Ambiente

Mai sentito parlare del Principato di Islandia?

Fondato nell’isola di Coffee Caye al largo della costa del Belize, è il primo microstato nato da un crowdfunding. Con 20 dollari si può diventare cittadini, con 30 Lady o Lord
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
13 marzo 2022 Aggiornato alle 20:00

Chi non conosce l’Isola delle Rose, la piattaforma eretta nel mare Adriatico da Giorgio Rosa e autoproclamatasi stato indipendente nel 1968? Che sia per tua cultura personale o per la recente serie Netflix, sicuramente ne avrai già sentito parlare. A quanto pare la storia sembra ripetersi, stavolta nel mar dei Caraibi.

Si chiama Principato di Islandia ed è stato fondato nell’isola disabitata di Coffee Caye (al largo della costa del Belize), comprata dall’organizzazione Let’s buy an island tramite una raccolta di crowdfunding. Come ha raccontato la Cnn, il progetto è nato 15 anni fa con l’acquisto di un dominio online per comprare e fondare una micronazione in una qualsiasi isola del mondo, ma solo nel 2018 è stata avviata la raccolta fondi. Un anno dopo è nata Islandia.

L’isola ha già una bandiera, una festa nazionale, un capo di Stato provvisorio (“Sua Altezza Reale”) e un governo formato da tutti gli investitori che hanno contribuito al crowdfunding. L’acquisto di un’azione (3.250 dollari) permette a chi la compra di avere diritto a un voto nel processo decisionale democratico dell’isola: a oggi sono 96 gli investitori che hanno scommesso su Islandia, un territorio che conta solo 249 cittadini.

Al prezzo di 19,99 dollari chiunque può comprare (o regalare) la cittadinanza che nel tempo permetterà di ottenere una patente e un passaporto. Con 10 dollari in più si può anche diventare Lord o Lady di Islandia. Tuttavia, come ha spiegato alla Cnn Marshall Mayer (co-fondatore di Let’s buy an island), l’isola rientra ancora nei confini legali del Belize.

«Abbiamo in programma di utilizzare la nostra isola paradisiaca per trasmettere i nostri ideali di democrazia, inclusione e sostenibilità», si legge sul loro sito. Ma perché investire in una micro isola disabitata? Innanzitutto per il lusso di possedere un territorio: «Chi non ha mai sognato di fondare il proprio Paese?», ha ironizzato Gareth Johnson, co-fondatore e CEO del progetto.

Ma l’obiettivo principale è quello di creare un luogo di socializzazione per investitori e turisti: «Le idee di Mayer ruotano attorno alla rigenerazione della barriera corallina circostante e lo sviluppo di un sito glamping [un campeggio glamour, ndr], con un piccolo ristorante o bar e attività di kayak e snorkeling», ha scritto la Cnn. E se questo non bastasse, gli investitori otterranno parte dei profitti che (forse) in futuro l’isola genererà.

Ma la riuscita non è certa e ci sono dei rischi: chi assicura che gli uragani o l’innalzamento del mare non distruggeranno l’isola? Inoltre, come ha precisato Oscar D. Romero, l’agente immobiliare che ha trovato Coffee Caye, saranno necessari permessi ambientali e varie autorizzazioni del governo per qualsiasi sviluppo.

Intanto, però, Let’s buy an island sta portando avanti il suo progetto e nel 2022 ha realizzato il primo giro turistico di 13 persone nel piccolo paradiso di Islandia.