Città

Le città si ribellano alla cacca dei cani (grazie al Dna)

L’ultimo caso è quello di Bolzano, che vuole profilare gli animali domestici della provincia per risalire ai padroni e multarli
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6 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

I padroni di cani potrebbero essere divisi in due categorie, generalmente. Ci sono quelli, dei quali faccio parte, che sacchettini alla mano raccolgono abitualmente e in maniera diligente la cacca del proprio amico a quattro zampe. I più attrezzati si dotano addirittura di appositi strumenti come palette per essere ancora più efficaci e professionali.

Ora però tocca all’altro gruppo di persone. Sono i padroni di cani maleducati e pigri: lasciano che i propri animali facciano i loro bisogni e poi non se ne occupano, contribuendo a rendere le strade sporche e puzzolenti. Questa categoria necessita sicuramente di un preciso e forte intervento di sensibilizzazione culturale.

Anche perché i padroni di cani, nel loro complesso, rischiano spesso di essere “demonizzati” in blocco, soprattutto nell’ambito delle città. Formano infatti una fascia di popolazione a suo modo facilmente identificabile e “additabile”. Le strade sono sporche? È sempre colpa degli animali e dei loro proprietari, senza dubbio, a prescindere.

Così queste persone possono diventare loro malgrado e in modo generalizzato l’oggetto di iniziative che, volenti o nolenti, tendono a metterli alla berlina. Spesso localmente vengono organizzate campagne di comunicazione mirate alla categoria, creando quasi una discriminazione tra i cittadini “puliti” e quelli che hanno la terribile macchia di avere un cagnolino.

A Bolzano probabilmente si è andati anche oltre, con una legge provinciale ideata qualche anno fa, che è diventata operativa dall’1 gennaio 2024 e che sembra talmente caratteristica da aver attirato le attenzioni del Guardian, il quale ha dedicato alla questione un approfondimento. La città del trentino infatti ha dichiarato guerra, senza quartiere, alle cacche dei cani e per sconfiggere il nemico ha sfoderato l’arma letale: il test del Dna.

In sostanza le autorità cittadine intendono “profilare” più cani possibili: quando verranno trovate deiezioni per strada, tramite esami genetici e database si potrà risalire sia al cane colpevole sia al padrone irresponsabile, che pagherà cara la sua negligenza.

Si parla di multe che vanno dai 292 ai 1.048 euro.

Secondo i promotori, tutto questo sarà utile anche in eventuali casi di incidenti o di aggressioni da parte degli animali. Bolzano non è neanche sola nella sua battaglia: provvedimenti simili aleggiano da Carmagnola in provincia di Torino a Malnate nel Varesotto.

Sulla carta la strategia è rigida e perfida, ma in pratica è di assai difficile applicazione.

In primo luogo c’è il problema relativo alla concreta realizzazione del… censimento delle cacche, che in realtà si sarebbe dovuto concludere lo scorso 31 dicembre 2023. A Bolzano in teoria risiedono circa 45.000 cani ma finora sono stati resi disponibili solo i profili genetici di 5.000 tra questi, una percentuale veramente bassa.

Il test del Dna tra l’altro costa 65 euro - nelle strutture pubbliche, potenzialmente il doppio presso i veterinari privati - e ricadono interamente sui proprietari di animali, inclusi quelli “educati”, che in sostanza devono quindi pagare per rendersi rintracciabili in caso di cacche trovate in giro e anche per evitare altre sanzioni, nonostante code chilometriche per prenotarsi.

Tutta l’operazione inoltre presenta un altro punto debole. Se anche fosse davvero pensabile profilare geneticamente tutti i cani ufficialmente residenti a Bolzano, non sarebbe mai comunque possibile analizzare i quadrupedi di chi viene a visitare la città magari per un giorno solo e men che meno dei turisti. E infine i randagi? O al contrario i cani delle baite delle montagne circostanti, che forse non hanno mai visto in vita loro un centro urbano?

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