Diritti

Usa e sparatorie: 39 morti dall’inizio dell’anno

30 giorni, 6 omicidi di massa, 3 solo in California. E intanto il presidente Biden chiede norme più severe per il possesso di armi
Kamala Harris rende omaggio alle vittime della sparatoria di massa allo Star Dance Studio di Monterey Park, California, il 25 gennaio 2023
Kamala Harris rende omaggio alle vittime della sparatoria di massa allo Star Dance Studio di Monterey Park, California, il 25 gennaio 2023
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30 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Negli Stati Uniti si riapre il dibattito relativo alle armi da fuoco, dopo l’ennesima strage avvenuta lunedì 23 gennaio in California che ha ucciso 7 persone. Si tratta del terzo omicidio di massa nel giro di 8 giorni nello Stato. Il colpevole sarebbe un lavoratore agricolo 66enne, Chunli Zhao, che ha aperto il fuoco in 2 sparatorie a Half Moon Bay, vicino a San Francisco. Tra le vittime ci sarebbero lavoratori agricoli di origine latina e asiatica.

2 giorni prima, il 21 gennaio, 11 persone sono state uccise e 9 sono state ferite in una sparatoria a Monterey Park (vicino a Los Angeles) da Huu Can Tran, che si è in seguito tolto la vita. La strage è avvenuta all’inizio dei festeggiamenti per il Capodanno cinese in una sala da ballo frequentata anche dallo stesso autore dell’attentato.

Il Governatore della California, Gavin Newsom, ha commentato l’episodio dicendo che «nessun altro Paese al mondo è terrorizzato da un costante flusso di violenza da armi da fuoco. Abbiamo bisogno urgente di una riforma delle leggi sulle armi a livello nazionale». Dallo studio Public Mass Shooters and Firearms: A Cross-National Study of 171 Countries, realizzato nel 2015, emerge il collegamento tra le stragi di massa e il possesso di armi. Gli statunitensi rappresentano il 5% della popolazione mondiale, ma detengono il 42% delle armi.

Sempre in California, a Goshen, il 16 gennaio sono state uccise 6 persone, incluse una ragazza di 16 anni e un bambino di 10 mesi, in una sparatoria probabilmente legata al traffico di droga. Prima delle stragi californiane si sono registrate altre 3 sparatorie: a Cleveland e a High Point sono state uccise 4 persone, 7 a Enoch.

In tutti e 3 i casi si tratta di omicidi avvenuti all’interno di un contesto famigliare. La maggior parte delle uccisioni di massa si verifica infatti nelle abitazioni private: il 61% tra il 2009 e il 2020. Ciononostante le stragi in luoghi pubblici ricevono solitamente maggior attenzione mediatica e sono fonte di maggior preoccupazione per la popolazione.

Il conteggio delle vittime nelle 6 sparatorie verificatesi dall’inizio dell’anno è arrivato a 39. Secondo i dati raccolti da Associated Press, Usa Today e Northeastern University, dal 2006 ci sono state 535 uccisioni di massa, in cui hanno perso la vita 2.793 persone.

Cifre che spaventano e che hanno portato il presidente statunitense Joe Biden a chiedere al Congresso di introdurre norme più severe per regolamentare l’accesso alle armi. La maggior parte delle stragi avvengono per mezzo di pistole o armi da fuoco, mentre solo nel 20% dei casi vengono utilizzati altri mezzi.

Secondo lo studio condotto da James Knoll e Ronald Pies per Psychiatric Times, il profilo più ricorrente di questi assassini è quello di una persona arrabbiata, emotivamente instabile, isolata e con una scarsa rete di supporto sociale, che agisce cercando vendetta per una percepita umiliazione o un trattamento ingiusto. In molti casi si tratta di delitti premeditati da giorni o da mesi.

Michael Stone, psichiatra forense della Columbia University, sottolinea come dietro le stragi ci sia spesso un evento traumatico - dalla perdita del lavoro alla fine di una relazione - al quale il soggetto non riesce a far fronte e che scatena la violenza. Solo il 20% ha un passato di criminalità e soltanto l’11% ha gravi malattie mentali.

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