Diritti

Sparatorie di massa: perché gli autori sono (quasi) sempre uomini?

Secondo le analisi proposte da The Guardian, Gun Violence Archive e Violence Project, negli ultimi cinquant’anni tutti i responsabili erano maschi, tranne 4 donne. Ma due di loro hanno aiutato i partner
Credit: Cottonbro
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
30 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

All’indomani della sparatoria di massa avvenuta lunedì 27 marzo 2023 in una scuola privata cristiana di Nashville, nel Tennessee, la polizia locale ha fin da subito descritto l’assassino come una giovane adolescente. Nel giro di poche ore, la versione è cambiata: l’autrice della sparatoria che ha causato la morte di tre bambini di nove anni e di tre adulti era diventata una donna di 28 anni. Poco dopo, un altro cambio di rotta: Audrey Hale, colpito e ucciso dalla polizia, si identificava come un uomo transgender sul suo profilo LinkedIn.

Secondo il gruppo di ricerca senza scopo di lucro The Gun Violence Archive, che definisce una sparatoria di massa come quella in cui almeno 4 persone vengono ferite o uccise, questa sarebbe la 130° del 2023. Si è trattato di un episodio drammatico, non isolato, quasi all’ordine del giorno negli Stati Uniti, che ha riacceso la discussione sulle armi nel Paese. Ma non solo: chi analizza i dati delle sparatorie di massa ha notato che si è trattato di un evento straordinario se si considera l’identità dell’autore della strage: perché, secondo i dati, a compiere sparatorie di massa sono perlopiù uomini.

Secondo The Violence Project, che tiene un database nazionale delle sparatorie di massa dal 1966 a oggi, sono responsabili di oltre il 97% degli episodi. Il gruppo di ricerca, che considera solo quelle in cui quattro o più persone sono state uccise con un’arma da fuoco in un luogo pubblico, ha contato 190 episodi di questo tipo negli ultimi 57 anni, 185 dei quali sono stati compiuti da autori a cui è stato assegnato il sesso maschile alla nascita. Solo a 5, tra cui Hale, era stato assegnato quello femminile. In due casi, però, le donne hanno agito in collaborazione con un uomo.

Secondo Jillian Peterson del TVP, «Gli uomini commettono oltre il 90% degli omicidi in tutto il mondo», riporta il The Guardian. «Le spiegazioni si basano su una serie di fattori biologici, sociali, economici e culturali, tra cui le aspettative della società e i ruoli di genere. Quando si tratta di sparatorie di massa, gli autori spesso si riconoscono negli autori precedenti e si identificano con loro, il che può contribuire alle sparatorie per imitazione».

Ma, come spiega il New York Times, non esiste una definizione universale delle sparatorie di massa: l’FBI considera quegli eventi in cui uno o più individui sono “attivamente impegnati nell’uccisione o nel tentativo di uccidere persone in un’area popolata”.

Anche se non è citato, è implicito l’uso di un’arma da parte dello shooter, colui che spara, mentre non viene fissato un numero minimo di vittime. Questo database registra 277 casi solo tra il 2000 e il 2018, ma anche in questo caso la percentuale di autori a cui è stato assegnato il sesso femminile alla nascita è molto bassa: 12, ovvero solo il 4% del totale.

Per quanto riguarda gli autori transgender o gender non-conforming (termine che si riferisce alle persone che non aderiscono a un’espressione di genere binaria), i numeri sono davvero esigui: 2.

Oltre a Hale, l’unico altro membro di questa categoria conosciuto negli ultimi anni è Anderson Lee Aldrich, il 22enne che ha ucciso cinque persone in un night club Lgbtq di Colorado Springs a novembre 2022. Secondo i suoi avvocati difensori, si identifica come non-binario.

Non è chiaro quale sia il motivo della prevalenza di autori uomini nelle sparatorie di massa. Il dottor Jason R. Silva della William Paterson University, coautore di An Exploration of Female Mass Shooters, uno degli pochi studi sul numero di donne responsabili delle sparatorie di massa, si è chiesto: «Gli uomini sono prevalentemente portati biologicamente all’aggressività a causa del testosterone, oppure sono stati educati a essere più violenti attraverso la nostra cultura e la nostra società? Non abbiamo una risposta definitiva, ma entrambe sembrano plausibili», riporta il The Guardian.

La natura eccezionale del caso di Audrey Hale, comunque, non ha impedito all’estrema destra di sfruttare l’episodio per diffondere una cultura transfobica: a poche ore dalla sparatoria, l’estremista statunitense Charlie Kirk ha chiesto di vietare le “cure per l’affermazione del genere nei bambini” - proposte simili sono già state avanzate in 116 casi negli Stati Uniti -. Il Tennessee, luogo in cui è avvenuta la sparatoria di massa, è un terreno fertile per questo tipo di iniziative: all’inizio del mese è diventato il primo Stato a vietare gli spettacoli di drag queen. Ed è anche il primo a sfruttare una sparatoria di massa per attaccare la comunità transgender.

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