Ambiente

La peste suina africana è in Italia: perché dovrebbe preoccuparci

Il virus segnalato in alcuni cinghiali in Piemonte e Liguria: massima allerta sul pericolo diffusione. A rischio il settore della carne, si teme per l’export
Credit: Eva Blue / Unsplash
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10 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

La peste suina africana in Italia fa paura. Con quasi 9 milioni di maiali, in un Paese che è il settimo produttore di carne nell’Unione Europa e conta una industria da 8 miliardi di euro, il diffondersi del virus potrebbe dare - come già accaduto in Cina e con i recenti casi in Germania - un colpo durissimo al mercato italiano della carne. Tre i casi segnalati recentemente in Italia, in Piemonte e Liguria, che certificano il pericoloso ritorno del virus noto anche come PSA o come African swine fever (ASF). Si tratta di un virus che comporta una malattia infettiva altamente contagiosa e mortale per suini, cinghiali e suidi selvatici: non è trasmissibile agli esseri umani, ma l’epidemia di peste suina africana - come già accaduto in Sardegna in passato - impatta profondamente sulle vite degli animali e sulle economie locali e nazionali. In Cina, con milioni di capi abbattuti per prevenire l’epidemia, si stimano perdite per oltre 150 miliardi di dollari, per fare un esempio.

Finora in Europa sono stati rilevati casi soprattutto a Est, con recenti ritrovamenti di maiali e cinghiali malati anche in Germania. Ora, dopo l’individuazione di alcuni esemplari uccisi dal virus nelle province di Alessandria (almeno due casi a Ovada) e Genova, che riguardano nello specifico dei cinghiali e che sono oggetto di studi e conferme da parte di istituti di zooprofilattica, la paura è che in caso di diffusione ulteriore dei contagi diversi allevamenti di suini del Nord Italia siano a rischio. L’extrema ratio, potrebbe suggerire in caso di accelerazione della pandemia l’abbattimento di migliaia di animali. Sotto stretta osservazione sono soprattutto i cinghiali: questi animali selvatici, sempre più diffusi in diversi territori - tanto che sono di casa anche nei centri urbani - si teme siano il veicolo più veloce per i contagi.

Diverse regioni, dal Piemonte alla Liguria sino alle Marche, nel frattempo hanno attivato tutte le procedure di allerta, che vanno da divieti di caccia sino all’attivazione di numeri verdi per segnalare casi sospetti. Per quanto riguarda l’Italia nel suo insieme, quelli appena segnalati sono i primi nella penisola da quando il virus è arrivato nell’Europa occidentale nel 2018 in Belgio. Attraverso una rete di sistemi di precauzioni, seguendo uno specifico protocollo, lo scopo è ora quello di confinare il più possibile il virus ed evitarne la diffusione, hanno fatto sapere i vertici del Piemonte. A preoccupare il mercato della carne è in particolare quanto accaduto alla Germania: dopo i primi casi di cinghiali morti nel 2020 sono state infatti bloccate per mesi le esportazioni in diversi paesi del mondo mettendo in crisi il settore della carne di maiale tedesca.

Secondo uno degli ultimi report disponibili dell’Organizzazione mondiale della salute animale (OIE), la PSA è stata segnalata in 32 paesi dal 2020, colpendo oltre un milione di suini e oltre 28mila cinghiali. “Gli eventi osservati negli ultimi mesi confermano la minaccia globale della PSA, la cosiddetta peste suina, virus che continua a diffondersi con gravi ripercussioni sui sistemi di produzione suinicola, sulla salute e sul benessere degli animali, nonché sugli impatti socio-economici sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza alimentare nazionale e sul commercio internazionale”, sostiene il rapporto. Tra il 2016 e il 2020 si stima in Europa una perdita di 1,3 milioni di suini, spesso abbattuti nel tentativo di arginare i contagi.

L’EFSA, autorità europea per la sicurezza alimentare, ha lanciato la campagna StopAsf proprio per tentare di fornire più informazioni possibili in modo da fermare la diffusione del virus, ricordando che al momento non esistono né cure né vaccini, ma sistemi che passano attraverso l’individuazione precoce della malattia, la prevenzione e la segnalazione. In Italia, nel frattempo, dopo l’arrivo dei primi casi, in un’area che coinvolge circa 80 Comuni sono state attivate misure straordinarie come divieti di caccia e altre precauzioni di massima sicurezza, dal trasporto sino ai mangimi.