Ambiente

Guida al Bonus mobilità elettrica

Pubblicato in gazzetta ufficiale il nuovo contributo a favore dei veicoli elettrici. Vediamo chi potrà farne richiesta e quali le possibile criticità (vedi colonnine di ricarica…)
Credit: Ralph Hutter/unsplash

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il DPCM che istituisce in nuovi provvedimenti a favore della mobilità elettrica è l’occasione per provare a fare un punto sulla transizione ecologica in tema di mobilità.

Cosa prevede il decreto?

Le persone fisiche che acquistano un veicolo elettrico – automobile, moto o veicolo commerciale – entro il 31 dicembre 2022, nel 2023 e 2024, possono accedere agli incentivi del cosiddetto Fondo Automotive, la cui dotazione in prospettiva 2030 arriverà a 8,7 miliardi di euro. Per ora, c’è una disponibilità di 650 milioni di euro che si ripeterà per i tre anni oggetto del provvedimento.

Chi può accedere?

La misura è esplicitamente diretta a favore delle persone fisiche, mentre per le persone giuridiche le quote riservate sono molto minori. In ogni caso, anche per veicoli commerciali si parla di acquirenti PMI, quindi sono escluse le grandi flotte aziendali.

Per acquistare quali tipi di veicoli?

Si parla sempre di Euro 6 nuovi di fabbrica, ovviamente, e quelli coinvolti sono:

Categoria L, da L1 a L7 secondo la classificazione internazionale; in questo caso si va dai ciclomotori alle moto, fino alle microcar.

Per le quattro ruote si parla solo di categoria M1, che in parole semplici sono le automobili, con massimo 8 posti a sedere oltre al conducente (quindi si arriva fino ai minivan).

Per queste due classi di veicoli il criterio di ammissibilità è il livello di emissioni che deve essere compreso tra 0 e 135 g/Km di Co2.

Elettriche, ibride plug-in sono naturalmente incluse, ma il bonus si estende anche ai motori endotermici con i livelli più bassi di emissioni.

Per i veicoli commerciali sono ammesse le categorie N1 e N2, ovvero fino a 3,5 tonnellate e fino a 12 tonnellate.

Il contributo per questa classe è riconosciuto solo per veicoli elettrici con obbligo di rottamazione, mentre per le categorie precedenti questa è solo un’opzione che permette di accedere a un maggior contributo.

Che impatto avrà il bonus?

Riguardo all’impatto che questo programma potrà avere bisogna tenere conto dei due punti ancora critici per l’Italia (ma non solo per noi) che sono la diffusione della rete di ricarica - oltre che le stesse tecnologie con cui può essere realizzata - e il mix energetico nazionale.

A settembre 2020 nel nostro Paese risultavano attivi 13.077 punti di ricarica mentre, per fare un paragone, nazioni come Gran Bretagna e Olanda vantavano numeri di tutt’altra portata rispetto alla propria superficie: rispettivamente 32.396 e 61.406.

Il secondo punto critico è l’elettricità, che in Italia vede ancora un contributo prevalente delle fonti fossili: nel 2021 il contributo delle rinnovabili, incluso idroelettrico, copriva il 36,4% della domanda di energia elettrica. Quindi, acquistando un’auto a zero o basse emissioni si rischia di produrre comunque emissioni climalteranti.

Uno scenario n transizione che potrebbe subire una forte accelerazione grazie alla nuova strategia europea sull’energia presentata il 18 maggio dalla presidente Von der Leyen, il pacchetto RePower EU.

A che punto è la mobilità elettrica in Europa?

Prendiamo le auto elettriche “pure” (o BEV, Battery Electric Vehicle), che con le ibride plug-in sono le tipologie che nel nuovo provvedimento del governo godono della maggior quota di stanziamento (rispettivamente 220 e 225 mln euro sui 650 totali annui).

Dati riferiti al 2021 vedevano, per quanto riguarda l’Europa, largamente in testa la Norvegia, dove le immatricolazioni BEV sfioravano il 64%, in un Paese dove il grosso dell’energia elettrica è da fonte rinnovabile (idroelettrico).

Al di sotto della straordinaria performance norvegese si fa un bel salto: al secondo posto risultano i Paesi Bassi, dove si tocca quasi il 20%. L’Italia dell’era “pre-fondo automotive” si fermava al 4,6% ma con un dato comunque in crescita. Se aggiungiamo le PHEV (Plug-In Hybrid Electyric Vehicle) arriviamo comunque a un significativo 9,35% sul mercato totale, ma soprattutto con un balzo di oltre il 100% sull’anno precedente (+107% per le elettriche, +153% ibride).

Quale è il modello BEV più venduto in Europa?

Tesla model 3, quindi non proprio un’utilitaria (a listino circa 55.000 euro), dopo che in precedenza in cima alla classifica c’era la Renault Zoe, che è più una citycar. Anche questo è un segnale di evoluzione del mercato, che testimonia una maggior fiducia del consumatore sulle prospettive dell’elettrificazione del sistema europeo di mobilità.

Modelli così costosi sono però esclusi dall’accesso al bonus, che prevede un tetto di prezzo per le BEV di 35.000 euro (iva esclusa), con un contributo di 3.000 euro o di 5.000 se si rottama un veicolo fino a Euro 4, e un tetto di 45.000 euro (sempre iva esclusa) per le ibride plug-in, con contributi rispettivamente di 2.000 e 4.000 euro.

A questo punto non resta che aspettare il 25 maggio, quando sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico si riaprirà la piattaforma ecobonus.mise.gov.it dove i concessionari potranno prenotare i contributi per l’acquisto dei veicoli che godono dei benefici del nuovo provvedimento.

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