Diritti

Colpa d’Alfredo

Le assistenti di volo hanno avuto il coraggio di fare ricorso contro il “potente di turno” e hanno vinto a metà. Ma le scelte di Alfredo Altavilla, presidente di Ita, non sono sostenibili da un’azienda di Stato
Il flash mob delle ex assistenti di volo Alitalia il 20 ottobre 2021 di fronte al Campidoglio.
Il flash mob delle ex assistenti di volo Alitalia il 20 ottobre 2021 di fronte al Campidoglio.
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 3 min lettura
26 marzo 2022 Aggiornato alle 07:00

Come sempre, a pagare, sono gli ultimi. In questo caso le ultime. Le avevamo lasciate il 20 ottobre 2021 di fronte al Campidoglio, spogliate della loro divisa in un flash mob di cui ci sono rarissime immagini perché neppure la stampa - diciamolo - dava loro credito. E nonostante la “location di prestigio” non si era mossa un granché nell’andarle ad ascoltare. Loro volevano raccontare di esser state lasciate fuori da Ita, perché madri, ma nessuno ci voleva credere.

Le ritroviamo il 25 marzo 2022, fuori dal tribunale di Roma che ha accolto il ricorso di due di loro. Due assistenti di volo che si sono fatte avanti con i loro legali e hanno dato battaglia. Il magistrato del lavoro Claudio Cottatellucci s’è preso la briga di mettersi di traverso all’ardito percorso del super manager ex Fca Alfredo Altavilla. E ha quindi riconosciuto un danno per 22.000 euro a dipendente (oltre le spese processuali) senza il reintegro in azienda.

Secondo la sentenza, siccome non c’è stata nessuna assunzione di dipendenti incinte da parte della compagnia aerea (nonostante le 2.925 persone “on board”) le donne in gravidanza sono state discriminate.

Le ex dipendenti Alitalia oggi disoccupate con figlio a carico hanno vinto? Non direi. Però è stato creato un precedente importante, per Ita. E di class action ne è già pronta una seconda, per discriminazione nell’assunzione delle donne tra i 35 e i 50 anni con 104 (la legge dedicata a coloro che hanno persone disabili in famiglia). Oltre ai ricorsi, decine, per altri motivi molto semplici.

Posto che il tribunale è un luogo frustrante, e che nessuno ne esce mai davvero esaudito, mi domando cosa abbiano fatto di male i lavoratori ex Alitalia per meritare un trattamento così difforme da quello che ricevevano i dipendenti della stessa azienda 30 o 40 anni fa. Perché una volta volare era un privilegio, e oggi un rischio tutto a carico del dipendente. E perché una volta, in una compagnia pubblica, occorreva “praticare” un’etica sostenibile del lavoro. E invece oggi l’etica sostenibile è semplicemente una scelta di eleganza della divisa delle hostess e degli steward. E non ha nulla a che fare con la relazione delle persone con cui si intraprende un percorso.

Alfredo Altavilla è passato più volte dal Parlamento a sproloquiare, difendendo le sue posizioni intransigenti, e in ogni occasione si è dimostrato quasi incurante delle vite degli altri. «Sono partite le assunzioni? Assolutamente sì - affermava qualche mese fa al Sole 24 Ore dopo un’audizione alla Camera - sulla base dei curriculum, del merito e dell’esperienza». Era vero? A quanto dice la sentenza, no.

I suoi modi sono descritti da chi lo vede all’opera come dispotici e assertivi. Le parolacce che a quanto dicono quelli che assistono alle sue riunioni potrebbero risultare simpatiche, rischiano di suonare offensive. E a proposito: curriculum, merito, esperienza, sono stati utilizzati anche per la scelta dei fornitori della compagnia Ita? Secondo un articolo di Domani del 2 dicembre scorso, il figlio della sua compagna è il capo prodotto del neo fornitore delle mense di Fiumicino Helbiz.

Lo abbiamo capito che Altavilla doveva tagliare, e ha tagliato. E lo abbiamo capito che sta “risolvendo” con la trattativa Msc - Lufthansa. Ma poi, in funzione di questa sua capacità di gioco, la politica gli permette di fare davvero tutto tutto tutto quello che vuole?

N.B. A Roma 70 ex dipendenti cassaintegrati di Alitalia hanno pagato a loro spese un pullmino per portare in Italia un gruppo di rifugiati ucraini.