Diritti

Slut, whore, die: ecco i messaggi che ricevono le donne sui social

Una su 3 ha subito una forma di violenza digitale nel mondo, tanto da aver chiuso il profilo su una piattaforma pur di difendersi. Su Instagram, un messaggio su 15 viola la policy della community con insulti o argomenti sessualmente espliciti
Credit: tony reid
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Slut

Whore

Die

Do you want to fuck?

È questo il tenore dei messaggi ricevuti da migliaia di donne ogni giorno nelle conversazioni private dei vari social network. In particolare, nella sezione dei DM su Instagram – quella dei messaggi inviati in privato – si celerebbe un fenomeno sommerso di abusi e violenze verbali.

L’attacco digitale nei confronti delle donne sui social è dilagante e assume molteplici forme: foto e messaggi di testo sessualmente espliciti e indesiderati, minacce di aggressione fisica o sessuale, insulti e offese legate al genere. Secondo un’indagine del 2015 della United Nations Broadband Commission (“Cyber violence against women and girls”), confermata nel 2017 da uno studio dell’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), 1 donna su 3 ha subito una forma di violenza digitale nel mondo e il fenomeno ha già interessato circa 9 milioni di ragazze e donne solo in Europa. In media 1 donna su 10 ha sperimentato personalmente un abuso virtuale già a partire dai 15 anni di età.

Il Center for Countering Digital Hate – un’organizzazione no profit che si occupa di odio e disinformazione online – ha esaminato oltre 8.717 messaggi inviati in direct a 5 donne con profili social particolarmente seguiti, come per esempio l’attrice Amber Heard.

La ricerca mostra che 1 messaggio su 15 inviato da sconosciuti a donne piuttosto note viola le linee guida della community di Instagram. In sostanza, i messaggi privati vengono sfruttati regolarmente per inviare contenuti pornografici o offensivi per aggirare i controlli in cui incorrerebbe un post pubblico. A volte, però, non si limitano a digitare insulti o inviare foto non richieste: 1 nota vocale su 7 ha un contenuto violento. In proposito Heard ha raccontato al Washington Post di aver ascoltato nei suoi DM note audio in cui le si augurava la morte.

Il dato allarmante è che nel 90% dei casi in cui si segnalava il messaggio o il contenuto abusante ai moderatori, la piattaforma non predisponeva alcuna sanzione nei confronti dell’utente violento. Il principale ostacolo è che una parte consistente di abusi rimane invisibile e impunita nelle chat private, rispetto alle quali la policy del social network è molto più blanda. “Instagram ha contribuito a creare una cultura in cui gli abuser non si aspettano conseguenze e ciò nega la dignità delle donne e la loro libertà nell’utilizzare gli spazi digitali senza incorrere molestie”, ha dichiarato al giornale americano Imran Ahmed, amministratore delegato di CCDH.

Secondo uno studio dell’UNESCO e del Centro Internazionale per i giornalisti (ICFJ), l’anno scorso il 16% delle giornaliste ha riferito episodi di violenza online su Instagram. Le professioniste in questione hanno raccontato di aver subito le molestie da parte di vere e proprie “pagine di odio” sull’app, create appositamente per trollarle.

Nel 2020, un sondaggio condotto dal gruppo per i diritti delle donne Plan International ha rilevato che gli abusi online spingono sempre più le ragazze a chiudere i propri profili e ad abbandonare le piattaforme social di Facebook, Instagram e Twitter. L’indagine ha preso in considerazione un campione di 14.000 donne di età compresa tra i 15 e i 25 anni in 22 Paesi diversi: 1 giovane su 5 (19%) ha abbandonato o ridotto in maniera significativa l’uso di una piattaforma social dopo essere stata molestata, mentre 1 su 10 ha cambiato drasticamente i contenuti pubblicati.

Non è semplice, poi, dimostrare di essere stata vittima di molestie online. Se per esempio l’utente invia messaggi in “modalità scomparsa”, questi non potranno più essere aperti una volta che il destinatario li ha visualizzati. Il fatto che si tratti di una funzione utilizzabile solo tra persone che si seguono a vicenda purtroppo non esclude l’abuso, perché un molestatore potrebbe approcciarsi inviando messaggi innocui che spingano la donna a ricambiare il follow.

In realtà, Instagram afferma di procedere per gradi una volta ricevuta la segnalazione: una singola violazione si traduce in un avviso rivolto all’abuser e nell’impossibilità per quest’ultimo di inviare messaggi privati per un determinato lasso di tempo.

Inoltre, nell’aprile 2021 Instagram ha lanciato alcuni nuovi strumenti per tutelare gli utenti dalle molestie, comprese sanzioni più severe per le persone che inviano messaggi offensivi, nuove funzionalità per bloccare gli account indesiderati e filtri che, una volta attivati, dovrebbero schermare automaticamente le richieste DM contenenti parole e frasi offensive ed emoji.

Gli utenti possono inoltre creare i propri elenchi personalizzati di termini offensivi che verranno automaticamente bloccati. “Non siamo d’accordo con molte delle conclusioni del CCDH, ma concordiamo sul fatto che le molestie nei confronti delle donne siano inaccettabili. Ecco perché non ammettiamo l’odio di genere o qualsiasi minaccia di violenza sessuale e l’anno scorso abbiamo annunciato delle misure più forti per tutelare la sicurezza dei personaggi pubblici femminili”, ha affermato, in una nota di risposta al report di CCDH, Cindy Southworth, responsabile della sicurezza delle donne di Facebook.

L’unica effettiva difesa dagli attacchi virtuali consiste nel disattivare la funzione che consente di ricevere e inviare messaggi privati, il che significa rinunciare alle chat con amici e conoscenti, ma anche a eventuali proposte e opportunità di lavoro che possono giungere tramite DM. Sorge spontanea una domanda: è giusto che le donne si auto-limitino nella gestione dei propri profili social o è arrivato il momento di introdurre regole più severe sulle piattaforme e una normativa di settore aggiornata?

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di Cristina Sivieri Tagliabue 2 min lettura