Ambiente

Ue: a che punto siamo con le politiche ambientali?

Bene l’impegno sul clima, ma bisogna ancora lavorare per gli obiettivi 2030. A riportarlo, il Riesame dell’attuazione delle politiche ambientali 2022. E l’Italia?
Il Commissario europeo per l'Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius durante una conferenza stampa sul piano "Zero Pollution Action" nel maggio 2021
Il Commissario europeo per l'Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius durante una conferenza stampa sul piano "Zero Pollution Action" nel maggio 2021 Credit: EPA/JOHANNA GERON / POOL
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
15 settembre 2022 Aggiornato alle 10:00

A che punto siamo con l’implementazione delle politiche ambientali in Europa? La scorsa settimana la Commissione Ue ha pubblicato il terzo Riesame dell’attuazione delle politiche ambientali 2022 (Eir), uno strumento che ha l’obiettivo di assistere i decisori nazionali nell’attuazione delle politiche in materia dell’Ue, individuando le carenze dei singoli Stati membri e aiutandoli a raggiungere gli obiettivi legalmente vincolanti.

«Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali di quest’anno ci sprona ad agire - ha dichiarato il Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius - Nonostante rilevi progressi rispetto a quello precedente in alcune aree, il crescente divario tra la legislazione esistente e la sua applicazione in altre aree è per me fonte di preoccupazione, in quanto ci espone maggiormente all’inquinamento ambientale e ai rischi correlati».

Economia circolare

A oggi la maggior parte degli Stati membri ha predisposto strategie e piani d’azione nazionali su questo fronte, tuttavia i tassi di circolarità mostrano sensibili differenze tra i singoli Paesi. A fronte di una media Ue del 12,8 %, l’uso di materiali secondari oscilla dall’1,3 % in Romania al 30,9 % nei Paesi Bassi.

Bollino rosso in merito alla prevenzione dei rifiuti. Dal 2014 a oggi la produzione di rifiuti urbani è passata da una media pro capite di 478 kg a 505 kg, mentre solo 5 Stati membri hanno registrato una riduzione rispetto allo stesso periodo.

Inoltre la Commissione sta attualmente portando avanti procedure di infrazione contro 12 Stati membri, Italia inclusa, per il mancato rispetto della direttiva sulle discariche.

Biodiversità.

«A dispetto degli sforzi significativi profusi dagli Stati membri e dei miglioramenti registrati in alcuni ambiti – si legge nel rapporto – la biodiversità nell’UE continua a diminuire e mostra tendenze in peggioramento».

Tra gli habitat più a rischio prati seminaturali, torbiere e paludi. A soffrire anche le foreste. Del 27 % della superficie forestale protetta dalle direttive Ue, meno del 15 % presenta uno stato di conservazione favorevole, mentre è aumentato il numero di habitat forestali che presentano un cattivo stato di conservazione.

Diversi Stati membri, infine, non hanno ancora designato zone speciali di conservazione nell’ambito delle direttive Habitat e Uccelli, e la maggior parte degli Stati membri deve accelerare gli sforzi per completare la propria rete Natura 2000, in particolare per l’ambiente marino.

Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una delle principali fonti di preoccupazione per la salute degli europei. Servono ulteriori sforzi per rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni di ammoniaca (Nh3) provenienti dall’agricoltura, uno dei cinque inquinanti oggetto della direttiva sugli impegni nazionali di riduzione delle emissioni.

L’esame delle proiezioni effettuato nel 2022 indica che oltre il 70 % degli Stati membri è ad alto rischio di mancato rispetto degli impegni relativi all’ammoniaca per il periodo 2020-2029 e dal 2030 in poi. Per raggiungere la conformità sono necessarie misure quali l’introduzione di tecniche agricole a basse emissioni, a esempio per la gestione del bestiame, dei reflui zootecnici e dei fertilizzanti.

Circa la metà degli Stati membri rischia inoltre di non ottemperare agli impegni di riduzione delle emissioni dal 2030 in poi in relazione agli ossidi di azoto (Nox), al particolato con diametro pari o inferiore a 2,5 micrometri (Pm 2,5) e ai composti organici volatili non metanici.

