Diritti

Haiti e la Statua della libertà

Le notizie allarmanti di queste ultime ore, con le bande armate che stanno prendendo il sopravvento, fanno tornare d’attualità la situazione drammatica di Haiti, che ha una lunga storia di povertà e colonialismo
Credit: Atahan Güç 

Mentre i media internazionali mostrano le immagini dell’assalto di bande criminali agli uffici pubblici di Port-au-Prince, capitale di Haiti, il pensiero corre alla sua storia e a come la libertà sia intesa diversamente a seconda di chi ne afferma il principio e a chi essa si riconosce.

La storia di Haiti, uno dei Paesi più poveri del mondo con un reddito pro capite di 1829 dollari Usa nel 2021, è infatti significativa.

La dominazione francese e la trappola del doppio debito

Haiti è stata il secondo stato del continente americano a dichiarare l’indipendenza dalla nazione colonizzatrice. I primi furono infatti gli Stati Uniti, che dichiararono la loro indipendenza nel 1776 e poi Haiti che si liberò dal dominio francese nel 1804.

Haiti è poi probabilmente il primo Paese al mondo in cui una colonia, formata soprattutto da schiavi, ha proclamato la propria indipendenza e l’uguaglianza di tutti i suoi abitanti. In questo forse influì anche il fatto che fu per un lungo periodo la sede della “fratellanza della costa” che univa pirati di diverse etnie in un’utopica indipendenza dagli stati sovrani, basata sul principio di uguaglianza tra tutti i suoi appartenenti, per l’appunto chiamati fratelli.

Dopo una prima serie di scontri vinti dagli haitiani, Haiti proclamò l’indipendenza con l’abolizione perpetua della schiavitù. L’indipendenza fu contestata dalla Francia, che con la minaccia delle proprie cannoniere pretese il pagamento di una somma enorme quale risarcimento per avere subito la sottrazione del suo possedimento, schiavi inclusi.

Haiti accettò di pagare per evitare una guerra e il riscatto fu finanziato a più riprese in modo oneroso da banche francesi. Il Paese finì di pagare il debito, o meglio i debiti, solo nel ventesimo secolo con effetti devastanti per la propria economia.

La chiamarono la trappola del “doppio debito”, perché oltre all’importo “dovuto”, si sommarono interessi su interessi, che privarono lo stato delle risorse per creare un proprio sviluppo.

La dominazione statunitense e lo scippo del secolo

Nel primo Novecento Haiti ha poi subito la dominazione territoriale degli Stati Uniti che la sfruttarono in tutti i sensi, sino a privarla delle riserve auree di quella che allora poteva essere considerata la banca centrale haitiana (all’epoca tale sottrazione fu definita un atto di pirateria internazionale).

Il passato presenta sempre il conto

Queste vicende sono state oggetto di varie investigazioni sulla stampa, da ultimo da parte di un gruppo di giornalisti che ne pubblicarono l’esito sul New York Times due anni fa.

Alcuni commentatori ritengono che la povertà di Haiti e la sua situazione di crisi permanente sia dovuta all’ingente somma che essa si è obbligata a pagare alla Francia (si parla di circa 500 milioni di dollari Usa in valori attuali che avrebbero provocato danni tra i 20 e 125 miliardi di dollari Usa in termini di mancata crescita) e al successivo sfruttamento da parte degli Stati Uniti.

Quanto questo dato sia fondato non è facile valutarlo, ma basti ricordare che Indro Montanelli nella sua Storia d’Italia scrisse che la questione meridionale, ovvero l’arretratezza delle regioni del Sud d’Italia rispetto alle regioni del Nord d’Italia, si aprì con le devastazioni di Annibale durante la seconda guerra punica (avvenute poco prima del 200 avanti Cristo) a segno che gli effetti nefasti delle azioni degli uomini possono durare non solo anni e secoli, ma anche millenni.

La spedizione dei mille keniani

Ora è di quest’ultimo periodo la notizia che l’amministrazione del Presidente Biden vorrebbe riportare l’ordine ad Haiti attraverso l’azione di peace keeping delle Nazioni unite e l’intervento di Paesi terzi quali il Kenya. Questo stato in particolare dovrebbe mandare mille poliziotti che non conoscono l’isola e soprattutto la popolazione, a dare man forte alla polizia locale (spesso corrotta e connivente con la delinquenza) a difesa dell’ordine costituito.

A prescindere dalle considerazioni sul Presidente keniano Rutho che attraverso questo invio forse vorrebbe dare maggiore visibilità al Kenya nel consesso internazionale, non diversamente da quel che fece il nostro Conte di Cavour con l’invio delle truppe sardo-piemontesi nella guerra di Crimea del 1855, la situazione si apre a due tristi considerazioni.

La schiavitù altrui e la Statua della libertà (di alcuni)

Da un lato, con riferimento all’invio di poliziotti da parte del Kenya, lascia davvero attoniti il fatto che si possa chiedere il sacrificio di giovani vite inviate a esporsi a reale rischio di morte dall’altra parte del mondo per risolvere crisi che il proprio stato non ha minimamente contribuito a creare e senza avere una concreta possibilità di successo.

Dall’altro il fatto che la crisi secolare haitiana trova quali cause storiche lo sfruttamento sistematico da parte della Francia prima e degli Stati Uniti dopo: due nazioni che sono prese a esempio per la proclamazione dei principi di uguaglianza e libertà, due nazioni che realizzarono la Statua della libertà, dono della Francia agli Stati Uniti e da questi ultimi edificata.

Statua della libertà: la libertà di alcuni ma non di tutti, certamente non degli haitiani.

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