Futuro

La natura dei social network

Non solo aziende private, che gestiscono un servizio finanziato dai dati personali che gli forniamo, ma anche agorà dove si celebra quel che resta del dibattito pubblico
Credit: EPA/ JUSTIN LANE
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6 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Il campo sul quale sta giocando Musk da quando ha preso il controllo del social è il prodotto delle sue idee politiche e forse della sua idea di business, ma anche di un’assenza di azione da parte del resto del mondo.

Da quando i social network sono diventati un prodotto di massa, da quando sono diventati una delle nostre principali fonti di informazione e, talvolta, formazione, abbiamo lasciato sullo sfondo - senza mai risolverle - una serie di questioni che a questo punto diventano ineludibili.

Sono domande che chi segue anche marginalmente queste vicende ha sentito porre molte volte, ma che giova ricordare. I social network sono delle mere piattaforme di scambio di idee, opinioni, notizie vere e falsità o sono anche degli editori, che hanno il diritto-dovere di selezionare il materiale che può essere pubblicato? E fino a che punto si possono e devono spingere nel cancellare, censurare o moderare i contenuti?

Una delle risposte possibili è che si tratta di aziende private, che gestiscono un servizio solo apparentemente gratuito, ma in realtà finanziato dai dati personali che gli forniamo, i quali a loro volta vengono utilizzati per vendere pubblicità.

Noi prestiamo il consenso e operiamo come produttori o consumatori di contenuti, ma ci sono una serie di condizioni da rispettare, che verranno decise in autonomia dall’azienda stessa. Tutto vero, ma è vero anche che nella sostanza questi strumenti sono diventati le nostre agorà, i luoghi nei quali si celebra - seppure in forma greve e distorta - quel che resta del dibattito pubblico.

Sono i luoghi, non gli unici per fortuna, nei quali si formano le idee e non di rado le posizioni politiche. Quindi la nuova domanda è: vanno trattati come una qualsiasi azienda privata o sono business diversi, talmente centrali per la democrazia da dover sottostare a regole specifiche?

Fino a oggi ci siamo fidati di imprenditori che assicuravano di avere a cuore lo sviluppo dell’essere umano, la libertà d’opinione, il rispetto della diversità. Ma quanto è vero? Cosa comporta un cambio di vertice repentino e brutale come quello di Twitter?

E ancora: come si svolge la moderazione dei contenuti, quanto è affidata a fallibili esseri umani e quanto ad altrettanto fallibili algoritmi? Algoritmi addestrati da chi e come? Con che livello di trasparenza? È un segreto industriale o una questione centrale per la nostra azione digitale che a sua volta è una componente ineludibile delle nostre vite?

Mancando le risposte, otteniamo un miliardario lunatico e imprevedibile, al quale non possiamo addossare tutte le colpe della nostra disattenzione.

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