Diritti

Parità di genere: l’Italia sotto la media Ue

Il Belpaese si colloca al 13° posto nel Gender Equality Index dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, con 68,2 punti su 100: 2 in meno rispetto all’Europa
Credit: Wework.com 
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27 ottobre 2023 Aggiornato alle 15:00

A giugno, l’ultimo report dedicato al Global Gender Gap del World Economic Forum ha mostrato quanta strada ancora c’è da fare per raggiungere la piena parità di genere: il gap complessivo, considerando i 146 Paesi, è del 68,4%.

Anche il rapporto di settembre 2023 Progressi sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: The gender snapshot 2023, l’ultima edizione della serie annuale prodotta da UN Women e UN Desa - Department of Economic and Social Affairs in merito al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, ha evidenziato una situazione allarmante: se i trend di oggi non cambieranno, secondo le Nazioni Unite più di 340 milioni di donne vivranno in povertà entro il 2030, ovvero l’8% della popolazione femminile mondiale.

Il 24 ottobre l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) ha presentato le conclusioni dell’indice sull’uguaglianza di genere. Il tema centrale dell’edizione aggiornata sull’indice 2023 è la transizione socialmente equa del Green Deal europeo e le sue implicazioni per la parità di genere; si concentra su 2 settori prioritari e specifici: l’energia e i trasporti.

Il rapporto restituisce la fotografia socio economica degli ultimi anni: “il mondo è stato colpito da ripetuti shock e crisi multiple. Ciò che rimane costante è il fatto che quando la crisi colpisce, le donne e le ragazze soffrono in modo sproporzionato. Le crisi e gli shock minacciano continuamente di creare nuove sfide e di annullare anni di progressi in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere”.

Il mercato del lavoro è ancora un retaggio per le donne

L’Indice viene costruito misurando 7 macro-dimensioni: potere, partecipazione al mercato del lavoro, salute, tempo, violenza, educazione e ricchezza. Quest’anno, su un massimo di 100, il punteggio dell’Ue è in media 70,2, contro il 68,6 del 2022. Ma la disparità tra gli Stati membri è significativa: alcuni osservano notevoli miglioramenti, altri una stagnazione o addirittura una perdita di punti.

Il focus tematico di quest’anno analizza l’ambizione dell’Europa di diventare il primo continente neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio, richiamando l’attenzione su 2 aree, appunto: il settore dei trasporti e quello dell’energia.

Concentrandosi sui diversi effetti del cambiamento climatico su donne e uomini, l’Indice sottolinea la necessità di una transizione socialmente equa che tenga conto delle esigenze di persone e gruppi specifici.

Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per i Valori e la trasparenza, ha dichiarato: «Osserviamo i progressi più significativi verso la parità di genere nell’Ue in 10 anni. Ciò dimostra che l’azione legislativa funziona. Resta tuttavia ancora molto da fare, a esempio, per porre rimedio al divario retributivo di genere e alla violenza di genere. Su quest’ultimo punto, invito i co-legislatori a raggiungere un accordo costruttivo sulla nostra proposta sulla lotta contro la violenza contro le donne e la violenza domestica, per la sicurezza di tutte le donne e le ragazze».

L’Italia sotto la media europea

L’Italia, in controtendenza, è al di sotto della media europea e alcuni gradini sotto i Paesi Ue del G7 e del G20.

Per quanto riguarda l’occupazione femminile, il Belpaese è all’ultimo posto nella classifica europea dal 2010. Con 68,2 punti su 100, si colloca al 13° posto nell’Ue nell’Indice di parità di genere, con un punteggio di 2,0 punti inferiore a quello dell’Europa.

I dati raccolti dicono anche che, dal 2010, il punteggio dell’Italia è aumentato di 14,9 punti, registrando “il più grande aumento del punteggio complessivo tra tutti gli Stati membri” che ha comportato il maggior incremento nella classifica, di ben 8 posizioni.

In particolare, l’Italia si colloca 27° nel sottodominio della partecipazione, dove ottiene 68,9 punti. Il punteggio più basso del Paese (61,4 punti) è registrato nella segregazione e qualità del lavoro, in cui l’Italia ha ottenuto un calo nella classifica, dal 19° al 22° posto dal 2020, a causa dei progressi più lenti rispetto agli altri Paesi Ue.

Il rapporto, infine, evidenzia 3 punti fondamentali. Il primo riguarda il tema dell’assistenza non retribuita, dove il divario di genere si sta riducendo ma non perché gli uomini si occupino di più del lavoro di cura, bensì perché le donne ne fanno meno.

Il secondo punto, riguarda i cambiamenti legislativi per ottenere posti di potere economico e politico riservati alle donne: “i cambiamenti legislativi hanno svolto un ruolo significativo all’aumento della rappresentanza femminile in posizioni di leadership nei consigli di amministrazione delle aziende, e per quanto riguarda la sfera politica, sono necessarie azioni più mirate per accelerare i progressi”.

L’ultimo punto tocca il mercato del lavoro: “nonostante i progressi, il mercato del lavoro rimane segregato tra i sessi oggi come 10 anni fa. La transizione verde e digitale richiede un aggiornamento e una riqualificazione. Le donne rischiano di essere emarginate a causa della loro minore rappresentanza nelle discipline Stem - ovvero scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - e ciò contribuirà ad aumentare il divario di genere nelle opportunità di lavoro”.

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