Diritti

Come si combatte la fuga dei cervelli?

Il Ministero dell’Università e della Ricerca propone 3 interventi per convincere le menti emigrate a tornare in Italia: esonero contributivo, attenzione al welfare del personale universitario, aumento degli stipendi
Credit: Kindel Media
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13 marzo 2023 Aggiornato alle 20:00

La fuga dei cervelli è il fenomeno che coinvolge (soprattutto) giovanissimi laureati e laureate che decidono di lasciare il proprio Paese per cercare fortuna altrove. Un fenomeno che ci costa ben 14 miliardi di euro l’anno.

Per questo motivo, grazie anche alle risorse del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destinate alle università e alla ricerca, sono in arrivo 3 grossi incentivi per convincere a tornare in Italia tutti i cittadini che al momento si trovano all’estero per lavoro o ricerca.

Il Ministero dell’Università e della ricerca  (attraverso il Decreto legge n.13 del 24/02)  ha già predisposto 2 delle 3 misure previste: la prima riguarda un esonero contributivo da 7.500 euro su tutti i nuovi giovani ricercatori assunti a tempo indeterminato. Il Pnrr ha già messo a disposizione 150 milioni di euro per poter assumere 20.000 ricercatori da qui al 2026.

La seconda misura, invece, riguarda il welfare del personale universitario. Questo intervento sarà rivolto alle persone che vorranno lavorare all’interno di un ateneo italiano: tutte le università statali potranno destinare una quota delle risorse che guadagnano dai progetti di ricerca europei o internazionali alla creazione di polizze sanitarie integrative a favore dei docenti e della ricerca, in misura non superiore all’1% del rimborso spese eseguito dall’istituzione ospitante. Si tratta di 60 milioni di euro e l’intenzione sembra essere quella di portare il tetto al 2%, ovvero ben 120 milioni.

Infine, il terzo intervento  che dovrebbe essere messo in atto a breve, con il prossimo decreto dedicato al Pnrr : la misura prevede un aumento degli stipendi dei ricercatori e delle ricercatrici che decidono di rientrare in Italia, guadagnando fino al 30% in più del totale. Il provvedimento sarà destinato ai vincitori e alle vincitrici di una borsa di studio dell’Ue che sceglieranno un’università nazionale per fare ricerca: saranno poi i vari atenei a stabilire la percentuale di aumento, anche in base al ruolo degli scienziati.

Intanto, il trend dei vincitori e delle vincitrici italiane di borse di studio europee risulta in crescita. Nei primi 2 anni del programma Horizon Europe,  il principale programma di finanziamento Ue per la ricerca e l’innovazione (avviato con una nuova edizione nel 2021),  l’Italia ha vinto 128 borse di studio. Ma il fenomeno dei cervelli in fuga non sembra fermarsi: dal 2013 al 2021 è aumentato del 41,8%. Basteranno questi incentivi a far tornare nel Bel paese queste brillanti menti?

A livello nazionale alcune realtà si stanno già muovendo: a Treviso è nato un nuovo centro di ricerca interamente dedicato alla valotrizzazione di giovani talenti per spronarli a rimanere in Italia; la regione Emilia Romagna, invece, ha destinato un grosso pacchetto di investimenti per contrastare il fenomeno (circa 115 milioni di euro).

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