Ambiente

Il lusso e il mare: sempre più superyacht

Il mercato dei superyacht non è mai stato più affollato di così. Quest’anno sono stati costruiti oltre 1.200 superyacht sopra i 24 metri, con un aumento del 25% rispetto al 2020
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
28 dicembre 2021 Aggiornato alle 14:32

Il mercato dei superyacht non è mai stato più affollato di così. Nonostante il crescente impegno per consumare meno emissioni di CO2 e proteggere l’ecosistema e nonostante la pandemia. Anzi, il broker di superyacht Will Christie ha raccontato al Guardian che molte persone si sentono più al sicuro su un’imbarcazione di oltre 23 metri: “Prima le persone benestanti passavano troppo tempo in ufficio per giustificare una spesa così importante, ma oggi con lo smart working possono lavorare ovunque”. E la possibilità di isolarsi in mare, per chi se lo può permettere, è molto attraente in un clima di contagi e limitazioni.

Secondo la classifica annuale Global Order Book stilata dalla rivista Boat International, quest’anno sono stati costruiti oltre 1.200 superyacht sopra i 24 metri, con un aumento del 25% rispetto al 2020. Secondo il professore di relazioni internazionali alla Sussex University Peter Newell, “Che si tratti di questo, di jet privati ​​o viaggi nello spazio, i super ricchi non accettano di avere una responsabilità collettiva per il destino del pianeta”. Come è facile immaginare, più superyacht si producono, più si danneggia l’ambiente: una ricerca condotta dagli antropologi economici Richard Wilk e Beatriz Barros ha rivelato che un miliardario medio ha un’impronta di CO2 migliaia di volte superiore rispetto a una persona comune. a esempio, l’imprenditore russo Roman Abramovich, proprietario del Chelsea Football Club e principale inquinatore secondo la lista stilata dai due studiosi, nel 2018 è stato responsabile di circa 33mila tonnellate di carbonio, di cui due terzi emesse dal suo yacht Eclipse, lungo 162,5 metri.

Ma a pesare sull’ambiente non sono solo i miliardari. Soprattutto le crociere minacciano il clima e gli ecosistemi costieri e marini. Secondo uno studio condotto dall’Università di Exeter, nel Regno Unito, una nave da crociera può avere un’impronta di CO2 maggiore di 12.000 auto, mentre un pernottamento a bordo consuma 12 volte più energia di un soggiorno in un hotel. E i passeggeri di un viaggio di sette giorni intorno all’Antartico possono produrre tanta CO2 quanta ne produce un cittadino europeo medio in un anno intero. “Sebbene le navi da crociera rappresentino solo una piccola percentuale del settore marittimo mondiale, si stima che circa il 24% di tutti i rifiuti prodotti dalla navigazione provenga da questo settore” spiega la professoressa Lora Fleming, autrice della ricerca. E lo conferma uno studio del Review of Maritime Transport del 2020: anche se le navi passeggeri rappresentano solo il 3% del traffico marittimo internazionale, sono responsabili della maggior quantità di CO2 per singola nave, più delle portacontainer o delle petroliere. Una nave da crociera che trasporta 27mila passeggeri, infatti, produce più di una tonnellata di spazzatura ogni giorno.