Diritti

Il “collettivo” di donne che allevano ostriche in Gambia

L’organizzazione TRY Oyster Women’s Association si impegna nella raccolta dei molluschi nella riserva di Tambi. Salvando anche l’ecosistema
Due donne della TRY Oyster Women’s Association in un allevamento alla foce del fiume Gambia. (NATIONAL GEOGRAPHICS/JASON FLORIO)
Due donne della TRY Oyster Women’s Association in un allevamento alla foce del fiume Gambia. (NATIONAL GEOGRAPHICS/JASON FLORIO)
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8 maggio 2022 Aggiornato alle 17:00

In Gambia esiste un’associazione tutta al femminile che si occupa della raccolta di ostriche che crescono tra le mangrovie della riserva di Tambi, alla foce del fiume Gambia. È la TRY Oyster Women’s Association, organizzazione comunitaria impegnata anche nella salvaguardia ambientale.

Dopo una prima fase di raccolta, queste donne (oltre 500, provenienti da 15 villaggi nell’area di Banjul) si dedicano alla cottura e alla preparazione delle ostriche, così che possano essere spedite ai mercati locali ed essere vendute. Spesso, però, non dispongono dell’attrezzatura adatta alla raccolta, come guanti di protezione, stivali impermeabili o barche per la navigazione (non tutte sono capaci di nuotare).

TRY è stata fondata nel 2007 da Fatou Janha Mboob, per far fronte alle sfide connesse alla disoccupazione femminile e con l’obiettivo di «rendere le mietitrici parte coesa dell’ecosistema, piuttosto che una forza contro di esso», scrive il Guardian. E per raggiungere il loro empowerment.

Nel Paese il mercato delle ostriche è gestito principalmente dalle donne appartenenti alle comunità più povere e, nonostante la richiesta del prodotto sia alta, i guadagni sono molto bassi. La loro condizione peggiora se consideriamo che la raccolta dura quattro mesi, da marzo a giugno.

La svolta per TRY è arrivata nel 2012, quando Mboob è riuscita a convincere il governo a rendere la riserva di Tambi un “luogo di gestione speciale” per la raccolta esclusiva da parte dell’associazione. Ma la svolta è stata anche ambientale perché da sempre TRY pone particolare attenzione alla salvaguardia del territorio.

Come spiega l’associazione stessa, solitamente chi raccoglie ostriche dalle radici delle mangrovie in Gambia lo fa con eccessiva frequenza, utilizzando strumenti rudimentali a danno della vegetazione. Ciò provoca uno sfruttamento massiccio delle foreste e un sottosviluppo dell’ostrica.

TRY, invece, si impegna a preservare l’ecosistema locale, lasciando intatte le radici della pianta e impedendo che altri le taglino via per ricavarne legna da ardere; inoltre, è attiva nella loro riforestazione. A partire dal 2010, anno in cui ha ottenuto alcuni fondi da un programma dello United Nations Development Programme (UNDP) per la riforestazione e l’acquacoltura delle mangrovie, l’organizzazione è riuscita a piantarne circa 50 mila in due anni.

«Quando abbiamo avviato la nostra associazione, mai avremmo pensato che un giorno saremmo state riconosciute a livello internazionale per il nostro lavoro - ha spiegato Mboob - Ci sentiamo molto fiere dei nostri piccoli sforzi e dei contributi verso la protezione dell’ecosistema e il miglioramento delle condizioni di vita delle donne in Gambia».

Grazie al suo impegno costante, nel 2012 TRY ha vinto l’Equator Prize, assegnato ogni due anni dall’Equator Initiative per premiare gli sforzi nella riduzione della povertà nelle comunità attraverso la conservazione della biodiversità.

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