Diritti

Un migrante del Camerun ha denunciato la Spagna all’Onu per violenze contro i rifugiati

Il Paese europeo è stato accusato di aver violato la Convenzione contro la tortura nel 2014, quando 15 persone morirono nel tentativo di raggiungere le coste spagnole. Il sopravvissuto Ludovic N. (allora minorenne) chiede giustizia
Credit: Antonio Sempere/Contacto via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
5 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Il 6 febbraio 2014, sulla spiaggia di El Tarajal, al confine tra il Marocco e l’exclave spagnola di Ceuta, 400 rifugiati cercarono di entrare a nuoto nel territorio spagnolo. La polizia intervenne, almeno 15 persone annegarono. 10 anni dopo, un migrante del Camerun all’epoca minorenne ha presentato una denuncia alle Nazioni Unite accusando la Spagna di molteplici violazioni della Convenzione contro la tortura dell’Onu.

Ludovic N., allora quindicenne, accusa la Guardia Civil spagnola (corpo militare che dipende dal ministero della Difesa e dell’Interno) di aver usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro le persone in acqua, provocandone la morte. Il 25enne ha dichiarato che, dopo un decennio, «ancora nessuna persona è stata ritenuta responsabile della morte e del ferimento di così tante persone».

Sul caso, rinominato “tragedia del Tarajal”, sono state aperte 3 inchieste giudiziarie, tutte archiviate. Il procedimento, spiega il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr), che ha affiancato il camerunense nella presentazione della denuncia, “è stato archiviato per la terza volta nell’ottobre 2019 dal giudice istruttore di Ceuta, a seguito di una decisione provvisoria di incriminare 16 funzionari e tenere un’udienza principale. L’Audiencia Provincial di Cadice ha respinto le denunce in merito”.

La decisione è stata confermata nel giugno 2022 dalla Corte Suprema per mancanza di prove, ma ci sono ancora ricorsi pendenti presentati da Ong e parenti dei defunti dinanzi alla Corte Costituzionale spagnola. L’Ecchr ha riferito che 23 migranti sopravvissuti all’incidente sono stati successivamente respinti in Marocco.

In una sintesi del caso, il gruppo per i diritti umani berlinese ha raccontato che Ludovic N., che non sapeva nuotare e non era accompagnato, indossava un dispositivo galleggiante e cercò di raggiungere la Spagna usando una mano per aggrapparsi al muro di confine e l’altra per remare in avanti. Il camerunense, che sostiene di aver sentito alcuni spari, sarebbe stato picchiato e colpito con gas lacrimogeni dagli agenti della Guardia Civil spagnola, e un agente gli avrebbe colpito il braccio con un manganello così forte da lacerargli la pelle.

Dopo aver raggiunto il suolo spagnolo, Ludovic N. sarebbe stato catturato dalla Guardia senza essere identificato come minore e senza ricevere alcuna assistenza, nemmeno quella medica, nonostante stesse sanguinando. Secondo la sua testimonianza la polizia l’avrebbe respinto attraverso una porta nella recinzione di confine con il Marocco, mentre i corpi di chi era annegato galleggiavano nell’acqua intorno a lui. Solo quando è riuscito a raggiungere la Germania, dove gli è stata garantita protezione e ha intrapreso un apprendistato come elettricista, ha deciso di entrare in contatto con le Ong e testimoniare davanti ai tribunali come testimone e sopravvissuto.

Dopo numerosi video e testimonianze oculari, il Governo spagnolo ha ammesso di aver usato proiettili di gomma per respingere le persone migranti, ma la Guardia Civil ha sempre sostenuto di aver sparato solo in acqua, senza ferire nessuno. Nel marzo 2019, per la prima volta, uno dei sopravvissuti ha testimoniato in videoconferenza a Berlino, mentre a Ludovic N. è stato impedito di rilasciare la sua dichiarazione sul caso.

Elena Munoz della Cear - Commissione spagnola per gli aiuti ai rifugiati, ha dichiarato all’AFP che «non c’è ancora né verità, né giustizia, le famiglie non sono state risarcite e quindi non c’è alcuna garanzia che questo non si ripeta». Secondo l’organizzazione, l’impunità per le morti della tragedia di Tarajal hanno gettato le basi per il massacro di Melilla: il 24 giugno 2022, quando centinaia di persone provenienti dall’Africa subsahariana tentarono di attraversare il confine tra Spagna e Marocco e gli agenti di frontiera intervennero, almeno 37 migranti morirono.

La denuncia di Ludovic N., presentata al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura (Cat), che ha chiesto alla Spagna di riaprire le indagini sull’incidente, cita i suoi maltrattamenti alla frontiera, la sua espulsione in Marocco e l’incapacità delle autorità di indagare sul suo caso.

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