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Chi paga il conto a cena?

Sebbene molti clichés siano stati finalmente superati dalla Gen Z, ne rimane uno che si fatica a eliminare: agli appuntamenti di coppia deve per forza essere l’uomo a mettere mano al portafoglio?
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3 marzo 2024 Aggiornato alle 13:00

Romantico appuntamento di coppia, cena a lume di candela, cibo buonissimo e atmosfera rilassante. È ora di andare via e si chiede il conto al cameriere che lo serve a tavola, rigorosamente al fianco del posto occupato dall’uomo.

Ma adesso a chi tocca pagare? La buona norma vuole che a pagare sia chi ha invitato l’altro a cena, mentre la vecchia tradizione tramandata vuole che a farlo sia il cavaliere. Ma cosa ne pensano le giovani generazioni?

Secondo il New York Times, al lavoro e sui social media, dove i giovani trascorrono gran parte del loro tempo personale, la Generazione Z ama sottolineare i valori dell’equità, della parità dei sessi e dell’uguaglianza, ma quando si tratta di romanticismo, appuntamenti e corteggiamento, i giovani - in particolare donne e uomini in relazioni eterosessuali - sembrano essere fortemente ancorati alle tradizioni imparate dai genitori e dalle generazioni più anziane: il conto lo deve pagare l’uomo.

A difesa di un retaggio così obsoleto, qualcuno potrebbe dire, semplicemente, che le donne si occupano di altre spese, come quelle per la casa, mentre qualcun’ altro potrebbe fare riferimento al famoso “sesso forte” che fa emergere in un semplice gesto tutta la sua mascolinità.

Altri potrebbero citare il celebre divario salariale, per cui le donne guadagnano in media molto meno degli uomini sul posto di lavoro e per questo sono esonerate dal pagare cene, cocktail e caffè durante gli appuntamenti, e alcuni, infine tenderanno solo confermare un’aspettativa, quasi ovvia, radicata negli anni.

Vuoi per un motivo, vuoi per un altro, ciò che è (quasi) certo è che la mano al portafoglio la mette il maschio.

A tal proposito, per fornire una risposta più scientifica a questa tendenza, gli psicologi distinguono due forme di sessismo: il “sessismo ostile”, definito dalla convinzione che le donne siano inferiori agli uomini, e il “sessismo benevolo”, definito dalla convinzione che sia dovere degli uomini proteggere le donne.

In ogni caso, a creare problemi non è l’aggettivo: che sia buono o cattivo, il problema è il sessismo, in ogni sua forma che, a quanto pare, ancora dilaga - a volte forse anche subdolo - nelle abitudini dei giovani d’oggi.

Campbell Leaper, professore di psicologia all’Università della California, a Santa Cruz, che tiene un corso sullo sviluppo di genere da più di 30 anni, ha spiegato al New York Times che i suoi studenti oggi sono più liberali su una serie di questioni relative all’identità di genere, alla sessualità e alle norme che governano le relazioni, ma spesso difendono fermamente l’idea secondo cui pagare il conto è dovere degli uomini, ammettendo di non aver nemmeno pensato a come ciò possa essere collegato a una forma di sessismo.

A onor del vero, la bilancia non può pendere così pesante solo da un lato: non è difficile, infatti, incontrare pareri discordanti con questa tradizione tanto vecchia quanto ancorata. Scrollando sui social o semplicemente parlando con i giovani, l’idea che va per la maggiore è quella secondo cui chi ha la possibilità economica paga o divide il conto in maniera equa.

Nel 2023 Shanhong Luo, professore alla Fayetteville State University, che studia i fattori alla base dell’attrazione tra partner, comprese le norme che governano le relazioni, ha pubblicato un articolo su Psychological Reports, una rivista peer-reviewed con uno studio specifico sulla domanda “Chi paga il conto agli appuntamenti?”, dal titolo Gender Roles in the Millennium: Who Pays and Is Expected to Pay for Romantic Dates?.

Nello studio, il professor Luo e un team di ricercatori avevano intervistato 552 studenti universitari eterosessuali a Wilmington, Carolina del Nord, chiedendo loro se si aspettassero che a pagare durante gli appuntamenti fossero uomini o donne e se loro, come uomo o donna, in genere pagassero più spesso. Dalla ricerca è emerso che i giovani uomini pagavano per tutti o la maggior parte degli appuntamenti (circa il 90% delle volte), mentre le donne pagavano solo il 2% circa e solo nell’ 8% dei casi il conto veniva diviso tra le due parti.

Negli appuntamenti successivi al primo, la divisione del conto era più comune, anche se i casi in cui era il sesso maschile a pagare erano più frequenti, mentre le donne lo facevano raramente.

Inoltre, sempre secondo quanto emerso dalla ricerca, quasi l’80% degli uomini si aspetta di dover offrire al primo appuntamento e poco più della metà delle donne (55%) che a pagare siano gli uomini.

Diversa è la situazione nelle relazioni Lgbtq+: chi deve pagare il conto agli appuntamenti è una scelta che ha meno a che fare con le norme di genere e più con specifiche dinamiche relazionali.

Brendan Foley, un impiegato governativo di Washington, per esempio, ha detto che nella sua esperienza con uomini, il conto veniva solitamente diviso, ma quando a pagare era una sola persona, spesso era l’uomo più anziano, o quella che si riteneva guadagnasse di più.

Al di là di ogni dinamica, di ogni convinzione personale e di ogni tradizione, è forse più giusto pensare che pagare un conto non dovrebbe essere un obbligo morale né sociale, non dovrebbe servire ad affermare la propria persona e non dovrebbe avere habituè, perché perdere la spontaneità e il sentimento dei piccoli gesti rischia di inaridirli e toglierne il significato più profondo.

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