Ambiente

Il dilemma di Biden sul gnl: a tutto gas o a tutto green?

Dopo l’invasione russa in Ucraina, per gli States volano le esportazioni di gas naturale liquefatto. Ma, essendo un combustibile fossile, la parte “green” d’America chiede al presidente di non autorizzare nuovi impianti
Credit: Chris Kleponis / Pool via CNP  

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17 gennaio 2024 Aggiornato alle 18:00

A tutto gas o a tutto green? Scelta difficile per il presidente Usa Joe Biden a pochi mesi dalle elezioni americane.

Tra le sfide che attendono il democratico - già oggi alle prese con i segnali di ascesa del possibile sfidante Donald Trump - per l’elezioni 2024 il tema energetico e ambientale avranno un peso non indifferente e molto si gioca sulla partita del gas.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, con successivi blocchi commerciali e sanzioni, nella corsa mondiale a smarcarsi dal gas russo gli Usa hanno intercettato una fetta importante: quella del gnl, il gas naturale liquefatto.

Oggi, due anni dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, gli Stati Uniti sono diventati sempre più potenti a livello di esportazioni di Gnl che entro fine decennio si prevede raddoppieranno.

Gli States sono ormai il primo esportatore mondiale di gas liquefatto, un primato che comporta per Joe Biden però anche dei problemi.

Il gnl è considerato parte, come ricordano gli attivisti climatici, di quei combustibili da fonti fossili che stanno impattando a livello di emissioni sulla salute della Terra, motivo per cui gli ambientalisti chiedono all’amministrazione Biden di trovare soluzioni energetiche e alternative (come le rinnovabili) capaci di portare a un abbandono graduale dal gas.

Nel frattempo però negli Usa, tra nuovi impianti e affari che per il gnl vanno a gonfie vele, l’idea di abbandonare un mercato così proficuo appare difficile da essere presa in seria considerazione.

Gli attivisti stanno esortando l’amministrazione Biden a fermare questa espansione: dai cartelli sugli edifici con su scritto “Presidente Biden, STOP THE GAS BOOM” sino ai sit-in in varie città gli ambientalisti chiedono infatti al presidente di sospendere l’approvazione di nuovi impianti di gnl.

A questo punto Biden è a un bivio: soddisfare le richieste “green”, tra l’altro portate avanti da un bacino di giovani e potenziali elettori democratici, oppure rassicurare aziende e alleati stranieri sulle continue forniture di gas e combustibili fossili?

Un dilemma che si inserisce in un contesto particolarmente complesso.

Se da una parte i democratici sventolano le bandiere verdi legate all’operato di Biden che per i suoi sostenitori “ha portato avanti l’agenda sul clima più ambiziosa della storia”, dall’altra l’ex presidente Donald Trump in campagna elettorale si sta impegnando a espandere proprio le forniture di combustibili fossili degli Stati Uniti trovando l’appoggio di parte del mondo dell’industria.

Quest’ultima, in teoria, è una visione opposta a quella dell’attuale leader della Casa Bianca che invece ha sempre parlato di decarbonizzazione e smarcamento dall’industria del petrolio, senza però rinunciare appunto al gas naturale, soprattutto ora che è così richiesto dall’estero.

Già nelle prossime settimane Biden dovrà per forza di cose intraprendere un cammino marcato: ridurrà i piani di ampliamento per il gnl oppure continuerà a cavalcare l’onda economica di questo combustibile fossile dannoso per il Pianeta?

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