Economia

Edilizia sanitaria: in arrivo 10 miliardi di euro in più?

La Legge di Bilancio punta a snellire la normativa per la costruzione di strutture di cura. Questo potrebbe sbloccare le risorse per permettere di riprendere le 400 opere escluse dal Pnrr in giugno
Jamie Street  
Jamie Street  
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6 dicembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Quando si parla di edilizia sanitaria, si fa riferimento a un quadro normativo che nel corso degli anni non ha subito grandi variazioni e che ha, inevitabilmente, spinto verso un progressivo immobilismo le strutture di cura in Italia.

Con l’ex Art 20 L.67, nel 1988 il Governo presentava un programma di opere e interventi pluriennali per la ristrutturazione e l’ammodernamento degli edifici sanitari appartenenti al comparto pubblico. Una normativa che metteva in campo 30.000 miliardi di lire. L’Art 5 del DL 502/1992, qualche anno dopo ha dato vita agli Accordi di Programma tra il Ministero della Salute e le Regioni con l’obiettivo di programmare e realizzare opere sanitarie in linea con le disponibilità economico finanziarie dei bilanci regionali. Una situazione che negli anni ha incrementato una forte disparità tra le varie regioni, e in particolar modo tra il Nord e il Sud del Paese.

Mentre i tempi sono cambiati e la necessità di migliorare le strutture sanitarie è diventata un’urgenza improcrastinabile, però, l’applicazione della normativa è rimasta il più delle volte incastrata all’interno di iter burocratici estremamente lunghi e farraginosi. Le conseguenze le vediamo con i nostri occhi, di fronte a un sistema sanitario in forte difficoltà: pochi posti letti, ospedali vecchi e in molti casi fatiscenti. Spesso, negli anni a impedire l’adeguato e pieno utilizzo di tutti i fondi stanziato è stata proprio la burocrazia.

Anche il Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza (Pnrr), che aveva rappresentato una speranza, alcuni mesi fa è stato rivisto con la decisione del Governo di escludere dai fondi la realizzazione di 400 nuove strutture sanitarie, ovvero circa il 20% di tutte quelle previste nel Piano. Una scelta sofferta e che ha aperto la strada a numerose critiche, ma secondo il Governo inevitabile. Mentre le disposizioni del Pnrr sono rimaste immutate, infatti, il caro energia, l’inflazione e la Guerra in Ucraina hanno modificato profondamente il contesto socio-economico non solo a livello nazionale, ma globale, rendendo indispensabile un adeguamento.

Oggi, però, la situazione potrebbe cambiare grazie a un patrimonio di 10 miliardi di euro recuperati dalla Manovra di Bilancio, che punta a snellire la burocrazia del Mexa (ovvero il sistema utilizzato nelle strutture sanitarie per valutare la fattibilità di ciascun intervento) e gli Accordi di Programma assunti con le singole regioni. Una cifra che potrebbe, dunque, permettere la realizzazione di circa 525 opere tra ospedali e case sanitarie recuperando tutte le operazioni del Pnrr precedentemente stralciate dal Governo.

La necessità è proprio quella di far ripartire il sistema sanitario troppo spesso trascurato ma che, complice anche l’inverno demografico del nostro Paese, è invece prioritario. Un sistema che per essere nuovamente valorizzato necessita di un’organizzazione adeguata in ogni fase: dalla progettazione, all’esecuzione fino alla rendicontazione tramite personale altamente qualificato e specializzato, come sottolineato dalla stessa Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali).

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