Ambiente

Agenda 2030: come siamo messi in Italia?

Abbiamo letto e riassunto il report La situazione dell’Unione Europea rispetto agli SDGs, per fornirti un quadro sul raggiungimento dei 17 obiettivi Onu
Credit: Francesco Ungaro/pexels
Tempo di lettura 7 min lettura
2 settembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Nel raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu relativi allo sviluppo sostenibile, l’Italia è indietro rispetto alla media europea: su lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide.

Il nostro Paese si posiziona sotto alla media in materia di lotta alla povertà (goal 1), istruzione di qualità (goal 4), acqua pulita (goal 6), imprese, innovazione e infrastrutture (goal 9), città e comunità sostenibili (goal 11), partnership per gli obiettivi (goal 17).

Si attestano sulla media europea i dati su salute e benessere (goal 3), parità di genere (goal 5), energia pulita e accessibile (goal 7), lotta ai cambiamenti climatici (goal 13) e vita sulla Terra (goal 15).

Infine, spiccano in positivo la posizione del Bel Paese su agricoltura e alimentazione (goal 2, “Sconfiggere la fame”) e sul goal 12, “Consumo e produzione responsabili”, mentre per il goal 14 (“La vita sott’acqua”) mancano i dati.

Questo è quanto emerge dal report «La situazione dell’Unione Europea rispetto agli SDGs» (Sustainable Development Goals), elaborato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) e presentato a giugno 2022.

Lo studio – basato sui dati Eurostat – ha confrontato i 27 Paesi dell’Unione Europea lungo il decennio 2010- 2020 per offrire una valutazione quantitativa dell’impatto della pandemia sul raggiungimento degli obiettivi (la situazione complessiva a livello europeo ha subìto un deciso rallentamento a causa degli effetti della diffusione del Covid-19).

Salute, benessere e parità di genere

Per quanto riguarda il primo goal (”Sconfiggere la povertà”) l’Italia si è posizionata quintultima nel 2020 (senza miglioramenti dal 2010), al di sotto della media Ue nell’ultimo anno disponibile, soprattutto a causa di un alto numero di persone a rischio povertà (20% nel 2020 contro 16,6% Ue).

La situazione è migliore, invece, nel caso del goal 2 (”Sconfiggere la fame”): nel 2020 si è posizionata come terzo Stato in Europa, registrando anche la quinta miglior variazione nel decennio 2010-2020 tra le Nazioni europee. Questo grazie a una maggiore superfice adibita a coltivazioni biologiche (16 nel 2020 contro il 9,1 dell’Ue) e a un valore aggiunto nell’agricoltura (2.433,5 euro nel 2020 contro i 1.097,1 europei).

L’Italia si è poi posizionata al livello della media europea relativamente al goal 3 (”Salute e benessere”). In particolare, a livello nazionale si è osservato un più basso numero di posti letto per abitante rispetto all’Ue, una maggiore aspettativa di vita e un più basso tasso di mortalità preventivabile.

Passando invece al goal 4 (“Istruzione di qualità”), il nostro Paese ha mostrato miglioramenti in linea con la media europea tra il 2010 e il 2020, sebbene nell’ultimo anno disponibile si sia confermato ancora lontano dalla stessa. Secondo quanto riporta l’indagine, la causa è da riscontrare principalmente nel basso tasso di laureati (la percentuale è del 28,9 contro il 40,5% dell’Ue nel 2020) e in un numero significativo di persone che hanno completato al massimo la scuola secondaria di primo grado (37,1% contro il 21% nel 2020 per l’Ue).

Tutti i Paesi sono migliorati nell’ambito del goal 5 (”Parità di genere”) nel decennio 2010-2020. Irlanda e Italia hanno registrato l’andamento migliore, in particolare grazie all’aumento delle laureate nell’ambito delle discipline Science, technology, engineering and mathematics (Stem) per la prima (+13,9 punti percentuali), e all’incremento delle donne che lavorano in posizioni manageriali per la seconda (+31,6 punti percentuali). Inoltre, per il nostro Paese il più basso tasso di occupazione femminile (52,1% contro il 66,1% dell’Ue nel 2020) è stato compensato da un minore divario salariale di genere (4,2% contro il 13,0% europeo).

Problematica è stata invece la situazione dell’Italia in relazione al goal 6 (”Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”) che, secondo l’ultimo dato disponibile del 2019, è regredita rispetto alla misurazione del 2010, allontanandosi ulteriormente dalla media Ue: si è infatti riscontrato un più alto livello di sfruttamento delle acque e uno più basso di trattamento di quelle reflue.

