Ambiente

Le cinque big del petrolio hanno fatto una marea di profitti dall’inizio della guerra in Ucraina

Oltre 281 miliardi per le compagnie del fossile. Miliardi che coprirebbero i costi per le bollette energetiche di interi Paesi o che potrebbero sostenere fondi come il Loss & Damage. I dati del rapporto Global Witness
Credit: ANSA  

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20 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

“Ci vorrebbero miliardi, non milioni”. Questa era la frase che nei giganteschi corridoi dei padiglioni della Cop28, lo scorso dicembre a Dubai, capitava di sentire più spesso fra le migliaia di persone presenti dopo ogni annuncio, dei singoli Paesi, di contributi milionari alla causa del clima, per esempio quelli per i fondi Loss & Damage, oppure per quelli a a sostegno dei Paesi più poveri.

Perché puntualmente, da parte dei vari governi, negli Emirati Arabi del petrolio si ascoltavano tanti annunci in pompa magna di fondi fatti di milioni, non di miliardi.

Così come parallelamente, soprattutto i Paesi meno abbienti, chiedevano sforzi congiunti verso quella transizione verde necessaria in grado di passare per l’addio ai combustibili fossili.

Una piccola premessa per raccontare che i miliardi, volendo, ci sono eccome: sono quelli che hanno realizzato, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le cinque principali compagnie dell’Oil & gas al mondo: ben 281 miliardi di dollari di profitti. Già, perché da quando Vladimir Putin ha deciso di dare via all’invasione e al conflitto, con conseguenti ripercussioni mondiali sui prezzi e il mercato di gas e petrolio, così come dell’energia, mentre milioni di persone hanno faticato per pagare le bollette le grandi compagnie petrolifere incassavano quasi un quarto di trilione di dollari.

A raccontare ed esaminare i dati sui profitti di Bp, Shell, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies (ma mancano per esempio i dati di altre compagnie, compresa l’italiana Eni), è un report da poco diffuso da Global Witness.

Secondo l’analisi del gruppo che si batte, tra le altre cose, per la giustizia climatica, le sole Bp e Shell avrebbero realizzato profitti complessivi per 94,2 miliardi di dollari da inizio conflitto nel febbraio 2022, una cifra che per dare un’idea sarebbe sufficiente a coprire le bollette elettriche di tutte le famiglie britanniche per quasi un anno e mezzo.

Sebbene quasi tutte le compagnie siano impegnate anche nella transizione verde, alcune per esempio investendo nelle soluzioni a basse emissioni oppure per cattura e stoccaggio di CO2, è ovviamente ancora dal petrolio che ottengono i maggiori profitti. Insieme, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies hanno realizzato per esempio 187 miliardi di dollari, cifra che coprirebbe quasi 3 anni di bollette per i residenti della Gran Bretagna.

«L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata devastante per milioni di persone, dai comuni ucraini che vivono sotto l’ombra della guerra, alle famiglie di tutta Europa che lottano per riscaldare le proprie case», ha detto Patrick Galey, ricercatore sui combustibili fossili di Global Witness. «Questa analisi mostra che, indipendentemente da ciò che accade in prima linea, le major dei combustibili fossili sono i principali vincitori della guerra in Ucraina».

In questi giorni stanno uscendo uno dopo l’altro i dati relativi all’anno finanziario 2023 e gli analisti prevedono che a conti fatti le cinque big premieranno gli investitori con pagamenti record di oltre 100 miliardi di dollari nel 2023, nonostante appunto la crescente indignazione pubblica e le critiche ai profitti che ancora derivano dalle fonti fossili, proprio quelle la cui “era” è stata definita come “all’inizio del declino” nell’ultima Cop28.

Secondo l’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria (Ieefa) le aziende probabilmente pagheranno gli azionisti “ancora di più quest’anno”, nonostante i prezzi più deboli sul mercato delle materie prime abbiano portato a profitti inferiori.

Per Galey le major «hanno accumulato ricchezze indicibili grazie alla morte, alla distruzione e alla spirale dei prezzi dell’energia. Ora stanno spendendo i loro guadagni in sussidi agli investitori e in una sempre maggiore produzione di petrolio e gas, di cui l’Europa non ha bisogno e che il clima non può più sopportare. Questo è un ulteriore modo in cui l’industria dei combustibili fossili sta deludendo il Pianeta».

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