Diritti

Perché le minoranze etniche trascorrono meno tempo nella natura?

I parchi statunitensi e britannici nei quartieri abitati soprattutto da persone nere e indigene sono piccoli, affollati, spesso inesistenti. Per riprendersi i propri spazi, vengono organizzate sempre più escursioni di gruppo all’area aperta
Credit: Eka Rizal Fikri 
Tempo di lettura 4 min lettura
17 gennaio 2024 Aggiornato alle 20:00

In diverse parti del mondo, l’accesso alla natura non è uguale per tutte le persone: esistono diseguaglianze anche nel contatto con l’ambiente. Secondo quanto riportato dalla Bbc, negli Stati Uniti reddito e istruzione incidono su uno stile di vita caratterizzato dalla vicinanza a spazi verdi accessibili. Inoltre, si è scoperto che i parchi pubblici nei quartieri in cui risiedono per la maggior parte persone nere e indigene sono molto più piccoli e quasi 5 volte più affollati rispetto a quelli nelle aree prevalentemente abitate da persone bianche.

Si trova in una situazione simile anche il Regno Unito: dalla ricerca del 2020 di Friends of the Earth è emerso che il 40% delle persone provenienti da minoranze etniche vive in aree con pochi spazi verdi, rispetto al 14% di quelle bianche.

Jasmine Guadalupe, newyorkese con origini portoricane, racconta alla Bbc come sia ritenuto strano il fatto che le persone nere vadano a fare gite all’aria aperta perché un costrutto culturale ritiene questa attività una “cosa da bianchi”. Guadalupe è cresciuta nel Bronx (New York) e quando un giorno (in un periodo delicato della sua vita, dopo aver sperimentato il suo primo attacco di panico) è fuggita in campagna per un’escursione con un’amica, l’avventura si è rivelata una sorpresa: quando ha postato sui social media la sua esperienza, molte persone le hanno chiesto se potevano aggiungersi durante le sue successive gite. Avendo una macchina, iniziò a portare con lei più persone: proprio così è nato il gruppo ambulante Hood Hikers, che vuole essere uno spazio sicuro nella natura per tutte le persone nere.

La mancanza di vicinanza fisica agli spazi verdi, tuttavia, non è l’unico ostacolo al contatto con la natura. Negli Stati Uniti, esistono ancora retaggi storici secondo cui si crede che i parchi siano riservati principalmente a persone bianche: esperienze di discriminazioni razziali e problemi di esclusione fanno sì che non tutti si sentano ugualmente benvenuti negli spazi green.

A confermarlo è KangJae “Jerry” Lee, assistant professor presso il dipartimento di gestione dei parchi, delle attività ricreative e del turismo della University of Utah: «Non c’è dubbio che l’effetto del razzismo storico e delle decisioni razziste passate abbia ancora un impatto nella società di oggi», ha dichiarato alla Bbc.

Esisteva infatti un modello storico secondo cui le popolazioni indigene e le persone nere avevano un accesso alla natura limitato, a causa della rappresentazione mediatica e dell’influenza di leader ambientalisti per la maggior parte bianchi.

Riappropriarsi degli spazi verdi

Le minoranze e le persone più svantaggiate vengono così private dei benefici che il contatto con l’ambiente genera, come il miglioramento della funzione cognitiva, della pressione sanguigna, della salute mentale, dell’attività fisica e del sonno.

Il sondaggio condotto dal Woodland Trust del Regno Unito ha rilevato che la mancanza di accesso agli spazi verdi è collegata all’ansia climatica; infatti, trascorrere del tempo all’aria aperta e nalla natura può ridurre lo stress e migliorare l’umore.

C’è chi si è attivato per risolvere questo problema. Mentre gruppi come Hood Hikers, Black Girls Trekkin a Los Angeles, Muslim Hikers nel Regno Unito stanno formando comunità per riprendersi i propri spazi e svolgere escursioni all’aria aperta, alcune organizzazioni stanno adottando misure per raggiungere sempre più persone.

Nel 2018, la parte scozzese dell’organizzazione escursionistica The Ramblers, spesso associata agli “over”, ha deciso che voleva raggiungere una gamma più ampia di persone. Per questo, ha avviato l’Out There Award, un programma di 2 giorni per persone di età compresa tra i 18 ei 26 anni. Dei 103 partecipanti nel 2023, il 39% proveniva da gruppi di minoranze etniche, il 22% aveva una disabilità e il 16% proveniva dalle persone più svantaggiate delle comunità scozzesi.

Dato che un altro problema era l’alto costo degli attrezzi, quando è iniziato l’Out There Award, i Ramblers hanno fornito ai partecipanti un elenco dettagliato degli strumenti da utilizzare: si sono resi conto così che nessuno li possedeva. Ora ai partecipanti viene dato un kit da poter utilizzare.

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