Azioni per il clima

È il capitolo più ottimista del rapporto. Secondo la Commissione infatti, «il livello generale di attuazione della legislazione sul clima è buono in tutta l’Ue». Nel 2020, infatti, le emissioni interne di gas a effetto serra dell’Ue, comprese quelle prodotte dal trasporto aereo internazionale, sono diminuite del 31 % rispetto al 1990, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 30 anni.

L’Ue ha quindi ampiamente superato l’obiettivo previsto dalla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc) di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 % entro il 2020. La sfida per il prossimo futuro, ora, è quella di concordare e attuare il pacchetto di misure per l’obiettivo di riduzione del 55% stabilito nella normativa sul clima per il 2030.

In questa direzione, spiega la Commissione, gli sforzi di ciascuno Stato membro «devono essere intensificati poiché gli impatti dei cambiamenti climatici sembrano essere all’estremità più grave dello spettro ipotizzato e si manifesteranno sempre più anche attraverso rischi a cascata».

Finanziamenti e governance

Il fabbisogno annuo di investimenti ambientali a livello Ue per il periodo 2021-2027 è attualmente stimato tra lo 0,9 % e l’1,5 % del Pil. Valori esigui, basti pensare che l’ammontare complessivo dei finanziamenti ambientali per l’intero periodo 2014-2020 si è attestato tra lo 0,6 e lo 0,7 % del Pil, con un gap pari a 76-110 miliardi di euro l’anno.

A non beneficiarne sono per circa due terzi la lotta contro l’inquinamento e la protezione e gestione dei corpi idrici. Si stima che la carenza di investimenti per l’economia circolare e i rifiuti sia compresa tra 13 e 28 miliardi di euro l’anno, mentre per i finanziamenti a favore della biodiversità il deficit ammonterebbe a circa 20 miliardi di euro.

La quota maggiore degli investimenti green (71%) contemplati dai Pnrr Ue è destinata alla mobilità sostenibile, alla ristrutturazione edile, all’efficienza energetica, nonché alle energie rinnovabili e alle reti dell’energia. Per contro alla biodiversità, all’economia circolare, alle acque e alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento va soltanto il 13 % del contributo verde totale.

In materia di governance ambientale, la Commissione evidenzia infine come la maggior parte degli Stati membri debba informare meglio il pubblico in merito ai suoi diritti di accesso alla giustizia «al fine di impugnare decisioni, atti od omissioni, in particolare nei settori della pianificazione relativi ad acque, natura e/o qualità dell’aria».

E aggiunge: «Un migliore accesso del pubblico alle informazioni sull’ambiente e una maggiore divulgazione di tali informazioni contribuiscono a sensibilizzare rispetto alle questioni ambientali e a garantire una partecipazione più efficace dei cittadini al processo decisionale, oltre a giovare all’ambiente stesso».

Come va l’Italia

La Commissione sottolinea come «sebbene l’Italia abbia compiuto alcuni passi avanti in materia di gestione dei rifiuti, continua a pagare sanzioni per il mancato rispetto della normativa europea sul trattamento delle acque reflue urbane, per le discariche irregolari e per la gestione dei rifiuti nella regione Campania. Anche i nitrati nell’Italia settentrionale e l’acqua potabile nel Lazio – aggiunge il rapporto – rappresentano problematiche ambientali assolutamente non trascurabili».

L’esecutivo di Bruxelles ha poi registrato il sostanziale superamento dei valori limite degli inquinanti atmosferici fissati dall’Ue per il particolato fine e il biossido di azoto, soprattutto nella Pianura Padana. Si stima che nel 2019 gli inquinanti atmosferici abbiano causato la morte prematura di oltre 10.500 persone.

È infine necessario migliorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie e la qualità «spesso insufficiente» delle valutazioni degli impatti sui siti Natura 2000, non ancora designati per quanto riguarda le aree marine. La Commissione rimarca tuttavia i «progressi costanti» nella disegnazione dei siti terrestri, definisce «ambizioso» il Pnrr nazionale e registra l’aumento delle pratiche di riciclaggio e compostaggio anche in virtù delle iniziative di economia circolare a livello regionale.

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