Ambiente

Antartide: è arrivata la rompighiaccio italiana Laura Bassi

È salpata il 17 novembre per la Nuova Zelanda; da lì, rotta verso il mare antartico. Obiettivo: realizzare 2 campagne oceanografiche nell’ambito degli 8 progetti finanziati dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide
La rompighiaccio Laura Bassi
La rompighiaccio Laura Bassi Credit: Newsdaipoli.it 
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13 gennaio 2023 Aggiornato alle 22:00

Dopo quasi 2 mesi di navigazione, la nave rompighiaccio italiana Laura Bassi è entrata nelle acque antartiche, secondo il calendario della 38° spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (Mur) e gestita dall’Enea per la logistica e dal Cnr per la programmazione scientifica.

Dopo essere salpata lo scorso 17 novembre dall’Italia in direzione della Nuova Zelanda, la nave è stata inizialmente protagonista di un salvataggio umanitario nello Ionio, dove sono stati soccorsi 92 migranti provenienti principalmente dall’Afghanistan, bloccati su una barca a vela che rischiava di colare a picco. In seguito il vascello scientifico ha ripreso il suo percorso fino all’oceano Pacifico, per poi far rotta verso i mari antartici.

Attualmente è l’unica nave italiana predisposta per navigare nei mari polari secondo le regole designate dal Polar Code della International Maritime Organization (Imo), che prevedono tutta una serie di caratteristiche tecniche e una precisa formazione dell’equipaggio atta a garantire la salvaguardia delle vite umane in mare e la protezione dell’ecosistema.

Lo scopo della spedizione è realizzare 2 diverse campagne oceanografiche con 28 ricercatrici e ricercatori, che si alterneranno nei successivi mesi per eseguire gli 8 progetti finanziati dal Pnra sotto la guida del capo spedizione Riccardo Scipinotti dell’Enea. I progetti prevedono molteplici carotaggi, diverse attività di analisi e studio, con anche indagini di laboratorio biologico e fisico, oltre che la mappatura del fondale per ottenere una serie di mappe di aree non cartografate.

Uno dei progetti, denominato Disgeli e condotto dal personale del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali (Distegeo) dell’Università degli Studi di Bari, vedrà l’utilizzo di tecnologie robotiche per raccogliere i dati geofisici e geomorfologici dei fondali marini della Baia di Terra Nova (Victoria Land, Antartide), con l’obiettivo di analizzare le fasi temporali delle variazioni del livello del mare, in relazione anche alla crisi climatica-ambientale.

L’importanza delle spedizioni scientifiche nel continente antartico deriva dal fatto che il territorio è ricoperto per il 98% dalla calotta glaciale, la quale rappresenta oltre il 90% dei ghiacci della Terra e quasi il 70% delle riserve idriche di acqua dolce. Lo studio delle condizioni locali e l’analisi del mutamento dei ghiacci stanno permettendo di verificare in profondità l’impatto del riscaldamento globale su quello che è ritenuto uno dei tipping point (punti di non ritorno) a livello globale. Secondo il professore Tim Naish, direttore dell’Antarctic Research Centre, se non fermeremo le emissioni rischieremo di perdere «gran parte della calotta glaciale antartica e ci ritroveremo con decine di metri di innalzamento del livello del mare».

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