Economia

Universal Music: Lucian Grainge criticato per il bonus troppo generoso

Il contratto rinnovato a fine marzo del Ceo e presidente della prima etichetta discografica al mondo prevede un premio azionario fino a 100 milioni di dollari
Credit: Via Bloomberg.com
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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26 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

Il 30 marzo, il consiglio d’amministrazione di Universal Music Group, la prima etichetta discografica al mondo, ha rinnovato il contratto del Presidente e Ceo Lucian Grainge fino al 1° maggio 2028, prevedendo un premio azionario di transizione una tantum del valore fino a 100 milioni di dollari.

Una cifra che alcuni hanno giudicato eccessiva. Secondo quanto riportato dal Financial Times, due tra i primi 25 azionisti della multinazionale olandese-statunitense ritengono che il bonus concesso al manager inglese sia troppo generoso.

L’Institutional Shareholder Services e la Glass Lewis, le due più grandi società di consulenza per gli azionisti, o proxy advisor, hanno invitato gli investitori a rifiutare il pacchetto retributivo di Grainge alla vigilia della riunione annuale della società che si terrà l’11 maggio.

«La società non è riuscita a implementare una strategia di remunerazione che allinei adeguatamente la retribuzione dei dirigenti con le prestazioni», ha affermato la Glass Lewis in un rapporto visionato dal quotidiano finanziario britannico.

Più nel dettaglio il premio prevede 50 milioni di dollari sotto forma di unità di stock ristrette (Rsu), azioni vincolate alla permanenza di Grainge nell’azienda, e altri 50 milioni come performance stock options (Pso), quote erogate in tre tranche solo se la società supera precisi parametri legati all’andamento del prezzo delle azioni.

In base all’accordo, Grainge riceverà inoltre uno stipendio annuale pari a 5 milioni di dollari, oltre due terzi in meno rispetto a quello attuale, e un bonus annuale di 10 milioni di dollari.

Londinese di nascita, insignito cavaliere dell’Eccellentissimo ordine dell’impero britannico nel 2016 per mano dell’allora regina Elisabetta II, sir Lucian Grainge è stato nominato Ceo della Universal nel 2010 e dal 2011 è succeduto a Doug Morris in qualità di Presidente dopo aver ricoperto entrambe le cariche nelle divisioni Universal Music International e Universal Music Uk.

Nove mesi dopo il suo insediamento al vertice, nel novembre del 2011 Grainge ha messo a segno uno dei suoi colpi migliori finalizzando l’acquisto della storica e indebitata Emi (Electric and Musical Industries) per 1,9 miliardi di dollari, aggiudicandosi le etichette della Capitol, come Virgin Records e Blue Note, e mettendo le mani sul catalogo di artisti quali Beatles, Radiohead, Beach Boys e Frank Sinatra.

Numi tutelari di una scuderia della quale oggi fanno parte anche Drake, Taylor Swift, Ariana Grande, Billie Eilish, Lady Gaga, U2, Bob Dylan e Bruce Springsteen, che hanno venduto il loro intero catalogo alla Universal rispettivamente nel 2020 e nel 2021 per un valore stimato di 300 e 550 milioni di dollari. Bono, leader degli U2 e amico di Grainge, ha descritto quest’ultimo come «uno stronzo spietato» ma «con buone orecchie».

Oltre un quarto delle azioni di Universal sono nelle mani della holding francese Bolloré (18%) e della sua controllata Vivendi (10%), oltre a Tencent Holdings (20%) e Pershing Square Holdings (10%). Uno degli azionisti critici verso l’accordo estende il problema all’intero settore, affermando che il premio sarebbe «eccezionale, come tutte le società di media».

Nel 2022, come rileva l’indagine annuale di Music & Copyright diffusa il 25 aprile, la Universal ha detenuto il 31,9% delle quote di mercato del settore musicale, confermandosi prima per fatturato combinato di musica fisica (27,6%) e digitale (33%), seguita a quasi 10 punti di distacco da Sony Music (22,1%) e Warner Music (16%).

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