Ambiente

Nuova legge contro i crimini ambientali: anche 10 anni di carcere e multe fino a 40 milioni di euro

Approvata dal Parlamento europeo la direttiva per combattere i reati ambientali: tra le novità, maggiori responsabilità per le aziende che inquinano e inasprimento di pene e sanzioni
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28 febbraio 2024 Aggiornato alle 15:00

Dieci anni di carcere e multe fino a 40 milioni di euro.

La lotta ai crimini ambientali in Europa ha ora strumenti molto più forti nel tentativo di fermare e dissuadere tutti quei crimini, che vanno dal commercio illegale di legname sino alla violazione in materia di sostanze chimiche, così come quegli atti che mettono in pericolo la vita di persone ed ecosistemi, che possono danneggiare l’ambiente.

Il Parlamento europeo, con 499 favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni, ha infatti approvato la nuova direttiva contro i crimini ambientali che il Consiglio Ue aveva concordato nel novembre scorso.

I punti chiave della nuova direttiva sono riassumibili in quattro passaggi: l’inasprimento delle pene (anche fino a 10 anni di reclusione), sanzioni per le imprese fino al 5 % del fatturato mondiale o 40 milioni di euro, il commercio illegale di legname e l’esaurimento di risorse idriche aggiunti all’elenco dei reati ambientali e soprattutto la criminalità ambientale che entra di prepotenza nell’elenco (la quarta) delle attività criminali al mondo. Ma c’è anche - punto non da poco - la volontà di inserire nel testo anche i cosiddetti “reati qualificati”, in sostanza tutti quei crimini che “portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio”, come a esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo.

Nel caso di reati qualificati, il massimo di reclusione è di 8 anni, mentre quelli che causano la morte di una persona sono punibili anche con 10 anni e, in generale, per i vari reati è prevista una pena di almeno 5 anni.

Chi commette un crimine ambientale, secondo le nuove leggi, dovrà risarcire “il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l’importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio” fa sapere il Parlamento europeo.

Ovviamente, per poter essere preparati nell’affrontare la criminalità ambientale, anche le forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, dovranno aggiornarsi: gli Stati membri hanno infatti introdotto l’obbligo per i vari Paesi di organizzare corsi di formazione contro la criminalità ambientale. Inoltre è previsto un lavoro di raccolta dati in modo da avere maggiori informazioni, a livello europeo, nella lotta a questo tipo di reati.

Quasi tutti i partiti hanno sposato con forza questa nuova direttiva, ma fra gli italiani spiccano i voti contrari (fra i 100 totali) degli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia.

Fra i nuovi reati ambientali, oltre a quelli legati al commercio illegale di legname ed esaurimento delle risorse idriche, anche l’introduzione di pene contro la diffusione di specie esotiche invasive, mentre non viene inclusa la pesca illegale oppure le frodi legate al mercato del carbonio, o le violazioni della leggi sugli organismi geneticamente modificati.

Per Marie Toussaint, avvocata francese ed europarlamentare del gruppo Verdi-Alleanza libera europea l’Ue sta «adottando una delle legislazioni più ambiziose al mondo perché» la nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell’Europa, definendo una tutela nei confronti di coloro che danneggiano gli ecosistemi e, attraverso di essi, la salute umana. Significa porre fine all’impunità ambientale in Europa, cosa cruciale e urgente».

Una legge importante perché «i crimini ambientali stanno crescendo da due a tre volte più velocemente dell’economia globale e in pochi anni sono diventati il quarto settore criminale al mondo».

Per Antonius Manders del Ppe «è giunto il momento che la lotta alla criminalità transfrontaliera assuma una dimensione europea, con sanzioni armonizzate e dissuasive che impediscano nuovi reati ambientali. Con questo accordo, chi inquina paga. Ma non solo: è anche un enorme passo avanti nella giusta direzione. Qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di provocare inquinamento, infatti, potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell’impresa. Con l’introduzione del dovere di diligenza, poi, non ci sarà modo di nascondersi dietro a permessi o espedienti legislativi».

Da ora in poi una nuova pagina in difesa dell’ambiente è dunque scritta: la direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue e gli Stati membri avranno 2 anni di tempo per recepire le norme nel diritto nazionale.

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