Economia

Rientro dei cervelli: novità in arrivo?

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la versione definitiva per le agevolazioni fiscali per i cosiddetti “Expat” pronti a tornare a vivere e lavorare in Italia
Credit: Gemma Evans  

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27 dicembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Dal 1 Gennaio 2024 arrivano nuove regole per i lavoratori intenzionati a tornare in Italia in pianta stabile.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo scorso 19 Dicembre la misura definitiva apportando una stretta alle disposizione attuali.

L’obiettivo con cui la stessa norma nasce è quello di attrarre i talenti in Italia e incentivare quello che viene definito come il fenomeno del “rientro dei cervelli”.

Nel corso degli anni, le disposizioni hanno finito per ampliare notevolmente la platea dei soggetti interessati dalla detassazione, apportando, di conseguenza, un notevole incremento dei costi (per un totale che supera gli 1,3 miliardi di euro).

Se inizialmente questa misura era rivolta esclusivamente ai ricercatori, a oggi invece solo il 7% dei beneficiari rientra in questa categoria. Nello specifico, su 24.450 lavoratori i ricercatori sono appena 1.800.

In questo contesto il Governo, con la Legge di Bilancio 2024, aveva annunciato già dallo scorso autunno la volontà di rivedere la normativa e tagliare in maniera decisa i costi che questa comporta. Per ottenere questo risultato, è stata ristretta la platea dei soggetti che nel corso del prossimo anno riusciranno ad accedere ai benefici fiscali. Al tempo stesso, però, i soggetti interessati acquisiranno dei vantaggi notevoli.

Difatti, i lavoratori che nel 2024 sposteranno la propria residenza in Italia otterranno una riduzione delle tasse sui redditi del 50%, per un importo massimo di 600.000 euro, contro il 30% previsto nel 2023.

Dovranno però dare dimostrazione di aver risieduto all’estero per almeno tre cicli d’imposta prima del trasferimento, oltre a dover dimostrare di essere in possesso del requisito di “elevata qualificazione” (almeno un diploma di Laurea Triennale).

I benefici resteranno in vigore per i quattro anni successivi al cambio di residenza, un compromesso raggiunto in seguito al contrasto tra il Parlamento che proponeva tre anni di validità e il Governo che ne aveva, invece, annunciati 5.

Restano dei vantaggi anche per i lavoratori che rientrano nel nostro Paese pur continuando a lavorare per la stessa azienda o lo stesso gruppo.

Tuttavia, nel primo caso dovranno aver risieduto all’estero per almeno 6 anni, nel secondo gli anni dovranno essere minimo 7.

Si tratta di una casistica interessante, in quanto comprende al suo interno anche la quota di lavoratori in smart working che, a fronte di un regime fiscale vantaggioso, potrebbero essere interessati a rientrare nel Bel Paese.

Maggiore è l’agevolazione per i lavoratori con figli, che ottengono una riduzione delle tasse fino al 60%. La stessa disposizione è prevista anche per chi ha acquistato casa in Italia nel 2023: in questo caso, la durata della detassazione sarà applicabile per 7 anni, anche se per gli ultimi tre anni si ridurrà al 50%.

A non aver trovato l’appoggio è invece la proposta del Ex-Presidente della Lazio e Senatore di Fdi Claudio Lotito, il quale richiedeva l’inserimento di disposizioni ad hoc anche per i calciatori che, a fronte di ingaggi in Italia, spostano qui la loro residenza. Una richiesta a cui si è opposto il Ministro dell’Economia Giorgetti.

Rimane, tuttavia, ancora in fase di analisi la possibilità di applicare una proroga per i contratti in scadenza nel 2024 o applicare dei crediti d’imposta.

Nel Decreto si parla anche di “Reshoring” per quanto riguarda il mondo aziendale.

Difatti, anche per le imprese che riportano la loro attività in Italia sono previsti interessati benefici: per sei anni avranno una riduzione del 50% delle tasse dell’Ires o dell’Irpef e dell’Irap.

Per le multinazionali e le imprese di grandi dimensioni è altresì previsto un ribasso del 15% della Global Minimum Tax (che proprio dal 2024 troverà la sua prima applicazione).

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