Futuro

Il MIT compie il primo studio sul latte materno

Una ricerca condotta da un team dell’Università del Massachussets ha analizzato e “sequenziato” il latte di 15 madri durante tutto l’allattamento, a partire dai primi giorni post parto. Scoprendo 10 tipi di cellule diverse
Credit: annie spratt
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Dopo 6 mesi il latte diventa acqua, Chi ha un seno piccolo ha poco latte, Allattare fa perdere i capelli, Non si può fare sport quando si allatta…

Sono tanti i luoghi comuni e i falsi miti legati a una fase importante per la salute del bambino e della madre come quella dell’allattamento. Per la prima volta i ricercatori del MIT hanno condotto uno studio approfondito sul tema, compiuto su larga scala, attraverso l’esame ad alta risoluzione delle cellule del latte materno.

Secondo il rapporto Unicef “Brestfeeding. A Mother’s Gift for Every Child” del 2018, nel mondo, ogni anno, circa 7,6 milioni di bambini non vengono allattati regolarmente al seno, soprattutto nei Paesi industrializzati. Secondo i dati del rapporto, circa il 21% dei bambini nei Paesi con il reddito più alto non è mai stato allattato al seno, mentre in quelli a basso e medio reddito il tasso scende al 4%.

In Italia negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a un generale aumento dell’allattamento al seno. In base a una ricerca dell’Istat del 2014, la durata media del periodo di allattamento passa da 6,2 mesi nel 2000 a 7,3 mesi nel 2005 fino al valore di 8,3 nel 2013.

Il team scientifico del MIT ha analizzato il latte materno durante un arco di tempo ampio, dai primi giorni di vita del neonato fino anche a due anni dal parto, scoprendo una serie di cambiamenti nel genoma contenuto nelle cellule. La difficoltà nel portare a termine uno studio di questo tipo dipende principalmente dall’impossibilità di sottoporre il tessuto a una biopsia durante la fase dell’allattamento.

“Abbiamo potuto avere una visione d’insieme del fenomeno dell’allattamento, dimostrando che il latte cambia anche dopo anni”, afferma Brittany Goods, ex MIT postdoc, autrice senior del progetto di ricerca, ora assistente professore di ingegneria al Dartmouth College.

Per realizzare questa ricerca, il gruppo ha prelevato campioni di latte da 15 madri, monitorandone la composizione per tutta la durata dell’allattamento: a partire dal terzo giorno fino al 632esimo dopo il parto. In questo modo sono riusciti a isolare 48.000 cellule da 50 campioni attraverso il sequenziamento dell’RNA unicellulare, una tecnologia che ha consentito di individuare 10 tipi differenti di cellule, una popolazione di cellule di fibroblasti, 2 tipi di cellule epiteliali e 7 tipi di cellule immunitarie.

Tra i lattociti, i ricercatori e le ricercatrici hanno identificato un gruppo di cellule che sembra essere il principale produttore di latte e un altro che svolge un ruolo più “strutturale” nella ghiandola mammaria. Col trascorrere del tempo, il team ha scoperto che la percentuale di lattociti coinvolti nella produzione di latte tende a diminuire, mentre aumenta mano a mano la percentuale coinvolta nel supporto “strutturale”. Questi cambiamenti potrebbero rispondere in qualche modo alle mutate esigenze nutrizionali dei bambini durante le prime fasi della crescita.

Una mappatura accurata delle cellule del latte materno potrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita delle madri e dei figli, in particolare nella fase dell’allattamento. Potrebbe sussistere, per esempio, un nesso tra la composizione del latte materno e particolari eventi e tappe nella crescita del bambino, come per esempio il momento in cui il piccolo comincia ad andare all’asilo nido o a bere latte artificiale, oppure quando la mamma riprende l’assunzione della pillola contraccettiva.

“Ci sono chiaramente modifiche nella composizione del latte materno correlate a cambiamenti dello stile di vita o dello stato di salute, come le malattie infantili o il controllo delle nascite ormonali materni”, ha spiegato Sarah Nyquist, una studentessa del MIT, nel suo articolo apparso recentemente negli Atti della National Academy of Sciences. Lo studio del MIT proseguirà, per indagare meglio anche le cause ambientali che portano ai mutamenti scoperti dai ricercatori e dalle ricercatrici.

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