Ambiente

Gatto selvatico: la Scozia ha un piano per salvarlo

19 esemplari sono stati rilasciati nelle foreste scozzesi di Cairngorm Mountains per scongiurarne l’estinzione. Gli scienziati si dichiarano fiduciosi
Credit: Wildcathaven.com  

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30 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

Saving Wild Cats è un programma di partnership europea dedicato al ripopolamento di gatti selvatici scozzesi, sino a ora sull’orlo dell’estinzione a causa di perdita di habitat, aumento dei predatori e allevamenti di gatti domestici.

Questi gatti selvatici, chiamati anche tigre delle Highland che sono circa il 25% più grandi dei gatti domestici, una volta erano presenti in tutta la Scozia, ma sono poi diminuiti drasticamente negli ultimi decenni.

Nel 2019 si contavano solo trenta esemplari e per oltre un decennio la Royal Zoological Society of Scotland -Rzss ha cercato di supportare il popolamento di questa specie: per la prima volta un mammifero predatore è stato reintrodotto di proposito nel Regno Unito.

Il progetto ha quattro scopi specifici: creare il primo centro di conservazione dedicato ai gatti selvatici in Gran Bretagna; implementare la popolazione di gatti selvatici in natura; rimuovere le minacce per i gatti creando aree sicure la il reinserimento della specie; lavorare con le comunità locali per capire come le persone possano beneficiare della presenza di gatti selvatici in particolare stimolando le economie locali attraverso il turismo della fauna selvatica.

Diciannove gatti selvatici sono stati rilasciati in natura, in una pineta nelle Highlands scozzesi, come prima fase del progetto per salvare la specie dall’estinzione; sono stati allevati in un parco faunistico gestito dalla Rzss che punta, entro fine progetto, all’inserimento di sessanta gatti selvatici nelle montagne del Cairngorms National Park a sud di Inverness.

Di questi gatti solo uno è morto, per un’infezione, mentre gli altri vivono nel parco faunistico monitorati ciascuno con un tag Gps, monitorati da telecamere a circuito chiuso, che permette di seguire i loro movimenti e interpretare i loro comportamenti. Il programma infatti prevede per un periodo iniziale l’apporto di cibo extra per integrare la dieta dei gatti selvatici a base di conigli, arvicole e topi.

La dottoressa Helen Senn, responsabile del progetto Rzss presso il parco faunistico, dichiara: «i gatti sono in grado di cacciare e badare da soli. Da questo punto di vista, siamo davvero felici», è una svolta fondamentale per una specie selvatica in via d’estinzione.

Anche se ora va tutto bene, è l’inverno il primo vero test di questo progetto, quando le temperature saranno più rigide e procacciarsi del cibo in modo autonomo per i gatti sarà più complesso.

La dottoressa ha anche specificato che i gatti selvatici sono l’ultimo progetto di una serie di reintroduzioni di successo di animali selvatici. Prima dei gatti infatti si sono registrati ottimi risultati con castori, aquile marine, aquile reali e scoiattoli rossi.

Secondo la dottoressa Senn «c’è un’ondata reale e positiva di sostegno per i progetti di recupero delle specie. Vedere il successo crea positività e genera speranza nelle persone».

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