Ambiente

L’Antartide sta diventando sempre più verde (e non è un bene)

A causa del surriscaldamento globale, nel continente di ghiaccio le piante autoctone stanno crescendo a una velocità dieci volte maggiore rispetto a 50 anni fa. A provarlo, i risultati di uno studio italiano condotto sull’Isola di Signy
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18 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Non è affatto un buon segno che anche uno dei luoghi più bianchi al mondo stia diventando verde. Quando pensiamo al sud del Pianeta, all’Antartide, lo immaginiamo spesso come un’infinita distesa di acqua e ghiaccio: negli ultimi anni, però, le poche piante autoctone stanno crescendo sempre più velocemente, testimonianza dell’avanzata inesorabile dei cambiamenti climatici.

Un gruppo di ricercatori, fra cui diversi italiani, ha appena pubblicato su Current Biology un paper in cui racconta proprio come sta cambiando la flora antartica. Due specie native in particolare, Deschampsia antarctica e Colobanthus quitensis, si stanno espandendo sempre più velocemente negli ultimi anni a causa delle temperature più elevate. Dal 2009 a oggi, l’espansione di queste specie è stata maggiore di quanto registrato negli ultimi 50 anni. Un dato impressionante.

Gli scienziati dell’Università italiana dell’Insubria, in collaborazione con il British Antarctic Survey, hanno condotto esami e campionamenti sull’Isola di Signy, dove le due specie di piante vengono monitorate dal 1960. La ricerca ha portato alla scoperta di una strada tendenza: la prima specie si è diffusa cinque volte più velocemente tra il 2009 e il 2018 rispetto al periodo tra il 1960 e il 2009 mentre per la seconda l’incremento è stato di quasi 10 volte. In questa remota area del mondo, negli ultimi 10 anni, il riscaldamento estivo è aumentato da +0,02°C a +0,27°C ogni 12 mesi.

«Gli ecosistemi terrestri antartici rispondono rapidamente a questi input climatici», ha spiegato al Guardian la ricercatrice italiana Nicoletta Cannone. «Mi aspettavo un aumento della diffusione di queste piante ma non di tale portata. Stiamo ricevendo molteplici prove che un cambiamento importante si sta verificando anche qui».

I motivi dell’espansione di queste specie vegetali sono dovute tanto al surriscaldamento quanto alla minore presenza di foche che possono schiacciarle o rovinarle. Il vero problema sono però i dati relativi all’avanzata della crisi climatica: «I nostri risultati supportano l’ipotesi che il riscaldamento futuro innescherà cambiamenti significativi in questi fragili ecosistemi», sostengono gli esperti.

Tra gli effetti del surriscaldamento e la conseguente diffusione delle piante, si assisterà anche a una maggiore acidità del suolo, cambiamento che a sua volta ne causerà altri, con ripercussioni su tutti gli ecosistemi. Inoltre, gli esperti temono che in caso di diffusione di piante aliene, quelle autoctone potrebbero essere compromesse, innescando una perdita irreversibile di fauna selvatica.

«L’ingresso di specie aliene - chiosa Cannone - può indurre una drammatica perdita della biodiversità nativa dell’Antartide che ha richiesto milioni di anni di evoluzione e sopravvivenza. Oltretutto, il cambiamento della vegetazione comporterà un effetto domino sull’intero biota degli ecosistemi terrestri».

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