Economia

Conti correnti: impennano i costi

Un’analisi di Bankitalia fa il punto sulle spese di gestione sostenute dagli italiani nel corso del 2021: tutti gli indici sono in crescita. L’Unione Nazionale Consumatori: «rincaro spropositato e inaccettabile»
Credit: Polina Tankilevitch/pexels
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18 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Non c’è pace per gli italiani che, in un periodo alquanto instabile, tra bollette, inflazione e mutui devono fare i conti anche con l’aumento delle spese dei servizi bancari. È quanto emerge dallo studio svolto dalla Banca d’Italia “Indagine sul costo dei conti correnti nel 2021”, finalizzato a raccogliere informazioni sulle spese di gestione dei conti corrente sostenute dagli italiani nel corso del 2021. L’indagine è stata condotta su più di 13.000 conti correnti bancari, di cui 950 conti online, e 1.000 conti correnti postali.

Nel 2021, si è registrato un incremento delle spese di gestione, rispetto all’anno precedente, pari a 3,8 euro. Tale incremento è ricollegabile sia a spese fisse che a quelle variabili, le quali hanno contribuito rispettivamente per il 73,4% e per il 26,6% all’aumento complessivo.

Più nel dettaglio, analizzando i vari tipi di conto corrente menzionati, la spesa media di gestione di un conto corrente bancario è passata da 90,9 euro nel 2020 a 94,7 euro nel 2021. E non è tutto, perché si tratta del sesto aumento consecutivo della spesa.

Come abbiamo visto, a incidere maggiormente sono le spese fisse, che ammontano a 66,9 euro (+2,8 euro rispetto al 2020), rappresentando circa il 71% della spesa complessiva. Per il restante 29%, sulla spesa complessiva incidono i costi variabili, che ammontano a 27,8 euro (+1,0 euro rispetto all’anno precedente). Questa variazione è attribuibile a un numero maggiore di operazioni svolte, che hanno comportato un aumento di 1,8 euro, il quale è stato compensato da una flessione delle commissioni, che ha consentito di ridurre le spese di 0,8 euro.

Le spese di gestione variano poi in base alla clientela di riferimento: costi minori vengono sostenuti da clienti con un profilo di operatività più semplice, come giovani, famiglie e pensionati, mentre costi più elevati vengono sostenuti invece da clienti che richiedono una gestione più articolata. Il divario di spesa è quindi attribuibile principalmente alla diversa composizione dei servizi di cui i clienti usufruiscono.

Situazione analoga viene delineata per i conti correnti online, dove i costi di gestione passano da 21,5 euro nel 2020 a 24,3 euro nel 2021 (+2,8 €). L’incremento è dovuto in gran parte all’aumento dei costi fissi, anche qui principalmente per i costi relativi ai canoni e per l’emissione e la gestione delle carte di pagamento. Hanno contribuito anche le spese variabili, quali quelle da sostenere per i bonifici e altre spese, influenzate a loro volta dall’aumento dei costi per le ricariche su carte prepagate.

Nonostante questo, l’apertura di un conto corrente online risulta ancora una volta più conveniente rispetto ai conti bancari ordinari, con una differenza di spesa pari a 70,4 euro. La differenza più significativa si registra in relazione alle spese fisse, che per il canone ammontano a 30,0 euro. La convenienza dei conti correnti online dipende principalmente da due fattori: una percentuale minore di clienti tenuti al pagamento dei canoni e un minore importo di quest’ultimo. Anche le spese variabili ricoprono un ruolo importante, soprattutto per quanto riguarda le spese di scritturazione contabile, gratuite nei servizi online, i prelievi presso gli ATM, i bonifici online e i pagamenti automatici.

Relativamente ai conti correnti postali, nel 2021, la spesa media è stata pari a 58,0 euro , con un incremento di 5,0 euro rispetto all’anno precedente (di cui 1,2 euro per i costi fissi e 3,7 euro per i costi variabili). La differenza delle spese di gestione dei conti correnti postali rispetto a quelli ordinari è minore rispetto all’anno precedente, nonostante resti comunque notevole: 36,7 euro.

Questo divario è attribuibile principalmente ai costi fissi, in particolare alla diversa composizione dei servizi offerti dai due sistemi e alla diversa struttura tariffaria, ovvero i canoni di base richiesti alla clientela. Per le spese variabili, le maggiori differenze si registrano, invece, con riguardo alle spese di scrittura delle operazioni effettuate allo sportello, gratuite nei conti postali, alle spese per i pagamenti automatici e per i prelievi ATM.

In questo quadro di rincari non mancano le polemiche da parte delle associazioni dei consumatori. In particolare, il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Donà, ha descritto tale rincaro come “ingiustificato” e “spropositato”, definendo inaccettabile in particolare il rincaro dei costi fissi.

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