Città

Violenza in piazza, silenzio in Sala

La figura del borghese milanese si è un po’ imbruttita. Al suo posto, una distanza sempre maggiore tra i cittadini. E la paura, anche, di parlare chiaro. A Capodanno l’apice del fenomeno, e lo spettacolo peggiore.
Credit: Noah Buscher
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
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22 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

È come se Milano, la città simbolo “economico” del Paese, si stesse spezzando in due. In mezzo, una voragine. Come scrivono l’economista Stefano Scarpetta e il giornalista Eugenio Occorsio in Un mondo diviso (Laterza, 2022) - sulla base dei dati Ocse - aumenta il peso economico dei cittadini con alta specializzazione professionale e, paradossalmente, con bassa specializzazione. In mezzo, il ceto medio arretra.

Da una parte, quindi, chi sta bene e sa comportarsi bene. Dall’altra, chi bene non sta. Il centro, e la periferia. Ma non solo. La piazza, e il salotto. Il ricco, e il povero.

Certo è sempre stato un po’ così ma con l’acuirsi del Covid tutta la città “al servizio” dell’altra città - quella fatta di migranti, di extracomunitari o di seconde generazioni - è come se si fosse svegliata da un letargo. Il letargo del superlavoro. E si è fatta sentire di più, in giro.

La periferia che soffre, la periferia che si vuole prendere il centro, a Capodanno, e anche le ragazze in centro. Accerchiandole. Nella prima metà del 2021 sono state 2.000 le ragazze soccorse. E anche se Diana De Marchi, consigliera comunale sempre attiva sui temi di genere, sottolinea che i fondi dedicati al problema siano triplicati, la domanda permane.

Com’è possibile che anche poco dopo i fatti di Capodanno, solo 3 giorni fa, un’agenzia riporti come la senatrice a vita Elena Cattaneo sia stata derubata e spinta a terra proprio e ancora in Piazza Duomo? Il portafoglio con i documenti è stato ritrovato vuoto, poco distante.

La questione della sicurezza in una città non si risolve con i mi dispiace, con i proclami, né con le scuse, e con le dichiarazioni ai giornali che riprendono pedissequamente il verbo del “capo”. Forse i problemi non si risolvono neppure rafforzando la sicurezza di una città, né con i tanti progetti di coesione nati durante il “periodo Pisapia” e oggi ancora parzialmente attivi.

E tuttavia, i cittadini che hanno votato per la seconda volta il sindaco Sala, perché - dal pulpito dei loro social media - tacciono? Perché non sta bene criticare le seconde generazioni di migranti o perché amano così tanto un sindaco amante dei salotti buoni da non proferire critica? Questo sindaco incapace di dialogare davvero con le periferie, cosa si aspettano che lascerà, alla città, da ricordare?

Uno sguardo nuovo per una città sostenibile e quindi inclusiva? Oppure un posto in cui i migranti, e la parte invisibile che sta tentando di integrarsi - come sottolineano i fatti di Capodanno - si lascia andare a comportamenti violenti?

Perché lo può fare. E lo fa?