Economia

Il piano economico di Liz Truss preoccupa gli ambientalisti

La neo-premier ha annunciato uno stanziamento da 150 miliardi per combattere il caro energia. Ma ha anche ribadito la volontà di investire sui combustibili fossili
Liz Truss (all'epoca Segretaria per gli Affari Esteri) con il Primo Ministro irlandese Micheal Martin alla COP26 UN Climate Summit di Glasgow, nel 2021.
Liz Truss (all'epoca Segretaria per gli Affari Esteri) con il Primo Ministro irlandese Micheal Martin alla COP26 UN Climate Summit di Glasgow, nel 2021. Credit: EPA/ROBERT PERRY
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 settembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Mercoledì 29 parlamentari appartenenti ai principali partiti del Regno Unito hanno inviato una lettera alla prima ministra entrante Liz Truss, che il 7 settembre ha sostituto Boris Johnson al numero 10 di Downing Street, per chiederle di rispettare l’obiettivo legalmente vincolante di raggiungere le zero emissioni nette di gas serra entro il 2050.

«Le decisioni prese dal suo governo avranno un impatto notevole sulla vita delle persone in tutto il Paese e sul nostro intero pianeta – hanno scritto i parlamentari nel documento visionato dal quotidiano britannico – Ci auguriamo che in qualità di prima ministra continuerà a sostenere le misure per raggiungere lo zero netto entro il 2050 o prima».

A preoccupare i deputati britannici, secondo quanto affermato dal Guardian che riferisce la notizia, è in particolare la nomina dell’ultraconservatore Jacob Rees-Mogg a segretario di Stato per gli Affari Economici, l’Energia e la Strategia industriale. Conservatore purosangue, ex paladino della hard Brexit, Rees-Mogg ha più volte espresso posizioni scettiche sul clima o direttamente negazioniste.

L’uomo che nel 2010 il Sunday Times definì «il peggior incubo di David Cameron», però, non è il solo a voler spremere «fino all’ultimo centimetro cubo di gas» dal Mare del Nord. La stessa Liz Truss, infatti, prima di essere eletta nuova leader dei Tory aveva già manifestato l’intenzione di concedere nuove licenze di esplorazione petrolifera e si era espressa duramente contro l’installazione di pannelli solari a terra ritenendo che togliessero terreno all’agricoltura.

A chiedere di accelerare sulle rinnovabili, però, non è solo il Pianeta, ma anche il caro energia che sta mettendo in ginocchio le famiglie del Regno Unito. A luglio l’inflazione ha superato il 10% per la prima volta in 40 anni, e alcuni analisti hanno stimato che potrebbe raggiungere il 18% all’inizio del 2023.

Per evitare uno scenario in cui le bollette raggiungano i livelli previsti di 3.500 sterline, col rischio di spingere due terzi delle famiglie del Regno Unito in condizioni di povertà energetica entro gennaio, Liz Truss ha annunciato un maxi piano da 150 miliardi che fissa il tetto massimo delle bollette a 2.500 sterline annue per due anni a partire da inizio ottobre.

«Questo farà risparmiare a una famiglia tipica 1.000 sterline all’anno», ha dichiarato Truss, che stima una riduzione dell’inflazione di 5 punti percentuali e prevede inoltre uno stanziamento da 40 miliardi di sterline destinato alle società energetiche «per garantire che le imprese operative nel mercato dell’energia all’ingrosso abbiano la liquidità necessaria per gestire la volatilità dei prezzi».

Non è ancora chiaro come verrà finanziato il piano, ma la politica economica di Liz Truss, che si è già guadagnata il soprannome di Trussonomics, non convince gli esperti. «Sarebbe meglio e meno costoso concentrarsi su tagli mirati al welfare e alle tasse», ha dichiarato Andy Mayer, analista energetico del think tank Iea (Institute of Economic Affairs).

«Sopprimendo il segnale dei prezzi e sovvenzionando l’uso di energia – sostiene Mayer – verrà utilizzata più energia in modo inefficiente, prolungando la crisi e limitando gli investimenti nel risparmio energetico».

Truss ha inoltre dichiarato di voler investire su nucleare, eolico e solare, ma ha anche ribadito la volontà di assegnare 100 nuove licenze di esplorazione di petrolio e gas nel Mare del Nord e revocare la moratoria sul fracking per le comunità disposte a praticarlo.

«Temo che il fracking e la corsa per il gas nel Mare del Nord non taglieranno le bollette né rafforzeranno la nostra sicurezza energetica, ma distruggeranno i nostri sforzi per combattere l’incombente crisi climatica», ha dichiarato il leader laburista Keir Starmer, per il quale «raddoppiare i combustibili fossili è una risposta ridicola a una crisi dei combustibili fossili».

La nuova premier ha anche annunciato di voler rivedere il percorso verso lo zero netto, ma gli ambientalisti sono rassicurati dal fatto che la revisione sarà presieduta da Chris Skidmore, membro della commissione parlamentare per l’audit ambientale e coordinatore della lettera inviata al primo ministro.

«Sono assolutamente convinto che le persone vedano lo zero netto come una questione economica tradizionale, un’enorme opportunità per creare posti di lavoro e salire di livello – ha affermato Skidmore – È molto importante che net zero non sia visto come una guerra culturale o un progetto di sinistra: in realtà è una strategia di crescita economica».

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