Ambiente

Siccità: in Sicilia acqua razionata e disagi per 3 milioni di persone

L’emergenza idrica è sempre più forte: stato di crisi e limitazioni all’acqua potabile in sei province. Coldiretti: “D’estate sarà un disastro. Forse abbiamo sottovalutato la crisi del clima”
Credit: Antonino Billardello  

Tempo di lettura 5 min lettura
15 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Non è ancora primavera e la Sicilia è già costretta a razionare l’acqua.

Da mesi la Trinacria era sotto stretta osservazione a causa di una siccità che perdura da tempo: i livelli di acqua a disposizione sono sempre più bassi e ormai siamo al quarto anno di precipitazioni sotto media.

Per questo, fino al 31 dicembre, in sei province dell’isola scatterà il razionamento del settore idrico potabile. Misure, quelle proposte proposta del presidente della Regione Renato Schifani che ha approvato lo stato di crisi, che riguarderanno Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani.

A seconda delle stime diffuse, l’emergenza riguarderà tra 1 e 3 milioni di cittadini e almeno 100 comuni.

Come scrive la Regione, “il 2023 è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato finora questa tendenza. Non a caso, lo scorso febbraio il Governo regionale aveva dichiarato lo stato di crisi idrica sia per il settore irriguo sia per la zootecnia”.

Con la situazione sempre più grave il governo regionale si è visto costretto a percorrere la strada dei razionamenti e nominare un commissario delegato, il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro, che avrà il compito di attuare una serie di misure per superare la fase più critica.

Tra queste ci sono “la riduzione dei prelievi e l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi”, l’attuazione “di pratiche tecnologiche e programmi di ammodernamento atti a ridurre i consumi delle apparecchiature delle utenze e alle campagne di sensibilizzazione al risparmio idrico”. Ma anche “la ricognizione e la pianificazione degli interventi urgenti per il reperimento di risorse alternative” oppure “l’individuazione di soluzioni per il reperimento di nuove risorse idriche a uso potabile” e azioni per “l’utilizzo di pozzi e sorgenti, nonché l’utilizzo dei volumi morti negli invasi e l’interconnessione invasi”.

Tutte iniziative che guardano in realtà al futuro: senza acqua, questa estate soprattutto dal punto di vista agricolo per la Sicilia potrebbe essere un vero e proprio disastro.

Per Coldiretti Sicilia «da quasi cento anni non si verificava una situazione simile in Sicilia. E il peggio deve ancora arrivare. Con gli invasi praticamente a secco e senza piogge adeguate nelle prossime settimane in estate non saremo nelle condizioni di poter irrigare», ha detto Ignazio Gibiino, vicepresidente regionale di Coldiretti Sicilia. «Da maggio in poi si vedrà il disastro. Le pioggerelline che ci sono state fino a oggi hanno garantito la sopravvivenza delle coltivazioni, ma durante il periodo estivo, quando si dovranno utilizzare grossi quantitativi di acqua per le irrigazioni di emergenza a causa dell’assenza di precipitazioni e delle temperature elevate, senza acqua accumulata negli invasi vivremo un dramma», spiega.

Nel frattempo in varie zone della Sicilia, a causa anche di infrastrutture con grandi criticità, in diverse aree si è verificata l’interruzione del servizio di erogazione, come a esempio a Trapani.

In generale con il nuovo piano sono previste in tutta l’isola riduzioni della portata d’acqua fra il 10% e il 45% .“La decisione, presa di concerto con le autorità regionali, è conseguente alla situazione di severità idrica in atto in Sicilia e tende a conciliare il soddisfacimento del fabbisogno delle persone con la necessità di salvaguardare gli invasi”, hanno spiegato da Siciliacque.

La Trinacria però non paga solo i conti di una crisi climatica sempre più evidente e della siccità persistente, ma anche una serie di problemi strutturali storici e cronici che riguardano dighe che non funzionano, manutenzione che non c’è stata e perdite delle reti (con punte che sfiorano il 50%).

Un monitoraggio del 2023 diceva che su 46 invasi della Sicilia 4 sono fuori esercizio e 17 con invaso limitato o ancora in attesa del collaudo.

«Dalla diga Trinità di Castelvetrano si continua a sversare acqua che l’invaso non può contenere per problemi di autorizzazioni. In una annata particolarmente siccitosa è un lusso che certamente non ci si può permettere», ha per esempio affermato il presidente della Cia della Sicilia Occidentale Camillo Pugliesi. «Senza acqua nelle dighe come sarà garantito l’approvvigionamento idrico per i cittadini? Come si potrà fare fronte alle esigenze aumentate anche per via dell’arrivo dei turisti nell’Isola? Il dramma nel dramma: non solo un danno economico per la collettività agricola, ma anche un problema importante per la popolazione civile», ha ricordato per esempio Coldiretti tramite le parole di Gibiino.

«Che i cambiamenti climatici fossero dietro la porta è un elemento che forse è stato sottovalutato un po’ da tutti - ha poi ammesso il vicepresidente regionale di Coldiretti Sicilia - ma è inutile guardarsi indietro. Oggi c’è una condizione di emergenza da affrontare, non siamo più nelle condizioni di poter perdere una sola goccia d’acqua».

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Giacomo Talignani 4 min lettura