Bambini

UK: i bambini non sono abbastanza autonomi quando iniziano la scuola

Molti non sanno andare in bagno da soli o usare i libri. Lacune che rallentano la loro crescita e il percorso scolastico di tutta la classe
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23 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Il passaggio alla scuola primaria è un momento di svolta nella vita di ogni bambino, che coinvolge aspetti emotivi, sociali, relazionali e fisici. Ai piccoli, rispetto a quanto avveniva all’asilo, viene infatti chiesto di stare seduti per molte ore, prestare attenzione agli insegnanti, apprendere nuove competenze e di essere già autonomi in una serie di step evolutivi che si danno per acquisiti al momento dell’inizio della scuola.

La corretta acquisizione dell’autonomia nella gestione delle proprie necessità di base, come l’utilizzo dei servizi igienici, è una degli aspetti propedeutici al corretto inserimento del minore nel percorso scolastico. L’idea che un bambino di 6 anni sia in grado di andare in bagno da solo può apparire, ai più, lapalissiana nella sua banalità, eppure i dati raccolti nel Regno Unito riportano una realtà diversa, che testimonia un grave deficit di autonomia dei bambini che non solo impatta sulla loro salute psicofisica, ma sull’intero sistema scolastico nazionale.

Il quadro della situazione

Secondo i dati del rapporto dell’associazione Kindred2, nel Regno Unito gli insegnanti devono dedicare almeno due ore e mezza della loro giornata lavorativa ad assistere e aiutare bambini che non erano evidentemente pronti, in termini di competenze e autonomia, a essere inseriti alla scuola primaria.

Nonostante più del 90% dei genitori intervistati dichiari di ritenere i propri figli indipendenti sotto diversi aspetti, la situazione reale della primaria inglese appare molto diversa: il 39% dei bambini fatica a tenere in mano una matita, il 37% non è in grado di vestirsi autonomamente, il 25% non possiede le competenze linguistiche di base richieste, il 28% utilizza i libri in modo scorretto come fossero dei tablet e il 24% non è in grado di utilizzare i servizi igienici correttamente e in autonomia.

Se si analizzano queste percentuali è facile capire come mai i più di 1000 insegnanti intervistati da Kindred2 tra ottobre e novembre 2023, abbiano parlato di un vero e proprio allarme sociale e di una grave inconsapevolezza dei genitori su quali competenze i figli dovrebbero aver già acquisito prima di iniziare la scuola.

Il 69% del personale scolastico, infatti, ritiene che i genitori non siano adeguatamente informati su quali siano gli step evolutivi richiesti a un bambino in età scolare, mentre ben il 50% dichiara apertamente che alcuni aspetti educativi (come insegnare a utilizzare la toilette) non siano di competenza della famiglia ma della scuola.

Il fatto che molti genitori ritengano gli insegnanti responsabili di questi aspetti, appaltando alla scuola una serie di responsabilità domestiche legate all’educazione dei bambini, ha suscitato molte polemiche nel Regno Unito, in particolar modo a seguito della denuncia di un’insegnante che si è vista obbligata a cambiare il pannolino di un bambino di 6 anni, perché la madre si è candidamente definita “troppo impegnata” per insegnargli a usare il bagno.

L’impatto sui minori e sul sistema scolastico

Il mancato raggiungimento del corretto livello di autonomia dei bambini in età scolare non è un problema che riguarda unicamente la singola famiglia, ma impatta sull’intera collettività.

Se 1 bambino su 4 della scuola primaria non è ufficialmente in grado di utilizzare, a esempio, i servizi igienici da solo, obbligando le maestre ad aiutarlo o addirittura a cambiargli il pannolino, questo comporterà un dispendio in termini di tempi e risorse non indifferente per tutto il personale scolastico.

Con questi presupposti, un terzo del tempo, che andrebbe impiegato per l’insegnamento a tutti i bambini della classe, viene utilizzato solo per assistere gli studenti in tutte quelle competenze di base che dovrebbero già possedere.

Questo non solo si ripercuote sul tipo di servizio che viene prestato alla totalità degli alunni, ma incide anche sulla fidelizzazione del personale impiegato. Sempre secondo il sondaggio Kindred2, il 47% degli insegnanti intervistati ha dichiarato di ragionare sul lasciare o meno il proprio ruolo. La motivazione è chiara: si è abbandonato lo scopo unico di insegnare, in favore di un’assistenza all’infanzia che assomiglia sempre più a una sorta di babysitting.

La questione impatta anche sul benessere psicofisico dei minori coinvolti, che se non vengano adeguatamente supportati nel conseguimento dei normali step volutivi, entro termini considerati fisiologici, finiscono per inserirsi in un contesto di vita sociale e scolastico sprovvisti non solo di capacità di base, ma anche della sufficiente libertà e fiducia in sé per relazionarsi e crescere in maniera serena.

La direttrice di Kindred2, Felicity Gillespie, esprime la sua preoccupazione sottolineando che i bambini in difficoltà da questo punto di vista all’inizio della scuola dell’obbligo hanno maggiori probabilità di avere problemi lungo tutto il loro percorso scolastico e di vita.

Geoff Barton, segretario generale dell’Association of School and College Leaders, specifica che perché tutti possano accedere a un’istruzione di alta qualità è necessario intervenire nella fase della prima infanzia per colmare qualsiasi divario o incompetenza.

Un obiettivo reso non facile dall’aumento dei costi della vita e dal fatto che solo poche famiglie possono permettersi di accedere ai posti gratuiti di assistenza all’infanzia, facendo perdere di fatto ai bambini le opportunità cui avrebbero diritto.

Alla luce di queste considerazioni diventa sempre più prioritario investire sull’educazione dei bambini e garantire alle famiglie il sostegno necessario, in termini di opportunità, per accedere a determinati ambienti e servizi.

Possibili interventi

Un portavoce del Ministero dell’Istruzione inglese ha recentemente dichiarato come il governo si stia attivando per fornire un pacchetto di formazione per gli operatori dei primi anni di vita dei bambini, che includa un adeguato supporto per migliorare le capacità di linguaggio e comunicazione.

Il problema, però, non riguarda unicamente gli operatori per l’infanzia ma le famiglie. Il rapporto ha, infatti, evidenziato come genitori e insegnanti siano concordi sul fatto che una serie di fattori contribuiscano alla mancanza di preparazione alla scuola, tra i quali il tempo trascorso davanti agli schermi, gli orari lavorativi, i costi e l’impossibilità di accedere ai servizi per l’infanzia.

Sempre secondo i dati raccolti da Kindred2, il 43% dei genitori ha sentito parlare di preparazione alla scuola solo quando il loro bambino aveva già quattro anni, il 22% non ha mai ricevuto visite da un operatore sanitario prima che il proprio figlio iniziasse la scuola, mentre il 63% ha ricevuto due visite o meno.

Per questo motivo Cathie Paine di REAch2, il più grande trust multi accademico di sole scuole primarie in Inghilterra, ha sottolineato come sia necessario lavorare in primo luogo con le famiglie, definendo chiaramente cosa si intenda per preparazione scolastica, un concetto che va dall’autonomia nell’espletamento delle funzioni fisiologiche, alla capacità di usare libri e materiali di apprendimento.

Il ministero dell’Istruzione inglese, di pari passo con queste considerazioni, ha dichiarato quindi che i genitori possono accedere a un supporto per aiutare lo sviluppo dei propri figli utilizzando i centri per le famiglie e il programma governativo Start for Life, un progetto ambizioso ma necessario, facente parte dell’investimento di 300 milioni di sterline stanziato per migliorare i servizi all’infanzia in tutto il Paese.

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