centinaia di sfollati, oltre che danni enormi a case, infrastrutture, turismo e agricoltura, è la peggiore dell’ultimo secolo.

Attualmente le previsioni dicono che il peggio sembra passato, ma nel frattempo in sole due settimane è praticamente caduta la pioggia che solitamente ci si attende in oltre metà anno e, purtroppo, il futuro climatico per la fragile Italia appare sempre più nero. «Dobbiamo farci trovare pronti, ripensare le infrastrutture, perché il rischio è che avremo ancora fenomeni del genere. Trovo frustrante che in Italia ancora non ci sia una azione capillare per prepararci a tutto questo», spiega a La Svolta Giulio Betti, meteorologo del Cnr-Lamma e socio Ampro (Associazione meteo professionisti).

Una nuova terribile tragedia legata al clima. Questo è l’effetto del surriscaldamento globale?

Siamo nuovamente di fronte a una situazione eccezionale. Due situazioni così eccezionali e devastanti, dal punto di vista delle precipitazioni, si sono ripetute nell’arco di soli 14 giorni: è una anomalia nell’anomalia che però è anche il perfetto identikit del cambiamento climatico. Ovvero condizioni meteo bloccate, grandi quantitativi d’acqua che cadono in pochissimo tempo, in maniera intensa e spesso sulle stesse zone dato che queste configurazioni tendono a ripetersi, e tutto questo avviene dopo una lunga fase siccitosa. Si tratta esattamente degli scenari che da anni vengono indicati dagli scienziati Ipcc - il Gruppo intergovernativo cambiamenti climatici - : fasi di carenza idrica alternata a grande quantità d’acqua che però cade tutta insieme facendo i danni che abbiamo visto.

Perché di nuovo l’Emilia-Romagna?

Qui parliamo di isolamento di minimi di pressione sul Mediterraneo che sono rimasti letteralmente intrappolati dalle alte pressioni a nord, ovest e est. Questi minimi risalgono verso l’Italia e poi accade spesso che dall’Emilia-Romagna in giù scaricano grandi quantità di pioggia soprattutto in quei territori che fanno da collettore all’umidità, come la Romagna che da una parte ha il mare e subito dopo le montagne dell’Appennino.

Quanta acqua è caduta? Sta avvenendo una tropicalizzazione del clima?

In due settimane è caduta la metà della pioggia che solitamente in quelle aree cade in un anno. Io personalmente contesto l’idea di “tropicalizzazione del clima italiano”, ma piuttosto parlerei di una estremizzazione che sta avvenendo. I tropici hanno una stagione secca o piovosa, un sistema con differenze nette. Noi invece ormai - ed è difficile definirla - una sorta di settimanalità: periodi secchi alternati a piovosi ma che possono accadere in qualsiasi stagione. Basta vedere cosa sta accadendo in questo maggio, o ancora meglio nell’agosto dell’estate più torrida e calda in Italia, nel 2022, dove in alcune zone in piena estate è venuta giù una quantità d’acqua impressionante. C’è proprio una alternanza di periodi che ormai possono avvenire in qualunque momento dell’anno e colpire chiunque.

Si possono prevenire drammi come questo? Come andrebbero preparati i territori?

Bisogna essere sinceri: intervenire su fenomeni come questo è molto difficile. A livello di prevenzione servirebbe un cambiamento radicale delle infrastrutture, le fognature, la gestione del territorio. Cosa che prima o poi va fatta. Quando si parla di transizione ecologica ed energetica bisognerebbe infatti pensare a una transizione soprattutto infrastrutturale: è impensabile pensare di poter affrontare altri fenomeni come quello di queste ore con le infrastrutture che abbiamo adesso. Poi ci sono state zone in Emilia-Romagna in cui, dal punto di vista della gestione del territorio, eravamo anche piuttosto messi bene ma per quanto i sistemi fossero preparati a ricevere precipitazioni non possono contenere una quantità d’acqua del genere. Dobbiamo metterci in testa che serve ridisegnare le città e i sistemi di smaltimento delle acque, oltre chiaramente che lavorare in una direzione univoca per combattere la crisi del clima.

Davanti a eventi meteo così intensi spesso si prova un senso di impotenza. È così anche per voi esperti? Andremo incontro a nuove alluvioni del genere?

Più che impotenza direi frustrazione nel vedere che a livello nazionale e capillare questi sistemi preventivi non vengono attuati, messi in pratica, così come non si affronta a dovere la questione climatica. Il futuro? Per molti aspetti da noi sarà sempre peggio: già senza la crisi del clima l’Italia è fragile e vulnerabile, oltre che a rischio di dissesto idrogeologico, figuriamoci con gli effetti del cambiamento climatico…

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Giacomo Talignani 4 min lettura
Un vecchio uomo cammina per le strade allagate del villaggio di Nalbari (Assam India) con un ombrello rotto
Cambiamento climatico
di Giacomo Talignani 2 min lettura