Ambiente

La Francia dice stop alla pesca nell’Atlantico per proteggere i delfini

Per la prima volta dal 1945, le attività marittime al largo delle coste francesi si fermano per un mese. Lo ha deciso il Consiglio di Stato francese, tra l’esultanza di scienziati e ambientalisti e le proteste dei pescatori
Credit: Flavio 

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9 febbraio 2024 Aggiornato alle 11:00

Tirano un sospiro di sollievo gli studiosi e gli appassionati di fauna marina, insieme agli ambientalisti di tutto il mondo: nella parte di Atlantico che bagna la Francia, non moriranno più delfini uccisi dalla pesca. Lo ha stabilito il Conseil d’Etat, il più alto tribunale amministrativo di Francia che ha introdotto, con provvedimento datato 22 dicembre 2023, un divieto di pesca della durata di un mese nel golfo di Guascogna, nella Francia dell’ovest, per fermare la strage di delfini che si verifica ogni anno nella baia a causa delle intense attività di pesca condotte nell’area.

“La misura è necessaria, dal momento che è troppo importante riuscire, nel corso del 2024, a ridurre la mattanza di delfini che da diversi anni avviene al largo delle coste della Francia, riportando il livello di mortalità di questi piccoli cetacei a un numero sostenibile per l’ecosistema” si legge nel provvedimento: stando ai dati del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (Ciem) infatti, si stima che nelle acque del Golfo francese ogni anno muoiano tra gli di 8.000 e gli 11.000 delfini comuni a causa di incidenti con le attrezzature e con le reti da pesca (invece dei circa 4.000 “previsti” dal Ciem), per un equivalente di circa 800 esemplari al mese.

Oltre a riempire i litorali francesi di carcasse animali (si riporta che, tra il 2018 e il 2019, quasi 1.200 delfini morti sono stati raccolti sulle coste che uniscono la Bretagna ai Pirenei), questa strage avrebbe importanti conseguenze sull’intero ecosistema.

Decimati dai continui incidenti provocati dalle attrezzature delle navi da pesca, nel Golfo di Guascogna i delfini comuni non avrebbero più la possibilità di riprodursi, mettendo così a repentaglio la conservazione nell’area dell’intera specie – si ricordi infatti che, dai primi anni Novanta, il delfino comune è considerato specie protetta ai sensi del diritto comunitario, da tutelare rigorosamente con misure che ne garantiscano la sopravvivenza fino alle generazioni future.

«Ciò che il Conseil d’Etat ha deciso di fare per le sorti di questi piccoli mammiferi marini è importantissimo e siamo felici che, per una volta, si sia veramente dato ascolto al diritto e alla scienza», ha esultato Cédric Marteau, direttore generale della Lega nazionale per la protezione degli uccelli (Lpo) all’indomani dell’adozione del provvedimento da parte delle autorità francesi. «Si tratta di una misura forte, che permetterà agli animali che popolano le zone di pesca di riprendersi, anche se per un mese soltanto, il proprio spazio. La fauna dell’Atlantico avrà il tempo di ripopolare i cieli e i mari della Francia dell’ovest, avrà il tempo di ambientarsi e di riprodursi - e questo è molto importante, perché dobbiamo ricordarci come la sopravvivenza di queste specie sia, a oggi, messa seriamente a repentaglio dalle attività di pesca. Mai come ora i delfini comuni rischiano di scomparire dai nostri mari e dai nostri oceani, e noi non possiamo permetterci di assistere alla loro estinzione senza far nulla, restando a guardare».

D’altro canto, chi non è rimasto a guardare davanti al provvedimento del Conseil d’Etat è il Comitato nazionale per la pesca e le attività marittime e portuali che, all’indomani dell’entrata in vigore del provvedimento, ha tuonato: “Siamo semplicemente esterrefatti davanti a questa aberrante decisione, che mette in pericolo il nostro intero settore per dare retta alle illazioni di certe Ong estremiste. Che senso ha, per un mese, interrompere tutte le attività di pesca pur di proteggere i delfini? Non ha alcun senso. Peraltro, i pescherecci di lunghezza compresa tra i 9 e gli 11 metri (ossia le imbarcazioni interessate dal provvedimento) non sono nemmeno quelle che uccidono i delfini - che, peraltro a noi non risultano essere a rischio di estinzione”.

Allo stesso modo, a non apprezzare la decisione del tribunale parigino sono stati i pescatori e gli operatori del settore: «L’intero comparto della pesca nell’Atlantico rischia di perdere il 55% del quantitativo di produzione, e stimiamo danni di milioni di euro», ha dichiarato il direttore del sindacato portuale di La Rochelle Pascal Bouillaud, ricordando come quelli invernali siano mesi particolarmente proficui per il mercato ittico e come le perdite provocate dal blocco delle attività potrebbero avere un impatto negativo anche aumento dei prezzi e inflazione - proprio per questo, del resto, il governo francese ha stanziato un risarcimento per i pescatori colpiti dalla misura, e il ministro per la Transizione ecologica Christophe Béchu ha dichiarato alla stampa francese che fino al 75% delle perdite di reddito saranno coperte e pagate “il più rapidamente possibile”.

«Si tratta di una vittoria storica, un necessario primo passo per farci capire che, finalmente, le autorità hanno deciso di ascoltarci», ha commentato Thomas Le Coz, capitano di una delle navi della Ong ambientalista Sea Sheperd che, da anni, si batte in difesa degli oceani e della fauna marina - e che dal 2018 pattuglia in pianta stabile le coste della Guascogna, cercando di mettere in salvo quanti più delfini possibile dai pericoli derivanti da commercio marittimo e pesca. “Finalmente, dopo anni di lunghe battaglie, stiamo andando nella direzione giusta. Anche se, certo, è bene ricordarlo: non basterà uno stop mensile a risolvere il problema della strage di delfini nell’oceano Atlantico, e sarà necessario intervenire nuovamente. Per risolvere la questione in via definitiva, infatti, ci sarà bisogno di una nuova regolamentazione delle attività e delle attrezzature adibite alla pesca e al commercio marittimo, tale da fare in modo che esse non siano più pericolose per gli ecosistemi. È solo così, infatti, che le attività dell’uomo non rappresenteranno più un problema per gli animali, e stragi simili a quelle a cui abbiamo assistito non si verificheranno più”.

Si tratta di un primo passo, certo, e la questione è ancora lungi dall’essere risolta. Ma intanto, per la prima volta dal 1954, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, i delfini nuotano indisturbati nell’oceano Atlantico. E il pianeta ringrazia.

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