Ambiente

Coldiretti: “I contadini sono sottopagati”

Secondo l’analisi della confederazione, le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia: il problema è la sproporzione tra i guadagni dei produttori e il prezzo di vendita di pane, ortofrutta e latte
Credit: Jacopo Maia
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7 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

Le famiglie hanno speso il 5,8% in più per mangiare, mentre gli agricoltori sono sottopagati per i prezzi che moltiplicano dal campo alla tavola.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio al dettaglio dell’Istat nel 2023.

Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia, dal grano al pane il prezzo aumenta fino a venti volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito, con una forbice che non è mai stata così ampia.

Un chilo di grano che viene pagato oggi agli agricoltori attorno ai 24 centesimi serve per fare un chilo di pane che viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città.

E le distorsioni – continua Coldiretti – sono evidenti anche nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da 3 a 5 volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni dal campo alla tavola. Il latte, invece, viene pagato 0,50 centesimi e venduto a quasi 2 euro sugli scaffali dei supermercati.

Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della direttiva dell’Unione europea sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto da Coldiretti con i trattori a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste online al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.

Una norma che prevede soprattutto che i prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione e che Coldiretti è stata la prima e unica a voler applicare aprendo una vertenza con la denuncia della multinazionale francese Lactalis (che ha acquisito i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

Un’ azione che ha avuto adesso un primo positivo riscontro con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che ha evidenziato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.

«Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese», ha affermato il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che «abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti a mobilitarci su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori come nell’ortofrutta dove il tema del rispetto prezzo minimo particolarmente grave».

Molte aziende agricole temono ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.

Anche Confagricoltura lamenta rincari, per gli imballaggi

Dal prossimo primo aprile cresceranno ancora i valori del contributo ambientale richiesti dal Consorzio Nazionale Imballaggi alle imprese. Confagricoltura è preoccupata in particolare per il rincaro sulla carta, che aveva già subito un notevole incremento lo scorso ottobre, giustificato dall’attuale congiuntura economica.

Un aumento improvviso e importante, per alcune tipologie di imballaggio, che porterà il valore del contributo base dai 5€/t di settembre 2023, ai 35 di ottobre scorso, fino ad arrivare, a partire dal prossimo aprile, ai 65€/t.

Pur condividendo l’importanza del contributo ambientale per la copertura dei costi di gestione e raccolta, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli sostiene che non è questo certamente il momento adatto, proprio a causa dell’attuale congiuntura economica, per aumentare ulteriormente i costi di produzione per le imprese agricole.

I contributi, negli anni, hanno sempre avuto andamenti oscillatori e i rincari o gli adeguamenti sono stati sempre graduali e progressivi. Pur comprendendo l’esigenza di intervenire per far fronte al mutato contesto geopolitico ed economico, Confagricoltura è convinta che si sarebbe potuta fissare una rimodulazione più equilibrata, conservando l’approccio usato finora e comunque in linea con l’andamento dell’inflazione.

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