Ambiente

Lotta alla plastica, preoccupa l’eccesso di prodotti petrolchimici di Cina e Usa

Con una grande offerta di plastica vergine e polietilene i prezzi diventano più bassi e le alternative green, come i prodotti riciclati, appaiono meno convenienti per le aziende
Credit: Anna Shvets  

Tempo di lettura 3 min lettura
16 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

In questi giorni il tema dell’inquinamento da microplastiche è tornato centrale nelle discussioni ambientali dopo una serie di nuovi allarmi.

C’è per esempio l’enorme quantità di pellet e microsfere che ha invaso le spiagge della Galizia e della Spagna dopo un incidente marittimo a dei container, così come le nuove ricerche che ci dicono che le microplastiche sono fortemente presenti anche nelle acque in bottiglia o sulle vette dei ghiacciai italiani.

Più passa il tempo più da ricerche scientifiche sappiamo della presenza, ormai davvero ovunque, di plastiche che impattano sia a livello di salute degli ecosistemi che di quella dell’uomo.

Eppure, nonostante il problema della dispersione e dell’inquinamento da plastica sia noto, noi continuiamo a produrne sempre di più.

Le scorse ore infatti il Financial Times ha ricordato, attraverso un’analisi dei dati S&P Global, come nel mondo e soprattutto da parte di Cina e Usa ci sia un forte aumento della produzione petrolchimica.

Un aumento tale da portare ad un eccesso di offerta di prodotti chimici legati per esempio all’uso della plastica e tale da far scendere il prezzo e portare l’alternativa della plastica riciclata a diventare poco economica e percorribile.

Di fatto l’aumento di plastica vergine, che è in eccesso, porta la complessità anche per le aziende - in termini di competitività - a perseguire una strada più verde e con una riduzione dell’uso a esempio della plastica monouso.

Solo la Cina, dicono i dati citati dal rapporto, nel 2023 è stata responsabile del 60% dell’aumento della capacità petrolchimica nel 2023 e anche negli Usa c’è stato un eccesso di offerta di materiali come il polietilene.

«L’eccesso di capacità petrolchimica e il conseguente calo dei prezzi del materiale vergine rendono la vita più difficile ai produttori di plastica riciclata», ha ricordato Ciarán Healy, analista dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea).

Per dare un’idea: negli Usa i prezzi del polietilene vergine ad alta densità (Hdpe), plastica comune usata per flaconi di shampoo, giocattoli e sacchetti di plastica, sono scesi da 1.674 dollari a tonnellata nel 2021 a 943 dollari nel 2023.

Un bel problema, quello relativo all’eccesso di etilene e prodotti vari derivati, tale da preoccupare soprattutto il mercato - fondamentale in termini ambientali - delle alternative green che per via dei prezzi bassi della plastica stanno diventando poco sostenibili economicamente.

Come ha detto al Financial Times James Wilson, analista senior di Icis, il mercato della plastica riciclata continuerà ad avere delle sotto performance nel prossimo futuro perché «con questa fornitura senza precedenti di materiali più economici plastici, come può competere il riciclo in quell’ambiente? È un ambiente molto più difficile di quello che abbiamo visto in precedenza».

Leggi anche
Inquinamento
di Francesco Carrubba 3 min lettura