Futuro

Dal laboratorio alla tavola: nasce il riso (rosa) di manzo

Gli scienziati di Yonsei University, a Seoul, hanno creato in laboratorio un nuovo alimento ibrido ricco di proteine, economico e con una produzione più ecologica e sostenibile
Credit: Yonsei University  

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19 febbraio 2024 Aggiornato alle 08:00

I ricercatori di Yonsei University, una delle più prestigiose università private della Corea del Sud, hanno sviluppato una nuova ricetta di cibo ibrido, ultima frontiera della cucina sostenibile.

Si tratta, all’apparenza, di una poltiglia rosa che i ricercatori descrivono come una fonte alimentare ricca di proteine, molto economica e soprattutto ecologica, dal momento che per la sua produzione vengono emessi molti meno gas serra rispetto a quelli emessi dall’allevamento tradizionale di bovini. Altro non è che riso di manzo.

Occhio alla preposizione: non parliamo di un piatto di riso con scaglie di manzo, ma di un piatto di riso letteralmente fatto di manzo, un nuovo cibo ibrido creato in provetta, in cui cellule di muscolo e grasso bovino vengono coltivate trapiantate all’interno del cereale.

Per creare il nuovo alimento, come è stato descritto nello studio pubblicato sulla rivista Matter, gli scienziati hanno utilizzato la struttura del riso come se fosse un’impalcatura e hanno trapiantato all’interno cellule bovine: i chicchi, infatti, sono porosi e da un lato hanno strutture organizzate che forniscono alle cellule animali una struttura solida in cui crescere e dall’altro hanno molecole naturali che giovano alla crescita delle cellule bovine.

Affinché le cellule di manzo si attaccassero al riso, gli scienziati hanno trattato i chicchi di riso rivestendoli con gelatina di pesce, molto usata in cucina e commestibile, in modo che le cellule animali aderissero perfettamente alla superficie. Dopodiché hanno “seminato” cellule di muscolo e di grasso bovino nel riso e lasciato il tutto in coltura in una piastra di Petri per circa 9-11 giorni.

Secondo il team di ricercatori, il risultato finale del riso di manzo non solo supera a pieni voti gli standard di sicurezza alimentare, risultando sicuro da mangiare e con un bassissimo rischio di scatenare allergie, ma avrebbe anche l’8% in più di proteine e il 7% in più di grassi rispetto al riso puro e tradizionale.

Stando ai risultati dell’esperimento, dunque, l’alimento ibrido risultante dalla lavorazione – che ha una consistenza meno appiccicosa e morbida del solito riso e un odore e un sapore vicini al manzo e alla mandorla quando è più ricco di cellule muscolari bovine, e simile al cocco, al burro e alla panna quando è più ricco di grasso - potrebbe offrire una straordinaria alternativa proteica alle fonti tradizionali e potrebbe aiutare ad assumere in un colpo solo tutti i nutrienti di cui il nostro corpo necessita grazie al lavoro combinato di cellule animali e vegetali.

Ma non solo: risulta essere anche più accessibile economicamente, oltre che di notevole minor impatto ambientale.

«Di solito otteniamo le proteine di cui abbiamo bisogno dal bestiame - spiega lo scienziato Sohyeon Park, a capo dello studio - ma l’allevamento consuma molte risorse e rilascia molti gas serra. Il prodotto elaborato, invece, avrebbe un’impronta di carbonio significativamente inferiore: per ogni 100 g di proteine prodotte, si stima che rilasci meno di 6,27 kg di CO2, contro i quasi 50 kg della carne bovina. Se commercializzato, potrebbe costare circa 2,23 dollari al kg, mentre la carne bovina costa 14,88 dollari».

Il team di ricercatori si è detto ottimista riguardo alla commercializzazione del prodotto. Tuttavia, prima che il riso possa entrare nel mercato, il gruppo intende creare nel chicco di riso condizioni ancora migliori per la crescita delle cellule muscolari e grasse, così da aumentare ulteriormente il valore nutrizionale.

«Non mi aspettavo che le cellule crescessero così bene nel riso - ha dichiarato Park - Ora vedo un mondo di possibilità per questo alimento ibrido a base di cereali. Un giorno, magari, potrebbe servire come cibo di soccorso per le carestie, razioni militari o persino cibo spaziale».

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