Ambiente

Gli stadi diventeranno comunità energetiche?

Secondo il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, il mondo dello sport può diventare «il principale testimonial della lotta al cambiamento climatico. Il calcio, per il seguito che ha, farà da locomotiva»
Credit: Jeff Wang
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26 aprile 2023 Aggiornato alle 13:00

Può lo sport giocare un ruolo nella lotta al cambiamento climatico? Secondo Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani sì, e adesso vi spieghiamo come.

In occasione della Giornata della Terra, che si è celebrata il 22 aprile scorso, Abodi ha espresso il suo parere favorevole sulla scelta della Lega Calcio di far indossare ai capitani delle squadre la fascia dedicata al clima e ha spiegato che, anche in questo settore, le politiche ambientali dovrebbero essere un impegno quotidiano e non una semplice ricorrenza da celebrare una giornata.

«Credo, da tempo non sospetto, che lo sport possa essere il principale testimonial della lotta al cambiamento climatico, e svolgere ogni giorno una funzione educativa ed evocativa, dicendo a praticanti, dirigenti, tecnici, tifosi e alla società civile tutta che questa è la strada da seguire», dice.

E continua: «Il calcio, per il seguito che ha, può fare da locomotiva, guidare una svolta che non deve essere solo testimonianza ma cambiamento reale».

La richiesta avanzata dalla petizione di Green&Blue, promossa dai capitani Berardi, Calabria e Pessina, che ha fatto sì che durante le partite disputate durante la Giornata della Terra i capitani indossassero fasce dedicata, è stata sì un primo passo, ma molto significativo.

E dunque questo cambiamento potrebbe partire proprio dal calcio. Come? In vista della candidatura dell’Italia come Paese ospitante di Euro 32, ci sono circa una decina di stadi che dovrebbero essere ristrutturati. L’idea di Abodi è chiara: «Ogni stadio può e deve diventare una comunità energetica. È quello che stiamo immaginando per lo stadio Olimpico, dando un’indicazione a Sport & Salute che ne è proprietario: immaginare una riqualificazione che passi dalla sostituzione dell’attuale copertura».

Ma che cosa sono le comunità energetiche? Si tratta di un modello innovativo che coinvolge l’intero ciclo energetico, dalla produzione al consumo, passando per la distribuzione. Parole d’ordine sono lotta allo spreco e condivisione di un bene fondamentale.

Nel nostro Paese, queste comunità sono regolamentate dal Decreto Milleproroghe all’articolo 42bis e prevedono come obiettivo primario quello della creazione di benefici ambientali, economici e sociali.

Secondo lo scenario ipotizzato da The European House Ambrosetti, con una penetrazione del 5% delle 500.000 comunità energetiche potenziali si stima in Italia una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate.

Continua Abodi: «Uno studio preliminare dimostra che in questo modo, oltre a restituirci un pezzo di visione di Monte Mario e valorizzare l’architettura dello stadio, è possibile produrre l’energia per alimentare tutto il Foro Italico». Il tutto, con una spesa di circa 80 milioni, è realizzabile nel giro di 2 anni.

Tuttavia, si pone la necessita di aiutare gli impianti sportivi in questa trasformazione. Come spiega il ministro, i due terzi sono pubblici, di proprietà di enti locali, e in più c’è la banca del Credito sportivo, l’unica banca pubblica al mondo dedicata allo sviluppo nel mondo dello sport e della cultura.

Inoltre, il Ministro della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha un sottosegretario, Claudio Barbaro, con delega alle tematiche ambientali applicate allo sport. E dunque, almeno su carta, le risorse non mancano.

Dunque, nel corso dell’attuale legislatura, sarebbe possibile non solo intavolare il lavoro, ma riuscire a convertire in rinnovabili «tutti i centri di preparazione olimpica e preparazione federale che finanziamo. Possiamo poi elaborare un protocollo di buone patiche su acqua, rifiuti e plastica, e fare in modo che il Credito Sportivo, nei suoi finanziamenti, dia priorità alle tematiche energetiche».

L’impegno di Abodi in questo senso, però, non è una novità. Come lui stesso spiega, già nel 2005, quando faceva parte del Consiglio di Amministrazione di Coni Servizi, lanciò l’idea di una società dedicata all’efficientamento energetico del sistema sportivo, senza che poi vedesse la luce.

Ma oggi, rispetto al 2005, la lotta ai cambiamenti climatici ha scalato la classifica nelle varie agende (quella politica compresa) e anche i grandi eventi sportivi si stanno muovendo in direzione, come per esempio le promessi di sostenibilità al Sei Nazioni di Rugby o la Maratona di Roma. «Premesso che le iniziative dei singoli sono sempre ben accette […] ci troviamo ad agire in un sistema dove è intervenuta recentemente una riforma con una complementarità di ruoli fra Coni e Cip da una parte e Sport & Salute dall’altra».

Prosegue Abodi: «Quest’ultima non è un’entità astratta e indipendente, ma espressione operativa delle politiche di governo sullo sport. Il nostro compito è quello di allargare la base, rafforzare il ruolo dello sport nelle scuole e nella salute, e metterlo al servizio di una società diffusa».

In questo contesto l’obiettivo è quello di diventare partner principale delle politiche ambientali del Paese: «È inaccettabile che lo sport ogni tanto sfiori il tema della sostenibilità quando potrebbe essere una leva di cambiamento formidabile».

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