Ambiente

Italia, ancora lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030

Il nuovo Rapporto Territori di ASviS ci ricorda che su povertà, salute e parità di genere stanno aumentando le disuguaglianze. I presidenti dell’Alleanza lanciano un appello per affrontare crisi del clima e rischi idrogeologici
Kurt Cotoaga/ Unsplash  
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7 dicembre 2022 Aggiornato alle 18:30

Crescono in Italia le differenze fra i territori: oggi viviamo in un Paese a due velocità, con grandi disparità a esempio sugli impegni per centrare gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030.

A raccontare come cambia questo impegno a seconda delle regioni e delle aree geografiche italiane è il nuovo Rapporto Territori dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

Attraverso indicatori statistici e dati regionali il report tenta di analizzare il posizionamento delle province, le città metropolitane e le aree urbane rispetto a quelli che sono gli ormai noti 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Quello che emerge è il ritratto di un’Italia “a diverse velocità, in cui le differenze territoriali aumentano anziché diminuire”.

Osservando il periodo 2010-2021 le disuguaglianze territoriali tra le regioni e le province autonome sono aumentate per quanto riguarda almeno sette “goal” dell’agenda, quelli che riguardano Povertà (Goal 1), Salute (Goal 3), Istruzione (Goal 4), Parità di genere (Goal 5), Energia (Goal 7), Lavoro e crescita economica (Goal 8), Città e comunità (Goal 11).

Al contrario sono diminuite, e questo significa che si è sulla strada giusta, per Economia circolare (Goal 12) e Giustizia e istituzioni (Goal 16).Stabili invece per altri cinque obiettivi: Agricoltura e alimentazione (Goal 2), Acqua pulita e servizi igienico-sanitari (Goal 6), Infrastrutture e innovazione (Goal 9), Disuguaglianze (Goal 10), Vita sulla terra (Goal 15).

Nel lunghissimo rapporto (dove si possono leggere le schede di ogni territorio) emerge come per alcuni punti, a esempio la povertà, le differenze siano aumentate anche nel periodo di pandemia (2019-2021), così come per la salute.

L’ASviS, nel tentativo di chiedere al nuovo governo interventi urgenti in favore della sostenibilità, ha anche elaborato una serie di proposte a disposizione delle istituzioni per il monitoraggio e l’adozione di norme. Le più urgenti secondo l’Alleanza sono “l’approvazione in via definitiva della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”; l’estensione a tutti i ministeri dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile e “l’attuazione delle raccomandazioni sul dissesto idrogeologico”, come ci ricordano tristemente anche le cronache dopo le tragedia delle Marche e di Ischia.

Secondo Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, presidenti dell’Alleanza, serve «un nuovo approccio alla sostenibilità, come proposto dall’Agenda 2030, che deve passare necessariamente dai territori, che possono e devono essere motori di un cambiamento di paradigma in un momento storico che ha mostrato ripetutamente la fragilità del sistema socioeconomico in cui viviamo».

Inoltre, ricordano i due, «la disponibilità di risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e di altri fondi europei e nazionali, è un’occasione imperdibile per aiutare i territori nella transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, ridurre le disuguaglianze e prevenire tragedie come quelle causate dalle recenti alluvioni».

Proprio sui casi di Ischia e Marche viene ricordato come deve essere affrontata di petto la combinazione di cambiamenti climatici e urbanizzazione incontrollata che sta causando (e causerà) tragedie: per questo l’ASviS, di comune accordo con le associazioni di urbanistica, ha chiesto alle Commissioni Ambiente e territorio di Camera e Senato di istituire una sede di confronto interistituzionale con gli stakeholder per individuare il “nucleo essenziale” delle questioni che necessitano di un aggiornamento normativo, indicando anche lo strumento legislativo o amministrativo adeguati.

«Gli effetti sempre più evidenti delle fragilità del territorio italiano impongono riforme e politiche coordinate, capaci di accelerare il cambiamento verso un modello di sviluppo sostenibile», chiosano infine i presidenti.

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