Nel caso del goal 7 (”Energia pulita e accessibile”) l’Italia ha evidenziato miglioramenti in linea alla media e si è mantenuta nel 2020 a un livello poco superiore a essa. È stata registrata da un lato una più alta produttività dell’energia (10,3% contro l’8,6% euro per kg di petrolio equivalenti dell’Ue nel 2020); dall’altro, una più bassa quota di energia da fonti rinnovabili (20,4% contro 22,1% dell’Ue nel 2020).

Occupazione giovanile e disuguaglianze di reddito

Relativamente al goal 8 (”Lavoro dignitoso e crescita economica”) in Europa è diminuita la quota di disoccupati di lungo termine e quella di part-time involontario: rispettivamente si è abbassata di 5,5 e 18,5 punti percentuali. A causa del peggioramento di questi indicatori, la Grecia e l’Italia sono stati gli unici Paesi a misurare una variazione negativa tra il 2010 e il 2020. Il nostro Paese si è assestato al penultimo posto in Europa a causa di una più alta quota di part-time involontario (5,1% contro il 2,5% dell’Ue nel 2020), di Neet, ovvero persone non attive in istruzione, lavoro e formazione (23,3% contro il 13,7%) e di un basso tasso d’occupazione (61,9% contro 71,7%).

Nel 2020 si è registrato un miglioramento rispetto al 2010 per il goal 9 (“Imprese, innovazione e infrastrutture”) ma con un livello inferiore rispetto alla media, confermandosi ancora distante da quest’ultima. Tali problematiche sono dovute principalmente a una bassa quota di connessioni a banda larga (33,7% contro il 59,8% dell’Ue nel 2020) e di risorse specializzate in scienze e tecnologie (38% contro il 48%).

Sono state evidenziate criticità rispetto al goal 10 (”Ridurre le diseguaglianze”) in confronto alla media europea, da cui l’Italia è ancora molto lontana, posizionandosi al penultimo posto tra i membri dell’Ue. Questa situazione è dovuta principalmente dal basso tasso di occupazione giovanile (67,7% contro l’84,8% europeo) e dalla maggiore disuguaglianza nella distribuzione del reddito (in Italia nel 2020 il 20% più ricco della popolazione ha 6,1 volte un reddito maggiore rispetto al 20% più povero; per la media europea è del 5,2%).

Per il goal 11 (”Città e comunità sostenibili”) l’Italia nel 2019 ha registrato lo stesso livello del 2010, mantenendosi al di sotto della media Ue a causa di una più alta quota di persone che vivono in condizioni di sovraffollamento (28,3% contro il 17,1% europeo nel 2019).

Positivo l’andamento del goal 12 (”Consumo e produzione responsabili”), per cui il Paese si è posizionato nel 2020 al di sopra il livello medio europeo e al secondo posto (seguendo l’Olanda) grazie a un più alto tasso di circolarità della materia (21,6% contro il 12,8% in Ue nel 2020), a una maggiore produttività delle risorse e a un più basso consumo di materia pro-capite.

Nel caso del goal 13 (”Lotta contro il cambiamento climatico”) l’Italia ha superato la media europea, registrando per il decennio 2010-2020 un leggero miglioramento (le emissioni di gas serra nel 2020 sono state pari a 5,7 tonnellate pro-capite contro le 7,1 europee).

Una variazione italiana negativa ha riguardato il goal 15 (“Vita sulla Terra): il nostro Paese si è posizionato ancora al di sotto della media Ue, avendo registrato una minore copertura forestale e una maggiore copertura di suolo (ma nell’ultimo decennio ha impermeabilizzato meno suolo rispetto alla media europea).

Criticità rispetto al goal 16 (”Pace, giustizia e istituzioni solide”), dove l’Italia si è classificata al penultimo posto in Europa, molto distante dal dato medio, a causa di una maggiore durata dei procedimenti civili e commerciali (527 giorni nel 2018 contro la media Ue di 297) e di una più bassa quota di persone che utilizzano servizi e-government via web (17% contro il 38% europeo).

Infine, il goal 17 (”Partnership per gli obiettivi”): media peggiorata rispetto a quella Ue, soprattutto a causa dell’aumento del debito pubblico (155,6% contro il 90,1% europeo nel 2020).

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