Ambiente

Cop28: dopo l’arresto di Greta si teme il pugno duro contro il dissenso

Anche a Dubai sono previste proteste contro le multinazionali dell’Oil & Gas. Nonostante le promesse di una Conferenza “inclusiva”, si temono arresti e repressione degli attivisti climatici
Credit: Vuk Valcic/ZUMA Press Wire)
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18 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

Le immagini dell’arresto a Londra di Greta Thunberg hanno fatto il giro del mondo sottolineando ancora una volta l’inasprirsi dell’applicazione della legge, ma anche il pugno duro dei governi, contro chi esprime dissenso verso l’operato e gli extra profitti delle multinazionali dell’Oil & Gas, responsabili della crisi del clima.

Greta è stata è arrestata durante una protesta di ambientalisti contro l’Energy Intelligence Forum, davanti all’hotel InterContinental Park Lane dove erano riuniti i vertici dei colossi petroliferi mondiali.

Non è la prima volta che l’attivista ambientale viene fermata, era già accaduto in Scandinavia durante proteste simili, le stesse che per esempio anche in Italia da Ultima Generazione a Extinction Rebellion hanno portato a fermi, controlli e processi legati alle manifestazioni di chi si oppone alle politiche delle multinazionali di petrolio, gas e carbone, quelle che continuano a emettere, guadagnare e non investire in reali processi di decarbonizzazione.

Le immagini degli agenti di Scotland Yard che portano via la ventenne svedese, impegnata a protestare contro i “lobbisti del distruttivo settore dei combustibili fossili”, hanno però un peso specifico dato che arrivano a meno di un mese e mezzo dall’inizio della Cop28 di Dubai, Conferenza delle Parti sul clima dove la questione “fossili” ed emissioni sarà centrale, con il rischio che non venga realmente affrontata.

Gli stessi attivisti a Londra hanno puntato il dito sia contro i profitti record delle multinazionali dell’Oil and Gas, sia contro l’assegnazione della presidenza della Cop28 al sultano Ahmed Al Jaber, manager di uno dei colosso petroliferi statali degli Emirati Arabi Uniti, la Adnoc.

La presidenza della Cop28, nonostante l’escalation di proteste in tutto il mondo, ha però sempre ribadito - anche nel tentativo di avviare una vera transizione verso un futuro a trazione rinnovabile (ma non senza greggio) - di voler consentire all’interno degli Emirati l’espressione di coloro che intendono affermare il proprio dissenso sulle questioni ambientali.

Difficile capire, prima dell’inizio dei lavori, se le proteste saranno davvero consentite o se, come in Egitto alla Cop27, saranno relegate in piccoli spazi lontani dai centri decisionali, oppure permesse seppur in forma molto blanda solo all’interno dei padiglioni (che sono gestiti e considerati territorio Onu).

Come ricorda il Guardian in un recente servizio, negli ultimi mesi ci sono state più detenzioni negli Emirati nei confronti di attivisti, dissidenti politici o personalità contrarie all’operato del governo e del mondo arabo.

Joey Shea, esperto degli Emirati di Human Rights Watch, ha ricordato per esempio che nonostante le promesse «è incredibilmente pericoloso per i dissidenti, anche quelli provenienti da fuori degli Emirati Arabi Uniti, transitare attraverso Dubai perché sono soggetti alle leggi del Paese, che di fatto criminalizzano la libertà di espressione, associazione e assemblea. Gli Emirati Arabi Uniti lavorano a stretto contatto con altri alleati regionali che sono anch’essi intolleranti alla libertà di espressione e all’attivismo, quindi esiste una storia documentata di estradizione forzata di dissidenti».

Al Jaber ha però sottolineato più volte che la prossima Cop sarà un vertice “inclusivo” e che darà la possibilità alle persone e ai partecipanti di far sentire la propria voce.

Eppure in un mondo dove dall’arresto di Greta sino ai fermi in Germania, Inghilterra, Svezia, Francia di altri attivisti “no Oil” continuano le polemiche contro le multinazionali delle fonti fossili, nulla è dato per scontato.

Anzi, secondo Shea, «probabilmente ci saranno proteste alla Cop28: a questo punto, semplicemente non sappiamo come reagiranno le autorità degli Emirati Arabi Uniti tenendo conto che hanno fatto di tutto per sradicare la propria società civile nel corso di molti anni».

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