Economia

Salario: c’è un problema di immobilismo e trasparenza

L’inflazione pesa sulle famiglie italiane che, a fronte di un incremento delle spese, cercano nuovi impieghi per incrementare le proprie entrate. I dati del report Global Workforce of the future di Adecco
Credit: Igor Omilaev  

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30 novembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Nell’ultimo anno abbiamo visto i prezzi crescere in misura esponenziale rendendo la spesa al supermercato e le bollette di acqua, gas e luce sempre più salate. Dall’altro lato, gli stipendi sono rimasti pressoché immobili mettendo in difficoltà molte famiglie.

Ad evidenziarlo è il report Global Workforce of the future di Adecco, che ha coinvolto oltre 30.000 lavoratori in diversi Paesi: per far fronte all’inflazione, il 51% degli intervistati ha dovuto accettare un secondo lavoro, mentre il 35% per arrotondare il proprio stipendio ha svolto dei lavori “in nero”. La maggioranza, invece, si è messa alla ricerca di una nuova occupazione che gli garantisse un entrata più alta.

Gli stipendi rappresentano un fattore fondamentale nella scelta dell’azienda per cui lavorare, eppure in Italia spesso questo non riesce a diventare un asset chiave, ma anzi un motivo che spinge i talenti a cercare altre opportunità.

Secondo Adecco il livello di soddisfazione dei dipendenti per il proprio salario è estremamente basso, solo quattro su dieci ritengono sia adeguato, eppure è considerato dal 23% degli intervistati come un punto focale per il raggiungimento di una vita di successo. E ancora, considerando i lavoratori con l’obiettivo di cambiare lavoro entro i 12 mesi, il 45% affermava di ricercare nella nuova azienda una retribuzione migliore.

È vero, lo stipendio non è tutto: flessibilità, equilibrio tra vita privata e vita professionale e tutela del proprio benessere psicofisico hanno uguale importanza per la maggior parte dei lavoratori, i quali spesso si dicono pronti a rinunciare a salari più alti pur di ridurre lo stress e guadagnarne in salute. Tuttavia, lo stipendio è ciò che in buona parte garantisce alle persone una casa, cibo, vestiti e la possibilità di vivere una vita dignitosa.

Eppure nonostante la vita sia diventata negli ultimi mesi più difficile, i livelli di retribuzione sono rimasti più o meno gli stessi. Indeed calcola che mentre nel 2022 gli stipendi hanno visto un aumento di circa il 5%, nell’anno in corso, la crescita è stata pari a zero. Una situazione in parte legata al contesto di instabilità economica che pesa su tutti, perfino sulle imprese.

A registrare un calo sono anche le offerte di lavoro pubblicate sulla piattaforma Indeed che, pur essendo positive (+65% rispetto al pre-pandemia), sono ben lontane dai livelli di inizio anno quando la crescita era pari al 119%.

Annunci che, nel maggioranza dei casi, sono ancora ben lontani dall’attuazione della Direttiva Europea per la trasparenza salariale. Difatti, nonostante una delle principali voci che viene consultata da chi cerca lavoro è proprio la Ral prevista (Retribuzione annua lorda), in Italia è solo un azienda su sei a pubblicare lo stipendio che verrà percepito dal neo-assunto. Una percentuale che ci allontana dai Paesi vicini: in Germania è indicato nel 25% delle offerte pubblicate su Indeed, in Francia nel 36% e nel Regno Unito la quota sale al 75%.

Una scelta che, tuttavia, si dimostra fondamentale da un punto di vista legislativo in quanto garantisce una maggiore tutela e informazione per tutti i lavoratori oltre a disincentivare le disparità salariali di genere, identificando pubblicamente la Ral a prescindere dal sesso del candidato.

Un altro vantaggio? Rendere l’annuncio più appetibile per i candidati. Quest’ultimi arrivano al colloquio con un quadro più chiaro della posizione vacante e di cosa l’azienda possa loro offrire anche grazie alla possibilità di confrontare il salario proposto con la retribuzione media prevista per la medesima posizione.

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